Bernadette, adulta, in convento, era relativamente saggia. Non cercava sofferenze inutili, come hanno fatto poco saggiamente alcuni santi. Riguardo ad una congregazionista di Lourdes che aveva detto: “Soffro molto, ma se non è abbastanza, che il buon Dio ne aggiunga ancora!”, Bernadette aveva osservato, a mio parere con un pizzico d’ironia: “E’ tanto generosa; io, però, non farei lo stesso. Mi contento delle sofferenze che mi sono mandate” (Processo apostolico di Nevers, 1282v). Disse Gesù: “Non vi angustiate dunque per il domani, poiché il domani avrà già le sue inquietudini. Basta a ciascun giorno la sua pena”. Certo non desiderava che alle inquietudini quotidiane, qualche buontempone aggiungesse inutili sofferenze. L’errore di Bernadette fu di credere che le sofferenze le fossero mandate da Dio. Non credette, però, come hanno fatto alcuni santi, che procurarsi spontaneamente patimenti potesse far piacere a Dio. “Figlio mio che cosa sono tutte queste bruciature? Come hai fatto a ridurti in queste condizioni?”. “Padre, poiché tu per salvarmi dall’incendio, ti sei ustionato, io per imitarti ho bruciato le mie membra con un ferro rovente”. “Figlio mio, sei ammattito o diventato completamente stupido?”. Questa scena fa capire chiaramente che l’imitazione di Cristo non consiste assolutamente nel procurarsi sofferenze inutili. Quel figlio, avrebbe imitato il padre se vedendo una persona in preda al fuoco, si fosse prodigato per salvarlo e di conseguenza avesse riportato ustioni. Ovviamente l’imitazione ci sarebbe stata anche senza ustioni.
Miriam Della Croce
