In un incontro promosso dalle ACLI di Belluno, coordinato dal suo Presidente provinciale, l’altra sera sono stati toccati diversi argomenti, sia con riferimento alle recenti manovre finanziarie, sia con riferimento al debito pubblico.
Per entrambe le questioni ognuno dei presenti ha manifestato la sua opinione esternando forti preoccupazioni in ordine alla possibilità di un raddrizzamento della politica e dell’economia italiana che, non soltanto secondo me, non vede soluzioni a breve in quanto il capitale ha una collocazione fortemente impari rispetto alle fasce medio-basse, costrette a subire, a soffrire e sperare in un domani migliore, sorrette in un contesto di dignità sociale, di rispetto per le Istituzioni, senza batter ciglio anche di fronte all’esasperazione.
Fra i vari argomenti trattati, ce n’è stato uno che mi ha davvero impressionato perché riporta parole che normalmente il Santo Vangelo non usa e che, in quanto tali, sembrano ispirarsi alla vendetta e non già al perdono: “…attenzione alla reazione dei poveri…” di cui alla Enciclica Populorum Progressio di Papa Giovanni XXIII, monito che non esclude infatti la possibilità di una reazione da parte del popolo oppresso contro l’opulenza di tanta gente che non si rende conto che “se uno è ricco lo è solo perché c’è stato l’altro…” Ma non voglio addentrami in disquisizioni teologiche anche perché non ne sarei capace, preferendo in questo momento trattare l’argomento “giovani” dei quali, a mio avviso, non ci si accorge abbastanza essendo stato tolto loro la possibilità di emergere, di esprimersi in questa ipocrita e falsa società del consumismo che li ha quasi del tutto emarginati. Prendo a pretesto la “ reazione dei poveri” di cui alla predetta Encliclica per aggiungere che i giovani di oggi sono poveri, anzi poverissimi al punto da poter ipotizzare che possa esserci un sussulto, una reazione da parte loro, per dare una nuova svolta ad un mondo ormai alla deriva etico-politica, socio-economica e sociale in senso stretto. Già dando una scorsa qua e là ai vari blog di questa generazione in affanno, si avverte da un po’ di tempo che la misura è piena e che qualcosa si muove. Ma per capire questo, sono necessari alcuni preamboli. Questo nostro governo, come è successo, sia pur in una situazione diversa rispetto all’Italia , ( mi riferisco all’Inghilterra di David Cameron) sin qui ha dato la dimostrazione di privilegiare solo determinate fasce sociali, quelle che portavano voti, facendo imbestialire tutti attraverso enormi tagli al Welfare per far quadrare i conti, strutturando il paese più sulla finanza che su una politica industriale e del lavoro. Ma ciò ha avuto ed ha anche ora un risvolto della medaglia molto serio: la rivolta dei giovani, dei consumatori in generale. I ragazzi non hanno assaltato le panetterie per fame come nel Regno Unito di Cameron, ma hanno assaltato i negozi che vendono tecnologie e beni di lusso, come è successo anche da noi, a Roma. Questi ragazzi “violenti” appartengono alle fasce sociali più basse, ma che sono però cresciuti in una società impostata sul modello consumista. Per loro l’ipod o il telefonino di ultima generazione sono importanti quanto il pane. Il semplice possesso di questi beni tecnologici li illude di non essere esclusi dalla società, mentre di fatto sono esclusi: non hanno lavoro, vivono in famiglia ( posto che ce l’abbiano) e non sanno dove battere la testa per non sentirsi umiliati ! Detto questo, in un momento di grande crisi iniziata nel 2008, a cui hanno fatto seguito vari tagli allo stato sociale, è venuta meno per loro la possibilità di acquistare ciò che il modello culturale “consumista”, imposto dai mercati, ha fatto passare, metabolizzandolo come essenziale. Oggi poi la disuguaglianza economico-sociale è aumentata e continua ad aumentare, determinando l’emarginazione di questi giovani che, senza un lavoro, non possono permettersi più niente, mentre vedono l’allargarsi la forbice fra ricchi e poveri a dismisura. Fatto anche questo secondo preambolo, io penso che alle parole insite nella Enciclica… “attenzione alla rivolta degli oppressi, dei poveri…” potrebbe aggiungersi in chiave moderna anche quelle dei giovani di oggi, i quali, non avendo più nessuna speranza di emergere, potrebbero… agitarsi con altre modalità rispetto al 68. I sintomi ormai ci sono e davvero molto preoccupanti. Nel nostro paese non esiste più una politica industriale da circa un ventennio ed il liberismo sfrenato, senza regole, per intenderci alla Berlusconi, non potrà portare che a questo, ad opera delle nuove generazioni.Ed io, non più giovane, non potrei fare altro che comprendere in toto. Arnaldo De Porti