Il quesito di Vincenzo

Federico Palomba

Riporto il quesito, a me rivolto, di Vincenzo Agnusdei in tema di Giustizia e Magistratura.

Vincenzo Agnusdei:
Gentile Onorevole, lei che e' a contatto con i nostri “giustizieri” ringrazi da parte mia e dei miei colleghi la quinta sezione del tribunale di Roma, presieduta da Maria Luisa Ianniello che ha pensato bene di dare meno di 3 anni al nostro benefattore Ricucci e di mandarlo a casa con una bella faccia da indulto.
In un periodo di social card, tiro la cinghia, spendo il meno che posso e' un chiaro esempio di paese ingiusto, ipocrita e accanito sui piu' deboli.
Grazie ancora quinta sezione del tribunale di Roma. A buon rendere.

Federico Palomba:
Gentile Sig. Agnusdei,
i magistrati applicano le leggi. E’ ingiusto prendersela con i magistrati. Se vuole trovare dei responsabili per queste sentenze che tanto colpiscono l’opinione pubblica, deve risalire a quei partiti politici, di tutti gli schieramenti, che hanno fortemente voluto l’indulto. Come Lei sicuramente saprà, Italia dei Valori si è battuta in tutti i modi, sia in Parlamento che in altre sedi, per contrastare la legge sull’indulto, prevedendo, due anni fa, quello che è successo in questi giorni e che tanto la sconcerta. Come ha scritto, a suo tempo, il nostro presidente Antonio Di Pietro “…Questo clima ha trovato alimento e sbocco nell’indulto: se non si riusciva a sottrarsi in altro modo alle regole, almeno se ne evitavano le conseguenze. Compresa la concessione di un ‘bonus’ di tre anni su qualunque condanna ancora da pronunciare, che ha intasato la giustizia con processi sentiti come sostanzialmente inutili ed ha depresso magistrati, polizia, vittime e testimoni, certamente non invogliati ad istruire processi destinati a finire senza possibilità di applicare la pena”. I magistrati sono dunque anch’essi vittime di un provvedimento tanto scellerato, approvato per salvare, tra l’altro, taluni da alcuni reati legati alla “disobbedienza” e salvare altri con l’impegno di non abrogare le leggi sulla giustizia approvate dal centrodestra nella precedente legislatura. Dei poveracci che stavano in galera e per i quali anche il Papa aveva chiesto un gesto di clemenza, non gliene importava niente a nessuno. Chi ha voluto l’indulto non pensava certo a loro, ma ai faccendieri, ai corrotti, ai corruttori ed ai disobbedienti di tutte le risme, compresi diversi parlamentari. Inoltre deve considerare che, nel nostro Paese, le pene per i reati finanziari sono irrisorie e assolutamente inadeguate ai danni economici e sociali che questi reati producono. Queste pene, poi, possono essere ridotte di un terzo, spesso in base ad una semplice scelta processuale del difensore. E in tutto questo il magistrato non ha alcuna discrezionalità.

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