ROMA, 18 luglio 2011 – Il settimanale tedesco sventola il declino del Paese più bello del mondo sintetizzando in maniera disarmante e allo stesso tempo affascinante l’immagine del Bel Paese in un’arguta copertina con tanto di Premier-gondoliere, escort spaghetti e revolver. Davanti a questo tripudio di sintesi e di cliché la nostra classe dirigente dovrebbe mettersi in un angolo e riflettere sulla fine che ha fatto fare al nostro Paese nel mondo.
L’analisi del Der Spiegel è puntuale e accurata affronta tutto il Governo Berlusconi dal 2008 ad oggi inquadrandolo come “democrazia dell’intrattenimento”. Una riflessione che difficilmente si può confutare se si affrontano i molteplici punti critici di una dirigenza promiscua, improvvisata e spesso inquisita.
L’immagine del nostro Paese è talmente appannata, denigrata e canzonata che dinanzi alla copertina del settimanale si rimane attoniti tra lo stupore e la rabbia con la latente consapevolezza che quanto affrontato non è assolutamente lontano da quanto noi italiani e referenti istituzionali siamo abituati a vivere nella quotidianità della politica italiana.
La cosa più grave è che tale fotografia viene messa in un angolo dai diretti interessati: si finisce con l’additare la solita stampa di parte, i classici complotti mediatici internazionali contro il premier e le ingiurie prive di costrutto.
Ma l’Italia del crepuscolo berlusconiano è fondamentalmente questa: alternanza tra bunga bunga, gossip e processi, ministri inquisiti e beghe di potere.
Lo sviluppo e gli interventi strutturali sono un optional, da tirare fuori in mancanza di argomenti alternativi in qualche comizio o salotto televisivo.
Ma i fatti ed i programmi rimangono carte straccia e questo i mercati internazionali e i nostri partner europei l’hanno già capito da un pezzo.
Gli unici che sembrano aver fatto fatica a capirlo sono gli italiani, gettati in uno stato confusionale dalla politica tutta belle donne e barzellette del Premier.
L’Italia delle speranze europeiste, delle potenzialità delle nuove generazioni e dello sviluppo sembra quasi un ricordo, facilmente fraintendibile con un sogno lontano e sbiadito che si infrange in maniera fragorosa contro le pagine di un giornale tedesco.
Non è lo spiattellarci in faccia il lerciume del bel paese che più fa male, quanto la consapevolezza che tutto questo è chiaro ai nostri vicini ma lo è meno a chi è protagonista di questa deriva.
Ed il menefreghismo che caratterizza questa deprimente condizione è ancora più fastidioso del cliché con il quale veniamo canzonati ancora una volta e con maggiore forza.
Ma non vediamo poi tutto nero: gli italiani con le ultime elezioni, con i recenti referendum, con le manifestazioni di piazza stanno dimostrando che i festini, i bunga bunga e la politica del malaffare dopo averci riso sopra, sono diventare indigesti sul serio.
Forse si prospetta una rivoluzione culturale in salsa italica? L’Italia non è tutta escort e mandolino ma forse gridare questo a voce alta servirà a scuotere qualche coscienza in più dal quasi ventennale sonno berlusconiano.
Aldo Di Biagio