Massimo Cacciari, Arnaldo De Porti moderatore a dx e don Domenico Cassol a sx, già direttore della Scuola socio-politica di Belluno-Feltre (immagine di rep)
«La vera sciagura adesso sarebbe riconsegnare il Paese a Berlusconi. Non possiamo permettercelo, siamo a un passo dalla catastrofe definitiva, occorre ripartire. Il Pd finora le ha sbagliate tutte. Adesso deve avere un po’ di coraggio, giocarsi bene la partita decisiva, quella del Presidente della Repubblica. Hanno i voti per nominare Prodi, o chi vogliono loro, tengano duro. Perché sarà il nuovo Presidente che darà l’incarico per il nuovo governo».
Così ha detto ieri Massimo Cacciari, mio ex sindaco, in alcuni giornali. Il guaio è che un discorso della specie io lo faccio da quando Berlusconi è sceso nel “famoso” campo, incontrando forti critiche dalla stramaggioranza delle persone che lo conoscevano bene, in particolare Indro Montanelli che, apertamente e molto onestamente, affermava che questo soggetto politico si metteva in politica solo per mettere in regola i suoi affari personali evitando guai giudiziari.
Ma se, a 20 anni di distanza, gli Italiani non l’hanno ancora capita, ciò sta a significare che c’è qualcosa che non funziona e che nemmeno la fame li fa ragionare. Ed allora ?
Mi rendo poi sempre più consapevole sul fatto che oggi Grillo sta bluffando, essendo terrorizzato dal ritorno alle urne (contrariamente a quanto pensavo qualche giorno fa quando dicevo che egli non aspetta altro che un inciucio Pd-Pdl per poter alzare la voce ed i voti).
Ora bisogna mandare a casa Berlusconi perché continuare con quest’uomo significa arrivare ad un punto di non ritorno: esattamente come abbiamo avuto modo di constatare in questo triste ventennio.
Oggi esistono le condizioni per farlo, ma se non lo facciamo sarà perché gli Italiani sono più inclini al masochismo politico che all’interesse dello loro famiglie. Oltre a quello personale.
Altre parole non le ho, in quanto le ho spese tutte in migliaia e migliaia di pagine da 20 anni a questa parte.
Sarò ciò che Dio vorrà.
ARNALDO DE PORTI