Rinnovare la classe dirigente è una impellenza e per questo necessaria. Ma non può proporsi all’improvviso sostituendo tutti i veterani in un colpo solo. Sarebbe da incoscienti oltre che da masochisti. Certo che, occupare un dicastero da parte di chi non ha esperienze in questo senso neanche “adiacenti”, rappresentare un governo dalla poltrona della presidenza del consiglio da un momento all’altro, significherebbe cominciare da Adamo ed Eva a partire dalla conoscenza logistica dei servizi igienici. Se una colpa è da imputare al PD è la disattenzione passata per la formazione in previsione di un ricambio generazionale ai vertici delle istituzioni. Una panchina avara di ricambi perché la scuola stessa non è stata mai istituita in tal senso. Scuola soppiantata da un concetto di militanza sorpassato e superato dallo stesso Bersani perché dichiara che si rivolgerà ai cittadini comuni ed alle liste civiche quando si tratterà di stilare la squadra dei candidati. Quindi Pier Luigi rappresenta il giusto passaggio da una storia all’altra senza azzardi. Saprà, anzi, dovrà rendersi interprete dei progressi in atto nel paese e tra i cittadini, nel modo di comunicare, di protestare e proporre. Prendendo per oro colato le sue promesse, egli rappresenta la giusta sintesi che traghetterà l’esperienza nel rinnovamento approntando ogni precauzione possibile per evitare scosse e danni ulteriori.