Egregio Professor Monti,
nutro grande stima per Lei in considerazione dell’ impegno da Lei profuso, in Italia ed all’estero, in favore dell’unificazione europea con un contributo di attività e di idee che ha recato lustro al nostro Paese.
Sono tuttavia sconcertato, in particolare ed innanzitutto, da quanto da Lei affermato circa il ruolo dell’Italia nell’attuale crisi: “ruolo cruciale come fonte di problemi”; Italia come “possibile fattore scatenante di una crisi nell’eurozona di dimensioni non ancora sperimentate e forse non fronteggiabili” con possibili “gravi conseguenze” non solo per l’Europa, ma anche per il mondo.
Inoltre, Lei afferma, “in Europa e negli Stati Uniti…….si identifica proprio nell’Italia il possibile fattore scatenante della crisi dell’eurozona” delle dimensioni di cui sopra.
Infine, l’invito alla maggioranza di governo a prendere “maggiore consapevolezza della realtà internazionale che rischia…di trasformare l’Italia da Stato fondatore in Stato affondatore dell’Unione europea, di rendere ancora piu’ precario il futuro e la stessa dignità dei giovani italiani”.
Ora le debolezze dell’Italia sono ultranote. In breve: l’enorme debito pubblico, il basso tasso di crescita dell’economia, il piu’ basso tasso di occupazione generale, e di quella femminile, tra i Paesi avanzati, la piaga della disoccupazione giovanile, lo stato e i tempi della giustizia, il ritardo del Meridione, le inadeguate risorse per l’innovazione, le carenze infrastrutturali, i bloccaggi corporativi (dai sindacati alla…Confindustria) dati sulle cui cause vi è ormai una analisi piuttosto condivisa.
Penso tuttavia che dovrebbero essere altresi’ ricordati i lati positivi, come pure quelli non negativi: il debito pubblico è enorme, ma è patrimonialmente garantito ed inoltre Bankitalia ha segnalato che in settembre esso è calato di dieci miliardi rispetto ad agosto, scendendo sotto il limite (altissimo) dei 1.900 miliardi; l’Italia è in grado di pagare i pur alti interessi; il deficit di bilancio è di molto inferiore a quello della Francia e si avvia verso l’azzeramento nel 2013 per effetto dell’ultima manovra finanziaria; la disoccupazione è all’8% circa, inferiore a quella francese, per non parlare di quella spagnola che si aggira intorno al 21%; si è registrata una differenza positiva tra entrate ed uscite dello Stato, al netto degli interessi da pagare, di tutto rispetto; le entrate tributarie sono aumentate, secondo il Tesoro, del 2,4% rispetto ai corrispondenti primi otto mesi del 2010; il risparmio privato, pur in calo, resta elevato e costituisce un elemento molto significativo della situazione economica, soprattutto se lo si paragona con l’altissimo indebitamento privato in Spagna ed in Gran Bretagna; pur risultando, dal Rapporto annuale sulla competitività della Commissione europea, come la meno “business friendly” in Europa, l’Italia, meglio, le aziende italiane sono riuscite nell’incredibile performance di battere tutte le altre economie nel tasso di sviluppo delle esportazioni: “secondo dati dell’OMC, infatti, rispetto al secondo trimestre 2010 le esportazioni italiane sono quelle aumentate di piu' (+29% con dati espressi in dollari) non solo nel G7 ( con la Germania seconda a +26% e il Giappone ultimo a +4%), ma anche in confronto agli altri due maggiori esportatori mondiali (con la Cina a +22% e la Corea del Sud a+19% (“Sole 24 0re” del 15/10/11, pag. 23, che aggiunge pure che “da due trimestri consecutivi le nostre esportazioni crescono piu’ di quelle della Germania”).
Non si puo’ certo festeggiare, ma, come riporta lo stesso “Sole” innanzi citato, che pure stigmatizza le “colpe della cattiva politica” nella perdita di credibilità dell’Italia, “per la sottolineatura dei nostri buoni fondamentali dobbiamo ormai affidarci agli stranieri, come ha fatto due giorni orsono sul “Financial Times” Erik Nielsen (noto ex capo economista per l’Europa di Goldman Sachs e da settembre capo economista globale di Unicredit), il quale ha provocatoriamente affermato che “il debito declassato dell’Italia è una scommessa migliore della tripla A britannica””.
E qui si impone uno sguardo anche sugli altri principali Paesi partners e concorrenti per un indispensabile confronto che, solo, puo’ mettere in luce i pericoli reali che provengono dai singoli Stati e le responsabilità passate e presenti di questi ultimi nella crisi finanziaria attuale. In sostanza è veramente l’Italia la maggiore colpevole e la pietra dello scandalo che Lei descrive? Vediamo.
Consideriamo innanzitutto la Germania che è il colosso economico ed industriale ben noto e che è l’immagine stessa della serietà e credibilità. Eppure, secondo Massimo Mucchetti (“Corriere” del 7 settembre scorso, pag. 35), da 16 anni questo grande Paese non include nel suo debito pubblico la bellezza di ben 428 miliardi di Euro e cioè le passività del Kreditanstalt für Wiederbau (KfW): se li conteggiasse, come sarebbe corretto fare e come fa l’Italia con la parte del debito della Cassa depositi e prestiti (Cdp) coperta da garanzia pubblica, il debito pubblico tedesco salirebbe da 2.076 miliardi a 2.504 e la sua incidenza sul prodotto interno lordo 2011 balzerebbe dall’80% al 97,4%!
Poi, c’è il problema degli assets del sistema bancario tedesco, che sono impiegati in derivati ed attività speculative: per la sola Deutsche Bank si parla di oltre mille miliardi! Ma si puo’ lasciar eventualmente fallire un tale colosso? E chi dovrebbe intervenire per il salvataggio?
Questo problema riguarda anche la Francia, da poco reduce dal salvataggio della banca franco-belga Dexia, costato 4 miliardi di investimenti azionari e 90 miliardi di garanzie, forniti al 35% dalla Francia stessa: qui la sola Société Générale ha circa 450 miliardi di impieghi in derivati e attività a forte rischio. Secondo il “Sole 24 Ore” del 16 ottobre scorso, se le tre principali banche francesi dovessero aver bisogno dello stesso tipo di aiuto, questo costerebbe al governo francese 36 miliardi di investimenti in capitale di rischio e 820 miliardi di garanzie. Aggiungendo queste garanzie al debito corrente, la Francia reggiungerebbe un debito pubblico pari al 133% (peggio del nostro)! Ed in piu’, come già visto, questo Paese ha un deficit di bilancio molto superiore a quello italiano ed anche un tasso di disoccupazione piu’ alto.
Ecco un tipico esempio di “magagne” dei sistemi finanziari dei Paesi a tripla A ed ecco perchè Sarkozy e Merkel vorrebbero trasformare il Fondo salva Stati (EFSF) in un fondo (anche) salva banche: a cominciare dalle loro. (“Il Tempo” del 12/10/11, pag.7, articolo di “Marlowe”).
Ora, caro Professore, se teniamo conto anche della gravissima situazione finanziaria, sociale ed economica della Spagna, ed altresi’ del Regno Unito e degli stessi Stati Uniti, Le sembra normale che proprio i Suoi interlocutori dei citati Paesi considerino l’Italia la massima pietra dello scandalo e la fonte di tutti i pericoli? E che in piu’ vengano presi sul serio? Almeno dal punto di vista della tenuta dei conti, non temiamo confronti, anche se ancora molto resta da fare per la crescita, che è essenziale. Che senso ha, se non quello masochistico, il catastrofismo imperante in Italia ad opera delle opposizioni e degli opinionisti della “grande stampa”, eccezion fatta per i rari articoli, in parte citati, che non riescono purtroppo a squarciare la cappa del pensiero unico declinista, di cui si fanno eco i corrispondenti esteri (e come potrebbe essere altrimenti?).
E’ imperativo reagire ai tentativi di stravolgere la realtà. A coloro che osano, con insopportabile sussiego e sufficienza, dipingere l’Italia come “affossatrice dell’Euro” e del mondo intero, si potrebbe, urbanamente e fermamente, ricordare che all’origine della drammatica crisi ancora in corso non sta affatto il nostro Paese, pur con le sue gravi carenze, o il Governo in carica o il Premier, bensi’ quei Paesi, già citati, USA in primis, che hanno addirittura “inventato” il credito facile e (fatto ricorso folle a) quei prodotti “derivati” che hanno avvelenato i pozzi dei loro stessi sistemi finanziari e bancari, oltre a quelli di mezzo mondo. Per non parlare poi delle “bolle immobiliari” americane e spagnole.
Il bello poi, sul piano interno, è, tra l’altro, che, pur di demonizzare l’attuale Governo, gli ultimi 30/40 anni vengono dipinti, con assoluto sprezzo del ridicolo, come una sorta di “età dell’oro” dove l’Italia godeva del massimo rispetto, della massima credibilità sotto tutti gli aspetti e dove la vita nazionale scorreva senza scosse, senza scandali, nella massima concordia e coesione.
Per effetto di un antiberlusconismo che, nelle forme ossessive ed obnubilanti attuali, ha a che fare piu’ con l’isteria che con la normale, fisiologica, piu’ che legittima, opposizione politica, si arrivano persino a dimenticare vicende, azioni ed episodi che hanno non minato, ma distrutto l’immagine (e i punti di forza) dell’Italia: dalla stagione della contestazione, delle Brigate rosse (piu’ di 450 morti e circa 4.500 feriti) e della rivolta contro lo Stato, rivolta fomentata ed appoggiata dalla stragrande maggioranza degli “intellettuali” italiani, al frenetico attivismo delle forze politiche e sindacali di sinistra volto a “costruire” l’attuale debito pubblico; dalla “cultura” dei diritti sociali ed economici senza tener conto delle realtà economiche (“il salario come variabile indipendente”) fino al trasferimento nel 1974 di una notevole parte delle stesse riserve auree della Banca d’Italia alla Bundesbank (!!); dalle accuse ossessive di corruzione ed asservimento agli USA rivolte a tutti i Governi a guida DC, alle “toghe rosse” in estasi di fronte alle prodezze della giustizia “popolare” nella Cina comunista; dai massicci finanziamenti segreti al PCI da parte del sistema totalitario sovietico alle inaudite interferenze da parte di quest’ultimo nella vita politica e democratica nazionale con l’aiuto determinante alla scissione nel PSI e la nascita di un nuovo partito, il PSIUP; dalla demonizzazione, da parte della stampa di sinistra e del PCI, del Capo dello Stato (il Presidente Leone, assolutamente innocente), costretto a fuggire di notte con la moglie in camicia da notte dal Quirinale, alla opposizione, sempre da parte della sinistra, proprio quella che ora si presenta con “intenzioni” riformiste, a qualsiasi tipo di innovazione tecnologica (come la TV a colori, la folle guerra contro la quale porto’ alla distruzione dell’industria elettronica fino ad allora fiorente) ed alle infrastrutture ( di cui le stesse citate forze ora lamentano la carenza!); dalle micidiali vicende giudiziarie Andreotti, Tortora, ecc. ai linciaggi politico-mediatici della stagione di “Mani pulite”, debitamente pubblicizzati in tutto il mondo da giornalisti, “intellettuali” e inquirenti stessi, e…la serie potrebbe continuare per un bel po’, ma terminando comunque con il rifiuto dell’energia nucleare proprio da parte delle forze “progressiste” che reclamano ad ogni piè sospinto piu’ fondi per la ricerca avanzata ed applicata e piu’ posti di lavoro qualificato e ben retribuito per i giovani ricercatori e scienziati e che hanno esultato per il risultato dell’ultimo referendum (questo si’ “tombale”) in materia!
Negli anni ‘70, agli Italiani che all’estero si facevano valere, capitava di sentirsi rivolgere il seguente complimento: “Non sembri nemmeno un Italiano!”, e al limite si poteva anche capire, certo non scusare, visto quanto sopra.
Ora, rispetto al passato, vi è in piu’ un fattore negativo, moltiplicatore, “istituzionalizzato” e ben rodato, che è quello dello sputtanamento sistematico di qualsiasi atto governativo e della persona del Premier tramite veri e propri articoli di Killeraggio giornalistico che vengono addirittura tradotti in inglese dalla “grande stampa” per facilitarne la diffusione all’estero, dove cadono sul terreno reso fertile dalle vicende già citate e dai pregiudizi inveterati ed immotivati, oltre che dalla palese passione per gossip e particolari piccanti colti nelle registrazioni e pubblicazione di telefonate private irrilevanti dal punto di vista penale, pregiudizi nutriti da molti, troppi stranieri, affetti dal “complesso della vergine”. I meccanismi meschini e masochistici che sono alla base di questa specie di “cupio dissolvi” di una parte degli italiani sono bene analizzati nell’opera di Sergio Romano “Finis Italiae” (lo scongiuro è d’obbligo!).
Per concludere, condivido il parere da Lei espresso circa la difficoltà di immaginare, nel quadro attuale, un Governo diverso da quello in funzione ora. In effetti le opposizioni non sono in grado, e lo dimostrano quotidianamente, di formare una coalizione e ancor meno di trovare un consenso su un programma, per i motivi brillantemente illustrati, in particolare, negli articoli di Antonio Polito (“Corriere” del 9/10/11, pag. 1) e di Michele Salvati (“Corriere” del 5/10/11, pag 46). Tra l’altro è del tutto evidente che le opposizioni attuali non sarebbero state minimamente in grado di fare nemmeno cio’ che ha fatto l’attuale Governo: “tenere in ordine i conti” (e non è poco!).
Totalmente da escludere, come prova la realtà dei loro dissensi interni, che dette opposizioni riescano a trovare il consenso necessario per quelle riforme, quali la previdenziale, che hanno sempre combattuto come “macelleria sociale”, distruggendo persino quelle già faticosamente approvate dai governi di centrodestra, che su di esse sono caduti due volte (da manuale la soppressione dello “scalone Maroni” da parte di Prodi, Padoa Schioppa, D’Alema). Esemplari, sempre in negativo, sono poi state le reazioni del centrosinistra alla indicazione di riforme contenute nella famosa lettera della BCE indirizzata all’Italia! Anche le elezioni anticipate non sono una soluzione opportuna nel momento di gravissima crisi che stiamo vivendo: contrariamente alle aspettative, la Spagna dimostra che l’annuncio di elezioni non porta benefici e non ha evitato il declassamento della sua economia.
L’unica soluzione politica realistica nell’interesse nazionale resta, per i riformisti responsabili delle opposizioni, quella di stimolare pure essi l’attuale Governo a fare le riforme promesse, cooperando, nella legittima dialettica parlamentare e politica, alla migliore definizione ed alla approvazione delle stesse.
Nel rinnovarLe i sensi della mia piu’ grande stima, Le porgo i miei piu’ distinti saluti.
Vittorio Porta Frigeri