MA QUANDO POTREMMO VIVERE IN UN PAESE NORMALE ?

NON SARA’ CHE, IN ITALIA, SI DEBBA METTERE TUTTO IN DISCUSSIONE ALLA GRILLO ?

Negli ultimi quindici-venti anni ho ogni giorno avvertito sulla viva pelle un disagio riconducibile

all’impossibilità di vivere come sarebbe richiesto non solo dalla fisiologia umana, ma anche e soprattutto dall’apporto di una preparata organizzazione socio-politica che, in qualche modo, avrebbe dovuto e dovrebbe rendere meno problematica la nostra esistenza, realtà che invece, nel nostro Paese, è diventata mera utopia.

Per quanto ovvio a dirsi, il primo aspetto è senz’altro conseguenza del secondo: per dirla in breve, il vivere in questo paese ove non esiste la normalità, provoca disturbi a livello psico-fisico: basta interpellare uno psicologo per averne conferma.

Ora, almeno in base alle mie sensazioni, mi pare che l’Italia abbia raggiunto il top di questo disagio, riversandone le conseguenze su ogni cittadino. In misura diversa a seconda della collocazione sociale: i ricchi si salvano, i poveri muoiono, dapprima socialmente, poi fisiologicamente.

Non voglio parlare dei “leader” politici che, in questi giorni, stanno facendo campagna elettorale in quanto verrei assalito da tanta miseria (fatta salva qualche rara eccezione per qualcuno di loro), ma non posso non pensare al Capo dello Stato che, in questi giorni, sta vivendo una situazione di tale e complicata congiuntura da trasmettere, persino lui, un senso di insicurezza istituzionale.

Manca ancora una settimana al voto e mi par di poter dire, con cognizione di causa, che il vero problema non sarà risolto in quanto i faccendieri della politica hanno già messo in sicurezza i loro ambiti..ambìti.

Tutto ciò mi determina un transfert a quando lavoravo nella vicina confederazione elvetica. E voglio dire il perché, anche se sarà di difficile ricezione per chi non ha soggiornato in Isvizzera.

Avverto anche ora, che manco da oltre mezzo secolo da questo paese, una grande e sostanziale differenza con l’Italia. Lì, l’operatore ecologico, (lo spazzino si chiamava una volta), aveva lo stesso rispetto di un esponente del consiglio federale o altro, al punto che ciascuno si salutava con cordialità e soprattutto nel rispetto di una vera e propria parità sociale.

Questa differenza, come detto dianzi, me la porto ancora appresso e, proprio per questo, guardando le cose di casa nostra, mi prende una sorta di amarezza dalla quale, almeno con questi chiari di luna, per l’Italia sarà davvero difficile diventare un paese normale.

Interrogativo finale : “ Come possiamo pensare che le cose si sistemino se, a qualche giorno dalle elezioni, tutti sono l’un contro l’altro armato ? E che i numeri, almeno quelli percepibili, non depongono certo verso un minimo di collaborazione con i Grillo, gli Ingroia, i Monti, i Berlusconi e quant’altro ? E che, quand’anche ciò fosse possibile, con Bersani-Vendola e chi ci sta… l’ingovernabilità sarebbe certa comunque ?

Non resterà da credere proprio a Grillo secondo il quale è necessario spazzare via tutto e tutti, se vuoi accettando modalità di altri tempi, per ridiventare normali ?

Stiamo da un po’ di tempo guazzando fra le oligarchie berlusconiche e tante piccole anarchie, in primis quella “importante” di Grillo ed è chiaro che, ad un certo momento, potrebbe materializzarsi un sistema che – ahimè – in Italia ha ancora molti eredi. Con manganelli e spranghe sempre efficiente negli armadi ?

A chi dare il voto ? Io non lo darò certo per convinzione, ma per chi, almeno a naso, mi sembra possa fare meno danni.

A buon intenditor.

ARNALDO DE PORTI

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