Fu una delle ultime e belle iniziative avviate dall’allora Console Fabrizio Lobasso e lasciate in eredità alla sua partenza da Atene: il servizio di prima consulenza psicologica e sociale per i cittadini italiani residenti nella capitale greca. Ne scriviamo perché a poco più di un anno dalla sua attivazione se ne sono perse le tracce e da buoni segugi ci piacerebbe capire che fine abbia fatto e, se possibile, avvistarlo nuovamente.
L’iniziativa partiva dall’esigenza, constata nella prassi quotidiana, di alcuni cittadini italiani in Atene ad affrontare preoccupazioni legate a situazioni familiari o di coppia, alla prassi educativa dei figli, a incomprensioni connesse all’interculturalità in ambito domestico, ad apprensioni associate al lavoro e, in genere, alle mille difficoltà cui un emigrato italiano in terra greca s’imbatte nella vita quotidiana. In queste situazioni può risultare utile l’apertura, il confronto e lo scambio con una persona che, in modo neutrale nonché professionale, possa aiutare a chiarire i termini della questione e, in tal modo, ad avviare un percorso di soluzione del problema.
Il console se n’era fatto carico individuando alcuni professionisti tra psicologi e assistenti sociali che offrissero, a titolo gratuito, la propria consulenza per un primo incontro di ascolto e chiarimento indirizzando la persona, se necessario, verso servizi che potessero adeguatamente rispondere al bisogno espresso e insieme identificato.
Dell’opportuna iniziativa e delle modalità dell’offerta era stata fatta comunicazione sul sito del consolato e, a suo tempo, su queste pagine di giornale. Il servizio era partito muovendo i primi tentennanti passi, ma certamente incominciando a raccogliere le esigenze dei nostri connazionali e avviandole verso una loro chiarificazione. Nel momento in cui una prima valutazione dell’iniziativa era stata possibile, richiedendone una miglioria nonché il suo potenziamento e rilancio, la partenza di Lobasso verso l’Italia ha fatto passare di mano questo progetto che da allora ha via via perso consistenza e visibilità. Tanto che ai professionisti resisi disponibili non è stato più chiesto il coinvolgimento e da nessuna parte più si riscontrano comunicazioni e messaggi ai potenziali destinatari del servizio.
Ci domandiamo: «Perché?». Qualcuno ha forse intuito che i nostri concittadini non hanno più bisogni in merito? Forse, in poco tempo, tutti hanno imparato a riconoscere le proprie preoccupazioni e dirimerle da soli senza il possibile affiancamento di un professionista? Non ne siamo affatto convinti. Siamo certi invece che si è deciso di riporre al buio questo lodevole tentativo di offrire un qualificato e innovativo servizio ai nostri concittadini. Li si è così privati di una risorsa preziosa ancorché gratuita in un contesto, un paese estero, in cui le istituzioni dovrebbero far sentire quanto mai la loro attiva presenza e pratica vicinanza ai propri connazionali.