A pagina 149 del suo ultimo libro “Tra Cesare e Dio”, Corrado Augias scrive: “Nell’incontro con il corpo diplomatico, avvenuto ai primi di gennaio del 2014, il papa si è così espresso: «Desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell'aborto, o che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l'umanità». […]. Ma è lecito equiparare lo sfruttamento, la prostituzione e la tratta di bambini con l’aborto? E’ giusto parlare di «bambini» a proposito di aborto?”. E a pagina 150, Augias continua: “Se questa linea fosse confermata se ne potrebbe dedurre che il pensiero di Francesco non si discosta molto da quello di Giovanni Paolo II che nella Evangelium vitae (1995) equiparò l’aborto al fratricidio di Caino. Salvo attenuare poi la durezza del giudizio, forse pentito del dolore dato alle donne che avevano abortito […] : «Apritevi con fiducia al pentimento […]. Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino che ora vive nel Signore»”.
Ed ecco che cosa scrivevo, pochi giorni dopo che il papa ebbe pronunciato quel discorso.
Affaritaliani 13 gennaio 2014; Espresso.it 16 gennaio
“Aborto. Papa Francesco come Giovanni Paolo II”
Papa Francesco ha pronunciato il seguente discorso: “Desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell'aborto, o che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l'umanità”. Brutto assai, caro Papa, usare termini impropri quando si affrontano problemi così gravi. Il soggetto è il termine “bambini”: vi sono bambini che non vedono la luce, bambini utilizzati come soldati… In realtà, riguardo all’aborto, non si tratta di bambini, ma di feti, però il termine “bambini”, è di maggiore effetto. Brutto assai, caro Papa, mettere con sconcertante disinvoltura l’aborto, praticato magari per disperazione, sullo stesso piano dei bambini maltrattati e sfruttati e trattati come schiavi, dimenticando che all’origine di questi crimini c’è sempre odio, turpe interesse, disprezzo della persona, sentimenti che non possono mai essere all’origine dell’aborto. Lo stesso errore lo fece Giovanni Paolo II, quando nella Evangelium vitae, mise sullo stesso piano l'aborto e il fratricidio di Caino. Rendendosi forse un po’ conto del dolore dato alle donne che già avevano abortito, cercò di consolarle così: “Apritevi con fiducia al pentimento…Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore”.
Ora, che Augias abbia preso in esame proprio il discorso del papa preso in esame da me, mi sembra una cosa normale. Molti lo avranno fatto. Che Augias noti come Pierri che il papa non può mettere sullo stesso piano aborto e fratricidio biblico, può essere una combinazione. Può darsi che anche altri lo abbiano fatto. Può darsi. Che non è giusto usare il termine “bambino” a proposito di aborto, pure può essere una combinazione. E va bene. Ma accostare le parole di papa Francesco alle parole di Giovanni Paolo II, anche sarà una combinazione? E saltare dal paragrafo 8 (aborto come fratricidio di Caino) della Evangelium vitae, al paragrafo 99 (“Apritevi con fiducia… “), pure sarà una combinazione? E parlare di un presunto pentimento di Giovanni Paolo II, usando quasi le stesse parole, pure è una combinazione? In un altro pezzo, pubblicato su La Stampa il 9 ottobre 2006, scrivevo: “Pentito forse d'aver detto alle donne “colpevoli” di aborto d'essere omicide al pari di Caino, le consolava così… “.
Sia chiaro, a me non dispiace che Corrado Augias diffonda i mie pensieri, però non sarebbe cosa non dico doverosa ma graziosa citare la fonte quando si riportano concetti espressi da altri? Per di più che “combinazioni” analoghe si sono già ripetute in passato? Oppure è sufficiente cambiare un po’ le parole?
Renato Pierri
P.S. Se qualcun altro ha scritto le stesse cose oltre Augias e me, significa che mi sono sbagliato.