HA VINTO ILBUON SENSO

Il varo, se pur tribolato, della XVII Legislatura è il primo dei segnali giusti che speriamo emergano durante il secondo settennato di Napolitano. L’auspica, soprattutto, il Popolo italiano. Il Governo è nella sua completezza. Non è un Esecutivo d’emergenza e, come tale, lo vogliamo considerare. Ma, di là da ogni ragionevole considerazione politica, ci preme d’esporre alcune considerazioni d’ordine socio/economico che riteniamo assai interessanti; anche perché è stata una democratica manifestazione politico/parlamentare a dare la fiducia alla Squadra di Letta. Con un criterio che è andato oltre una legge elettorale becera, Destra, Centro e Sinistra hanno siglato un “patto” comune nel superiore interesse del Paese. La fiducia sulle decisioni governative, però, non sarà sempre scontata; ma adeguata a parametri accettabili anche da chi non avrebbe voluto “starci”. Senza futuro, almeno nell’immediato, resta solo il M5S che è stato accantonato da una manovra d’accerchiamento proprio da chi doveva essere estromesso delle aule parlamentari. In politica, come da sempre, le cose vanno con la logica degli”assestamenti”. Così è stato. Meglio che il caos istituzionale. Il buon senso di chi è stato eletto in Parlamento, ha vinto nei confronti di chi avrebbe voluto smantellare, da subito, un sistema che è nato con la Repubblica. Tenuto conto che la realtà politica è anche correlata al tentativo di una ripresa economica, ogni altra considerazione passa, necessariamente, in seconda linea. E’ maturato il tempo dei fatti e delle poche parole. Conosciamo i sacrifici che c’aspettano; ora gradiremmo conoscere il rovescio della medaglia. Cioè quali prospettive di ripresa potranno essere varate senza rimettere le mani nelle tasche degli italiani. Anche se in modo non plateale, si respira un’aria di rinnovamento; anche nella rappresentatività. Le frange politiche inutili andranno a crollare naturalmente. Chi, invece, s’è ravveduto avrà da gestire le sorti di un Paese che è al lumicino. Senza ombra di smentita, la politica dovrebbe trovare nuovi motivi di dialogo e di contatto. Perché un Parlamento “diviso” non può garantire un Governo”forte”. Il primo a prenderne atto è stato il Capo dello Stato. Poi Letta e Collaboratori. La “fiducia” più che essere formalmente richiesta, è stata ampiamente ricevuta. Chi è stato tagliato fuori, lo ha voluto. I “ricatti” di Poltrona sono finiti con la Seconda Repubblica. Ora stiamo tornando alle origini. A noi va bene così. Nei prossimi mesi, tutti importanti, il Governo prenderà decisioni fondamentali per il futuro prossimo della Penisola. Dopo tanto “scuro”, ora s’intravede la “luce”. Il tempo per affrontare la delicata realtà nazionale ora c’è. Restano da rafforzare le condizioni per un franco dialogo anche sul fronte della produttività e delle riforme. Per produrre lavoro, servono gli investimenti e questi dipendono dalle garanzie che Letta potrà offrire per sanare, prima di tutto, la cosa pubblica. Saranno gli sprechi ad essere eliminati, insieme alle agevolazioni ed ai privilegi di casta. L’Esecutivo deve farsi garante dell’auspicata svolta. Intanto, con onesta pace dei più, è il buon senso che ha vinto.

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