Il Sole 24 Ore 27 dicembre 2014

Il Sole 24 Ore 27 dicembre 2014

Della moralità della ricchezza in tempo di crisi

Il servizio sugli straricchi a St. Moritz non è piaciuto a Laura Ravetto, ospite di Ballarò (Rai 3 – 23 dicembre) e il conduttore Massimo Giannini ha cercato di rassicurarla: “E’ ovvio che non si può criminalizzare la ricchezza; non c’era un giudizio morale… “. Intanto bisogna appurare come hanno costruito la loro ricchezza coloro che vivono nel lusso, o come l’hanno costruita i loro padri. Se la ricchezza è stata costruita sfruttando il prossimo, valgono ancora oggi le parole di Giacomo: “Ecco che il salario da voi trattenuto dei lavoratori che hanno mietuto i vostri campi, grida, e le urla dei mietitori sono giunte all’orecchio del Signore… Siete vissuti nel lusso sulla terra, vi siete dati ai piaceri: vi siete ingrassati per il giorno del macello! (Lettera di Giacomo 5, 4 – 5 ). Ma la ricchezza costruita onestamente, sempre che sia possibile, è morale? I membri di una famiglia perbene risentono tutti alla stessa maniera della crisi economica. Non è una famiglia per bene quella in cui c’è uno dei membri che vive nel lusso mentre gli altri soffrono fame e freddo. Lo stesso ragionamento si può fare per la nostra società: non è una società morale quella in cui alcuni membri vivono nel lusso e altri soffrono fame e freddo. La distinzione quindi tra ricchezza giusta e ricchezza ingiusta non si può fare sino a che esistono i poveri. L’esistenza del povero rende sempre immorale la ricchezza. Oggi la crisi economica ha accentuato nella nostra società la forbice tra ricchi e poveri, ed ha quindi accentuato l’immoralità della società. Gesù, infatti, non fece distinzioni di sorta quando disse: “Guai a voi ricchi”. Non disse: “Guai a voi ricchi disonesti”.

Miriam Della Croce

Risposta (parziale) di Domenico Rosa

Il tema si adatta al clima di questi giorni, ma la lettrice giunge a conclusioni che anche molti studiosi cattolici considererebbero precipitose. Uno di questi, il sacerdote e grande biblista Angelo Tosato, aveva osservato per esempio che la considerazione della ricchezza come intrinsecamente immorale è inaccettabile sotto il profilo pratico; sotto quello economico (perché «si procede programmaticamente all’impoverimento, all’indigenza e alla mendicità»); sotto quello individuale (perché «avvia un processo di disumanizzazione»); sotto quello sociale (perché «si intacca l’integrità della società civile»); sotto quello ecclesiale (perché «si sfigura il volto della Chiesa»); sotto quello politico (perché «si promuove il decadimento di un governo da una forma ‘retta’ a una forma ‘deviata’»); sotto il profilo religioso (perché «provoca la diffusione dell’ateismo militante»)… Non so se queste citazioni basteranno a far cambiare idea alla lettrice; se così non fosse, ella sarà libera di darsi da fare attraverso il proprio impegno per realizzare la società egualitaria e dunque fatalmente pauperista che sogna.

Mia replica

Credo che Domenico Rosa non abbia ben compreso il senso del mio scritto. Io, infatti, non ho detto che la ricchezza è intrinsecamente immorale, giacché ho scritto chiaramente: “La distinzione quindi tra ricchezza giusta e ricchezza ingiusta non si può fare sino a che esistono i poveri. L’esistenza del povero rende sempre immorale la ricchezza”. Non sogno quindi una società pauperista, ma semplicemente una società giusta le cui leggi impediscano l’esistenza dei poveri. Non bisogna eliminare la ricchezza, bisogna eliminare la povertà.

E credo che in questo senso vada interpretata anche la predicazione di Gesù che insiste molto sul tema della ricchezza: sapeva bene come nella società del suo tempo ci si arricchiva sfruttando il prossimo, e inveiva contro i ricchi e raccomandava agli apostoli di non affannarsi ad accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano…”. Sapeva bene come il denaro (mammona d’iniquità) possa rendere cieco l’uomo. Il biblista don Matteo Mioni, scrive: “La conferma pratica di questa scelta di Gesù sta in tantissimi dati storici, anche drammaticamente attuali. Basti pensare alla situazione di fame in cui versano milioni di uomini del nostro tempo: ogni giorno l’accecamento nell’uso del denaro porta, nel mondo, a una decina di “11 settembre”: 30mila, cioè dieci volte le vittime dell’11 settembre, sono infatti le persone che ogni giorno muoiono di fame, otto al secondo. Questa è la conferma che il denaro ha un gravissimo potere di disumanizzare i comportamenti umani; il denaro è davvero il primo e vero nemico di Dio” (La Libertà – Settimanale cattolico reggiano). Non è in sé immorale che un cardinale viva in un attico lussuoso con alcune monache al suo servizio (sempre che il lusso non lo accechi), ma è immorale che a poca distanza ci siano persone senza casa e senza cibo.

Il fatto è che fa comodo a molti, a troppi, affermare che la ricchezza non è immorale. Lo è, ripeto, sino a che esistono persone che muoiono di fame.

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