Residenza all’estero dei candidati: proposte

Gian Luigi Ferretti (Coordinatore Maie Europa) – Siamo entrati in clima elettorale e puntuale è ritornato il discorso sulle residenze di chi si pensa vorrà candidarsi. A parte che fra i “sospettati” c'è anche chi non ci pensa neppure pur essendo impegnato nelle politiche degli italiani nel mondo, se davvero il problema è così sentito, ci sarebbe ancora tempo perché gli eletti all'estero possano, tutti insieme, fare passare un piccolissimo emendamento all'art. 8 della Legge Tremaglia. Oggi è sufficiente che, al momento della presentazione della candidatura, possa essere esibito un certificato di iscrizione all'AIRE, anche se l'iscrizione fosse avvenuta il giorno prima. L'emendamento potrebbe essere quello in corsivo: i candidati devono essere residenti ed elettori nella relativa ripartizione da tot anni.

C'è chi dice uno, chi dice tre, chi dice cinque e chi addirittura dice anni. Si potrebbe mettere 5 anni anche per non penalizzare troppo i nuovi emigrati.

Poi – siccome la residenza è per legge il luogo dove uno ha i propri interessi prevalenti – nel Regolamento di attuazione della legge si potrebbe richiedere anche un attestato del Fisco del Paese di residenza perché se uno è residente per davvero – e non solo ha evitato di cancellare la residenza estera pur essendo ritornato a lavorare e vivere in Italia – pagherà pure le tasse, no?

Come avevo preannunciato ad un signore rispondendo ad una serie di sue domande, propongo che, qualora i parlamentari eletti all'estero non riescano neppure a fare approvare queste modifiche, le forze politiche si impegnino comunque moralmente a scegliere candidati che rispondano esattamente alle condizioni di residenza da almeno 5 anni e di contribuzione fiscale nonché a rendere nota la documentazione.

Come nota finale, la serie di domande cui accennavo mi è stata fatta pubblicamente qualche giorno fa ed io ho pazientemente ho risposto subito punto per punto. Però l'interrogante non solo non ha ritenuto di rendere pubbliche le mie risposte, ma vedo che oggi – come se niente fosse – mi rifà le stesse domande. Ognuno ha il suo stile.

Gian Liugi Feretti

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