Interrogazione a risposta orale
Al Ministero degli affari esteri
Per sapere, premesso che
In data 26 luglio 2013 il Ministero degli Affari Esteri ha comunicato il nuovo piano di riorganizzazione della rete diplomatico-consolare del Ministero con il conseguente elenco delle sedi oggetto di chiusura;
nello specifico, è stato evidenziato che il piano risaliva al novembre 2011 e che si è inteso avviare in questa fase la completa attuazione dello stesso, al fine di destinare gli eventuali risparmi derivanti dalle prefigurate soppressioni al finanziamento delle aperture di nuove sedi come quella dell'ambasciata in Ashgabat (Turkmenistan) e dei consolati generali di Ho Chi Minh City (Vietnam) e di Chongquing (Cina), al fine di far fronte ad una rinnovata esigenza di ridistribuzione degli interessi e delle esigenze del sistema Paese in una nuova geografia diplomatica;
il cronoprogramma della riorganizzazione, alla luce di quanto annunciato dalla Direzione generale, si articola in 3 fasi: la prima si dovrebbe concludere entro la fine di novembre 2013, la seconda entro la fine febbraio 2014 e la terza entro la fine di giugno 2014. A tale programma andrebbe ulteriormente ad accostarsi un “vero pacchetto di ri-orientamento/ristrutturazione” che comprenderà anche gli istituti scolastici e gli istituti di cultura italiani;
il suddetto piano di “riorganizzazione” prevede la chiusura di 14 sedi consolari italiane all’estero: le sedi di Sion, Neuchatel, Wettingen, Tolosa, Alessandria, Scutari, Spalato, Mons, Timisoara, Newark, Adelaide, Brisbane, Capodistria e Amsterdam, alcune delle quali rappresentano un riferimento culturale, economico e sociale insostituibile per le vaste comunità italiane di riferimento;
In questo scenario complesso e meritevole di approfondimento sarebbe stato opportuno da parte dell'Amministrazione analizzare i vari aspetti, segnatamente negativi, che deriverebbero dalla chiusura di alcune sedi, esaminando il rapporto tra costi e benefici del mantenimento rispetto alla chiusura e valutando, case by case, le criticità che la chiusura potrebbe comportare in termini di resa dei servizi consolari, sotto il profilo economico, sociale e commerciale e della qualità della promozione e della valorizzazione dell'italianità sul territorio di riferimento;
ad esempio il Consolato di Tolosa, già in passato sede ricevente di quello di Bordeaux, copre attualmente tutto il Sud-Ovest della Francia, pur rappresentando un riferimento per un ampio settore geografico, circa un terzo del territorio francese, sarà chiuso a decorrere dal 1 dicembre 2013 e le competenze amministrative dell'ufficio consolare dovrebbero essere assorbite dal Consolato Generale d'Italia a Marsiglia, che dista oltre 400 km da Tolosa, pertanto raggiungibile da questa in 4 ore di treno e in ben 6 ore di treno partendo da Bordeaux o da Poitiers. Il bacino di utenza conta circa 16400 connazionali iscritti all'Aire ed il 47% è composta da nuova emigrazione successiva al 2000 di cui il 16% è iscritti dal 2010. Infatti appare opportuno evidenziare che essendo Tolosa il primo polo europeo dell'Aeronautica civile, in quanto sede di primarie società operanti nel settore e configurandosi come primo centro spaziale, rappresenta un costante riferimento per le professionalità legate al settore aeronautico, spaziale, universitario e tecnico scientifico. In questa sede, in alternativa alla chiusura sarebbe stato auspicabile il mantenimento di un ufficio più leggero o di uno sportello consolare che permetta di mantenere invariati i servizi amministrativi resi all'utenza attuale, al fine di esorcizzare spostamenti che per alcune fasce sociali di connazionali risulterebbero impossibili da praticare;
nel caso ad esempio del Consolato di Spalato, unica sede consolare della Dalmazia, appare opportuno evidenziare che la sede dista circa 400 km dalla sede ricevente di Fiume. Rappresenta un riferimento anche per tutte le numerose isole presenti lungo la costa dalmata, dove si registra un picco di attività durante i mesi estivi nei quali vi è un turismo massiccio di nostri connazionali. Attualmente le spese di funzionamento ed i relativi canoni risultano essere alquanto irrisori, si ricorda che l'affitto dei locali ammonta a circa 20.000 euro all’anno. Piuttosto che procedere con una chiusura, con gli ovvi e deleteri riflessi che questa comporterebbe sarebbe stato auspicabile ragionare su un eventuale declassamento della sede ad Agenzia Consolare con un conseguente ridimensionamento dell' organico;
nel caso ad esempio del Consolato Generale d’Italia a Timisoara, la cui vocazione è stata di natura commerciale fin dalla sua fondazione, questo dista oltre 600 km dalla sede ricevente di Bucarest, lasciando di fatto “scoperta” un'area molto vasta, corrispondente alle 13 Provincie dell’Ovest della Romania, dove le attività commerciali e produttive italiane risultano essere particolarmente numerose, corrispondenti a circa il 40% del totale delle aziende italiane sul territorio rumeno. Anche su questo versante appare opportuno evidenziare che sarebbe stato auspicabile, ai fini della massimizzazione dei risparmi, valutare un'ipotesi di declassamento del Consolato Generale di Timisoara a Vice Consolato o un'altra ipotesi alternativa capace comunque di garantire una proficua funzionalità sul territorio e lasciando inalterata il ruolo di riferimento della struttura per un bacino di utenza importante e produttivamente significativo;
non volendo in alcun modo trascurare le criticità afferenti alle altre sedi consolari oggetto del piano di riorganizzazione del Mae, l'interrogante ha inteso focalizzare l'attenzione su alcune sedi al fine si segnalare in maniera chiara il portato in termini di qualità e quantità dei servizi e la natura degli interlocutori delle singole sedi, sottolineando l'evidente danno che la chiusura, in assenza di una ragionata alternativa, potrebbe recare;
a quanto risulta all'interrogante l'amministrazione, facendo riferimento alla riorganizzazione come un progetto definito già nel 2011, trascura quanto emerso nell'aprile 2012 dalla commissione incaricata di produrre la spending review sul versante “esteri”, che si è avvalsa di elementi informativi sul bilancio del Ministero, sulle sue risorse umane e strutturali, effettuando anche un'analisi comparata con analoghi dati riguardanti i principali partner europei. Tale commissione ha ritenuto, come evidenziato nella relazione conclusiva dell'aprile 2012, “La rete diplomatico-consolare e gli Istituti di Cultura una risorsa preziosa per la protezione e la proiezione globale dei nostri interessi politici, economici, culturali-linguistici” ed ha delineato una serie di precetti sui quali strutturare il riorientamento della stessa secondo dinamiche diverse rispetto a quanto già definito nel 2011;
alle evidenze della commissione sulla spending review si aggiunge l'impegno del Ministro degli affari esteri pro tempore per una moratoria sulla chiusura di ulteriori sedi della rete estera, attraverso atti di sindacato ispettivo e atti di indirizzo presentati e discussi tra il 2011 ed il 2012 presso entrambi i rami del Parlamento: impegni che, stando alle suddette decisioni, risultano esplicitamente disattesi e che erano stati anche legittimati da una presunta inconsistenza economica eventualmente derivante dalla chiusura delle sedi;
la relazione della commissione, tra l'altro, ha evidenziato l'esigenza di rafforzamento della presenza diplomatica in quelle aree geografiche dove aumenta la presenza di nostri connazionali e dove aumentano gli interessi italiani e modulata nelle aree dove tali interessi e la nostra presenza sono in diminuzione: alla luce di tali indicazioni appare opportuno evidenziare come già riferito con riguardo ad alcune delle sedi richiamate a titolo di esempio, molte delle sedi oggetto delle annunciate chiusure sono meta di nuovi flussi migratori;
in occasione dell'audizione in Commissione esteri al Senato, il Viceministro Marta Dassù ha evidenziato la volontà dell'amministrazione “di aprire una discussione seria con il Parlamento su come attuare questo processo (di riorganizzazione della rete estera), tenendo conto dell’obiettivo principale: ci serve una rete diplomatica per il mondo di oggi, non per l’Italia di ieri”, ma – malgrado questa condivisibile ed auspicabile ipotesi di apertura e di confronto istituzionale, al momento risulta all'interrogante che siano già – materialmente – avviate le chiusure attraverso la disdetta dei contratti di locazione di alcune sedi;
pur comprendendo le non trascurabili esigenze di riorganizzazione della rete estera del Ministero, soprattutto alla luce di una ridistribuzione degli interessi e delle esigenze del sistema Paese in una nuova geografia diplomatica, appare opportuno sottolineare che le stesse dovrebbero attuarsi secondo modalità e dinamiche che siano per prima cosa rispondenti alle risultanze di un processo di valutazione delle singole sedi, oltre che armoniche con quanto finora definito e predisposto dall'amministrazione nonché con le esigenze di confronto istituzionale, che dovrebbero sottendere dinamiche di tale natura;
infatti, volendo configurare il suddetto progetto di “riorganizzazione-chiusura” della rete consolare come espressione diretta dello spirito della spending review amministrativa, sarebbe stato prioritario per il Mae presentare alle Camere le relazioni tecniche, correlate da bilanci e prospetti funzionali di ciascuna delle sedi oggetto di chiusura, riportanti, dunque, i valori in negativo tali da giustificare e legittimare la soppressione di sedi ritenute “antieconomiche”, al fine di esorcizzare ogni eventuale teorizzazione circa il carattere “arbitrario” e discrezionale del progetto stesso;
quali sono le motivazioni, economiche o funzionali, che hanno condotto all'individuazione delle 14 sedi consolari oggetto di chiusura, se si intende rendere un'informativa alle Camere in merito alle suddette motivazioni e in che modo si intende dar seguito all'auspicio del Viceministro Dassù di aprire una discussione seria con il parlamento su come attuare il processo di riorganizzazione della rete estera.
Aldo Di Biagio