Il discorso di Walter Veltroni al lingotto di Torino è stato né di destra né di sinistra. Se un paese cresce economicamente e cresce sano, non è questione di destra o di sinistra. Se un paese offre ai cittadini sicurezza e futuro, non è né di destra né di sinistra. Non era agevole, considerate le aspettative della vigilia.
Ma, paradossalmente, è stato facile perché Veltroni ha profuso una logica semplice, addirittura disarmante. Ha manifestato senza urlare, una vena di protesta che è sembrata addirittura gentile, che invoglia, anche chi si oppone, a darsi una regolata a rivalutare il primato della politica. Il recupero di una grande civiltà come quella italiana, passa dalla consapevolezza e dalla coscienza del fare. Dal recupero delle volontà propositive pur nelle diversità delle opinioni e dei percorsi politici. D’altro canto, i problemi del paese hanno bisogno di uomini che più che parlare, facciano. E si muovano partendo dal basso, dai contatti con la gente, dalla consultazione, dall’ascolto.
Veltroni ha dato la netta impressione di sapere quale sia il percorso da tracciare per i giovani e per le donne. Allo stesso tempo, sembra aver denunciato la sua assoluta incapacità a “dettare legge” nei panni di segretario del PD. Ha confermato la propria “dipendenza” dalla democrazia. Questa è la prima sensazione che ha suscitato Veltroni. Le uniche cose che di sinistra che abbiamo dovuto cercare con il lanternino, forse, erano da ricercare nei concetti più volte sottolineati di solidarietà ed uguaglianza. Ma questi orientamenti, non sono altro che componenti imprescindibili di questo popolo e, nella sua conclusione e, per bocca di una ragazza di 15 anni, lo ha voluto provare.