(da sx. lo scrittore Mauro Corona. Arnaldo De Porti e Giuliano Viel, titolare del ristorante “Al Borgo” di Belluno)
Mi è capitato ancora di incontrare Mauro Corona nel bellunese ed ogni volta gli incontri sono stati di natura molto “sui generis”, e per il suo stile originale di porsi di fronte al pubblico e per le tante verità intrinsecamente private che egli non disdegna di rendere pubbliche, anche con riferimento al suo passato, alla sua famiglia, alla sua vita, non sempre costellata da aspetti rosei.
Non voglio parlare dei suoi numerosi libri che ormai sono in molti ad aver letto, limitandomi di citarne alcuni come “Il Volo della martora”, “Il canto delle manère”, “Guida poco che devi bere” e, ultimissimo, se non vado errato, “La Voce degli uomini freddi”, per privilegiare la connotazio ne dell’uomo Mauro Corona, così come non voglio parlare della sua professione artistica di valido scultore del legno. Non vorrei neanche parlare del suo modo di vestire, dei suoi capelli arruffati che fuoriescono da una specie di bandana che tale non è, ma che, più verosimilmente, assomiglia ad un grande fazzoletto simile a quello che i nostri contadini si mettevano attorno al collo per assorbire il sudore quando lavoravano la campagna, facendo tirare l’aratro dai buoi…
Egli più volte ha asserito di sentirsi un…pagliaccio pubblico e che la sua produzione, anche in tale veste, ha un ottimo ritorno in termini di “schei..” per cui sarebbe da stupidi mollare. Dice che molte malelingue dicono che i suoi libri siano scritti da altri e lui, per nulla offeso, risponde che questi “altri” facciano pure e che lui va poi a prendere i soldi…
Non ha remore nel dire che gli hanno ritirato tre-quattro volte la patente in quanto l’alcol rilevato da quei “ maledetti strumenti “ in mano alla polizia della strada lo costringono a non guidare la macchina, ma lui non si dispera…anzi ribatte dicendo di non far parte del club alcolisti anonimi in
terapia di disintossicazione, ma di quelli…noti, a faccia scoperta insomma.
A questo proposito, durante la presentazione del suo ultimo libro, nell’Aula Magna dell’Istituto tecnico Colotti di Feltre, ha fatto pubblicamente presente di trovarsi a disagio vedendo sul tavolo una caraffa di succhi di frutta, sostanza che non gli facilita certo la vita rispetto all’assunzione di un sano bicchiere di vino…
Ciò nonostante, ad un mio intervento nel corso del quale gli chiedevo se scrivesse i libri facendo prima il titolo e poi il testo, o viceversa, e cosa ne pensasse di coloro che si lavano tanto la bocca parlando di “gren economy” quando non sanno neanche cosa sia la terra, egli ha risposto davvero con cognizione di causa, malgrado l’assenza di un qualcosa di alcolico – sue parole – sopra il tavolo. Ecco le risposte datemi: circa i libri, egli ha detto che opera di volta in volta a seconda dei racconti, mentre, per quanto attiene alla “gren economy” non ha fatto altro che condividere la mia opinione, dicendo che per lui, parlare di queste cose, sarebbe come sfondare una porta aperta…lanciando uno strale velenoso verso la politica, sia di destra che di sinistra..
Volevo fare anche un’altra domanda a Corona circa il suo modo di vestire, invero abbastanza strano, ma poi non ho ritenuto opportuno farlo in quella sede. Lo voglio fare ora pubblicamente sui mass-media, con la seguente domanda :
“ Caro Mauro, siccome ormai sei uno scrittore affermato, non escludendo che anche il tuo look abbia contribuito non poco a farti distinguere dagli altri scrittori, non credi che, almeno in …inverno, dovresti mettere un bel maglione di lana per proteggere dal freddo le tue braccia nude sebbene forti e sane, ed anche un berretto che, in qualche modo, possa adempiere ad una migliore funzione rispetto ad una fredda bandana da usare sotto il sole di agosto ?
Ormai, Caro Mauro, il tuo cliché di… bassa linea sartoriale ma che ha avuto grande risonanza mediatica, in aggiunta ad una certa fortuna finanziaria derivante dalla tua cospicua produzione di libri, non ti hanno mai suggerito una riconversione verso un look meno “originale” ? E che, a mio parere, sembra essere stato mutuato da quello di un Dallai Lama in erba ?
Suvvia, tu non vivi nel Tibet, ma ad Erto e Casso, e cioè nella vicina Longarone.
Ciao ed auguri
Arnaldo De Porti