Dicembre e gennaio, tempo di maialate

Di quel porco di un maiale non si spreca niente Sarà anche un porco, ma il maiale è «l’animale che ha ricevuto più ingiustizie di ogni altro al mondo». (Edgar Allan Poe). I buon gustai che lo apprezzano, di questi tempi si fregano le mani. E’ tempo di macello.Sono 12 i tagli dai quali si ricavano prelibatezze e leccornie: testa; gola e guanciale; parti grasse ma che danno dei saporini veramente prelibati. Da qui si ricava, per esempio, l’occorrente per la celeberrima amatriciana, per il salame, il cotechino e lo zampone; lardo; coppa; lombo o lonza; costine; spalla, il prosciutto cotto per intenderci, composta di due parti, la fesa ed il muscolo che, impastati insieme, producono cotechini, mortadelle e wurstel; zampino; pancetta arrotolata, tesa, affumicata; filetto; culatello o carré; coscia, cioè il celeberrimo prosciutto crudo.Il maiale vive nel porcile, non ha remore, sguazza nello sterco e nei propri miasmi. Porcile è sinonimo di luogo sporco, putrido, indecente: «questa casa è un porcile!» si usa perifrasare per indicare l’assoluta mancanza di pulizia ed igiene degli ambienti domestici.«Sei un porco!» è l’affermazione tipica ed indignata di una…signora oltraggiata dal tentativo osé di un pretendente focoso.«Non dire porcate!» quando ci si sdegna, per esempio, al cospetto di affermazioni diffamatorie e calunniose ai danni di qualcuno: «Quella? E’ proprio una scrofa!» per indicare i facili costumi di una signora. E via discorrendo…Non si può certo disconoscere che il maiale è preso ad esempio nei paragoni quanto più disdicevoli, dove l’associazione di idee conduce subito nel mondo della lascivia, dello sporco biologico, nella drammatica sfrontatezza dei gesti e delle pulsioni che devono, invece, rimanere segretissimi. E’ a suo agio nell’unto del porcile, si strofina e pasce nel letame, non conosce inibizioni, non si crea scrupoli. Mangia, ingrassa, ozia.In ogni caso, il maiale è preso ad esempio sempre per paragoni sconvenienti. Come se non bastasse, Walter Darré, famoso ministro dei contadini hitleriani, indicava proprio il maiale quale criterio differenziato delle razze nordiche, in contrapposizione alle semitiche.Eppure, il maiale ha un blasone antico di tutto rispetto. Intanto, si chiama “maiale” perché gli antichi pagani così lo battezzarono in onore di Maia, la madre di Mercurio in onore della quale, veniva spesso sacrificato.Veniva addirittura osannato per bocca di Orazio: «Pelle lucida e tirata, sono un porco del gregge di Epicuro». E non solo. Plinio ne esaltava 50 sapori diversi, Tanara, alla metà del Seicento, 110. Oggi, l’Atlante dei prodotti tipici dedicato ai salumi edito da Agra-Rai Eri, ne vanta più di 200.La fama negativa del maiale, può farsi coincidere con l’espansione romana ad oriente. Gli ebrei, non gradivano per niente la carne suina.In oriente, la reputazione del maiale divenne veramente pessima in un momento in cui le popolazioni arabe non ancora islamizzate, non ce l’avevano affatto con lui.Gesù, predicando in Transgiordania, tra gli arabi di Gerasa, cacciò i diavoli da un sepolcreto. I demoni, «ubbidienti ma lagnoni» chiesero a Gesù il possesso di un branco di porci che pascolavano nelle vicinanze. Gesù glielo concesse ed i maiali, non appena indemoniati, si lasciarono morire nel lago suicidandosi tutti insieme.Eppure, avere con sé un maiale vivo sulla nostra imbarcazione, quando, andati smarriti la bussola ed i documenti di bordo, quando il mare ci porta alla deriva ed abbiamo perso del tutto l’orientamento, quando non sappiamo più dove siamo, può significare la nostra salvezza.Infatti, la ghiandola pineale del maiale, per qualche incredibile proprietà misteriosa, una volta lanciato in acqua, lo guiderebbe sicuramente nella direzione della costa.Sarà anche un porco, ma il maiale potrebbe salvarci la vita.

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