Anch’io sono contro l’aborto, ma non contro l’aborto necessario

Tristezza e rabbia, dopo aver letto l’articolo di Adriano Sofri, su La Repubblica del 24 maggio: “Quando tutti i medici sono obiettori di coscienza”. Sempre più difficile abortire, per le donne in Italia. E perché proprio in Italia? Perché in Italia c’è il Vaticano, e si sa, la gerarchia ecclesiastica è contro l’aborto. Anch’io sono contro l'aborto, ma non contro l'aborto necessario. E nessuno può negare che esistono casi in cui portare avanti per forza una gravidanza, significa compromettere la salute e la libertà di una persona. Una donna non è una lavatrice che, una volta programmata, e carica d'acqua e sapone, deve in qualche modo portare a termine il suo ciclo. Si può obiettare che nel grembo della donna c'è un essere in via di sviluppo, e non acqua e sapone. Ma è necessario scegliere il male minore. Un caso esemplare è la gravidanza a seguito di stupro, soprattutto se si tratta di una ragazza minorenne, o addirittura di una bambina. In questo caso la salute psichica e fisica della bambina è una priorità assoluta. Ma non si pensi solo alla violenza da parte di un estraneo, spesso le donne subiscono violenza anche dall’amato consorte. Esistono casi in cui si ricorre all'aborto per senso di responsabilità, ed anche per amore, qualora il feto sia portatore di gravissime malattie. E' ingiusto che una donna, come qualsiasi animale, possa concepire un figlio a prescindere dalla sua volontà, ma la natura non conosce la giustizia. Ed è giusto che un essere umano, a differenza di un animale, venga al mondo perché desiderato. E’ così. La natura non conosce la giustizia. Alle volte gli uomini della Chiesa seguono la natura anziché seguire Cristo.
Elisa Merlo

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