Chi direbbe che una sola parola possa sintetizzare una frase intera

Esistono una tale quantità di linguaggi che conoscerli tutti è impossibile Interessante iniziativa in Inghilterra quella di raccogliere in un dizionario, parole reputate impossibili. Bakku-shan in giapponese vuol dire: una ragazza che sembra bella vista da dietro ma che non lo è quando poi la si guarda davanti Adam Jacot de Boinod ha avuto la geniale idea di riunire in un libro vocaboli difficili e curiosi presi da tutte le lingue del mondo. La sua curiosità era stata sollecitata da un episodio in particolare. Dopo un viaggio in Albania, si era accorto che in quel paese esistevano ben 27 modi di descrivere i baffi. Perché, dunque, un tale numero di parole? In fondo il baffo è una peluria che adorna il labbro superiore dei signori. Allora? La particolarità, infatti, stava nella specificazione ulteriore della descrizione però indicata da una sola parola.Per esempio: la parola madh, baffo folto simile ad un cespuglio; posht, baffo pendente verso il basso; fshes, baffo a forma di scopa con peli molto erti ecc. Evidentemente, il popolo albanese ha dato molta importanza alla forgia ed alle diverse forme dei baffi ritenendo necessaria una puntuale specificazione di ciascuna forma con una parola apposita. Stessa cosa avviene per la parola “neve” del popolo dei Inuit.

Non esistono comunque lingue più ricche delle altre secondo Michele Cortelazzo professore di linguistica italiana a Padova. Forse una tra le più “puntuali” è quella tedesca anche se: «l’italiano non è da meno. Quando il romanzo “Porci con le ali” fu tradotto, in Germania ci furono molte difficoltà per rendere tutte le sfumature di gergo sessuale. Nella nomenclatura della degustazione dei vini, non riescono a starci dietro, per esempio» ha detto il prof. Cortelazzo.

Nel Fuengian cileno, la parola mamihlapinatapei significa: sguardo di intesa corrisposto tra due sconosciuti che però esitano a fare il primo passo, oppure in indonesiano, la parola latah che vuol dire: abitudine incontrollabile di dire cose imbarazzanti; l’icastico iktsuarpok, con questo vocabolo i siberiani vogliono spiegare l’ansia dell’attesa, l’andare continuamente fuori a vedere se la persona che deve presentarsi arriva oppure no; il portoghese brasiliano grilagem che significa mettere un grillo vivo in una scatola di documenti appena falsificati sino a quando i suoi escrementi fanno sembrare invecchiata la carta, oppure sacanagem, cercare incontri sessuali con una o più partners durante il Martedì grasso.Il denominatore comune di queste parole è, da un lato, la stringatezza e la brevità, dall’altro la straordinaria capacità riassuntiva di un concetto lungo. Bakku-shan in giapponese vuol dire: una ragazza che sembra bella vista da dietro ma che non lo è quando poi la si guarda davanti o yiyin cinese, la sensazione del suono che resta in un orecchio dopo averlo sentito.Gli esempi non finiscono qui:il tedesco torschlusspanik, la paura delle opportunità che si riducono invecchiando; il samoano faamiti, rumore di risucchio dell’aria con le labbra per avere l’attenzione di un cane o un bimbo; l’hawaiano pana po’o, grattarsi la testa per ricordarsi qualcosa che si è dimenticato; in indiano tulu karelu, segno lasciato sulla pelle da un indumento troppo stretto; isola di pasqua mata ego occhi che rivelano che si è pianto da poco; in francese seigneur-terrasse chi trascorre ore senza prendere niente o quasi, in un caffè; l’olandese queesting, consentire ad un amante l’accesso al proprio letto, solo per chiacchierare Per l’italiano è indicativo segnalare la parola pomicione, uomo che sfrutta ogni occasione per uno stretto contatto con una donna.

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