Ponte pasquale. Sicurezza stradale: gli ultimi dati dell’ISS rilevati dal Sistema Ulisse pubblicati il 29 marzo scorso, pur sottolineando un miglioramento nell’attenzione alla guida e per i passeggeri ci dovrebbero invitare comunque a un innalzamento dell’uso degli apparati di sicurezza, in particolare casco, cinture e dei nuovi dispositivi che dovrebbero essere obbligatori per legge
Periodo pasquale e periodo di esodi dei vacanzieri. L’Italia è percorsa in lungo e in largo a cavallo tra la Pasqua e la Pasquetta da milioni di autovetture mentre non sempre gli automobilisti e i loro passeggeri si adoperano per la propria sicurezza, almeno per quanto è dato conoscere da quanto rilevato dal Sistema Ulisse. Tale apparato da quasi dodici anni ha avviato un vero e proprio monitoraggio su tutto il territorio italiano sull’uso dei sistemi di sicurezza sugli autoveicoli ed in particolare delle cinture e del casco.
Ulisse, in vigore dal dicembre 2000 è gestito, sulla base di una convenzione tra Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e Istituto Superiore di Sanità, che realizza le attività di sorveglianza nelle diverse regioni italiane in collaborazione con gli operatori del sistema sanitario e dei trasporti sulla base di procedure e metodi di rilevamento definitivamente validati, ponendo a disposizione dati periodici e aggiornati sulle prevalenze d’uso dei dispositivi da parte degli utenti della strada.
Si può leggere sul sito dell’ISS che “le rilevazioni sono relative all'uso appropriato, cioè allacciato, del casco su moto o ciclomotore e delle cinture di sicurezza da parte dei conducenti e dei passeggeri trasportati anteriormente. Le osservazioni vengono effettuate normalmente ogni mese su differenti tipologie stradali, principalmente strade extraurbane (statali, regionali, provinciali, comunali) e strade urbane. In quest'ultimo caso – che rappresenta la tipologia attualmente più presidiata – le rilevazioni riguardano sia le aree urbane centrali che quelle periferiche” .
I dati riguardano anche i campioni per sesso, fasce d'età o tipologia dei conducenti (veicoli professionali, taxi, ecc.) e hanno attivato a livello sperimentale, anche il monitoraggio sull'uso delle cinture di sicurezza sui sedili posteriori del veicolo (stimato dal sistema Ulisse attorno al 10%), l’uso dei cellulari alla guida (circa 9%) e sull’uso delle luci diurne (80% in zona extraurbana).
Per quanto riguarda l’uso delle cinture, gli ultimi dati, che riguardano il biennio 2009-2011, dimostrano che nelle aree urbane meno del 64% degli utenti le utilizza, con differenziazioni comportamentali a seconda delle diverse aree geografiche del Paese: il 77,5% al Nord, il 66,5% nelle regioni centrali e il 44,9% in quelle dell’Italia meridionale e insulare.
Vi è da sottolineare, però che nell’arco dell’ultimo decennio l’uso delle cinture di sicurezza è notevolmente cresciuto attestandosi ad una percentuale di + 35 %. Si pensi che all’inizio delle rilevazioni del Sistema Ulisse, e quindi nel 2000 era solo il 29,4% ad indossare le cinture. L’introduzione della patente a punti nel 2003 ha fatto registrare un’impennata nell’attenzione degli automobilisti con percentuali d’uso che erano schizzate sino al 70,7% per poi decrescere negli anni successivi fino al dato attuale pari precisamente al 63,8%.
Più riguardo per l’uso delle cinture di sicurezza si è osservato sulle strade extraurbane con valori più elevati del 5-10 % in più rispetto all’utilizzo in città ed a seconda delle varie regioni.
Per quanto riguarda l’uso del casco il Sistema Ulisse ha specificato che nel Nostro Paese sulle strade urbane si è registrata una prevalenza d’uso di questo dispositivo attorno al 90%, per la precisione pari all’89,8%. Marcate ma meno che per le cinture, le differenze fra varie aree geografiche con un 99,9%, quindi quasi prossimo all’utilizzo generale nel Nord, il 93,1% nelle regioni centrali e il 76,6% nel meridione e nelle isole.
I valori rilevati, riguardano l’uso del casco sulle due ruote motorizzate (motocicli e ciclomotori) da parte dei conducenti e di eventuali trasportati e si riferiscono in particolare alle osservazioni compiute durante tutto l’arco della giornata nelle zone centrali delle aree urbane monitorate dal Sistema, essenzialmente i capoluoghi di provincia.
In questo caso, però le percentuali d'uso del casco individuate negli ultimi anni non sono molto differenti da quelle rilevate all’inizio del millennio. Ciò perché la normativa che introduceva l’obbligo del casco di cui alla legge 472/1999 aveva già prodotto nei primi mesi del 2000 un innalzamento significativo delle prevalenze d’uso di questo tipo di protezione. Prima dell’entrata in vigore delle nuove norme l’uso del dispositivo costituiva praticamente una rarità. Basti pensare, infatti, che in virtù dei dati in possesso dell’Istituto Superiore di Sanità prima dell’introduzione dell’obbligo del casco nel 1986, da cui restavano esclusi i ciclomotoristi maggiorenni, l’uso dello stesso si riferiva solo al 4% degli utenti su ciclomotore e il 15% in moto.
Infine, secondo quanto rilevato da ULISSE, a differenza di quanto avviene per le cinture di sicurezza, l’uso del copricapo protettivo presenta una situazione a macchia di leopardo a livello locale dove le differenze possono essere anche molto consistenti, nello stesso territorio provinciale, da punto a punto e, nella stessa città, da quartiere a quartiere.
Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che ritiene imprescindibile quanto sostenuto dall’ISS secondo cui “in termini di costi-benefici, incrementare l’uso dei dispositivi di sicurezza costituisce una delle azioni di prevenzione più importanti e meno costose da attuare nel breve termine, anche in funzione del raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle vittime della strada fissati a livello europeo e nazionale”, sottolinea la necessità che lo Stato continui ad effettuare campagne d’incentivazione all’uso dei dispositivi di sicurezza già in uso e a favorire l’introduzione obbligatoria di altri già esistenti ma non ancora previsti per legge.
A tal uopo, Giovanni D’Agata plaude all’iniziativa promossa da l’ISS e dalla Polizia Stradale che hanno avviato il progetto ST.E.P. sull’uso e l’efficacia del dispositivo paraschiena per motociclisti e ciclomotoristi, che si caratterizza come ideale espansione del perimetro di monitoraggio operato dal sistema Ulisse. Il progetto, che è partito nel dicembre 2011, per quanto è dato sapere, sta già raccogliendo i primi dati che permetteranno di fornire una stima indicativa sull’uso del paraschiena e sulla sua efficacia nella prevenzione dei traumi spinali.
Lecce, 09 aprile 2012
Giovanni D’AGATA