Il Sud, occorre dirlo, soffre di una grave malattia politica, che si manifesta sotto forma di una irriducibile incomunicabilità fra le varie istituzioni, ed in particolare, fra sindaci di comuni confinanti.
Poche sono infatti le collaborazioni e vuote di ogni reale intenzione operativa, fatta qualche rara, meritevole eccezione.
Un simile andamento è una vera e propria vergogna sul piano etico e morale e sancisce l’impossibilità fisica di porre in essere efficaci politiche di sviluppo, essendo il territorio comunale generalmente troppo esiguo affinché si possa impiantare una programmazione che abbia un senso, non raggiungendo cioè la massa critica minimale per essere competitiva sulla scena dell’economia.
Mentre, navigando sulla rete Internet, ci capita i leggere documenti che ci fanno toccare con mano le ragioni ed i perché di un Sud che cammina ma che non accelera la velocità del suo sviluppo.
Il documento di cui parliamo è un comunicato stampa dell’Area Sviluppo Nord Milano avente ad oggetto: sviluppo sostenibile e qualità urbana nel Nord Milano Piano Strategico, leggiamone una parte, per sunto:
Le quattro Amministrazioni Comunali del Nord Milano (Bresso, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni) hanno da tempo avviato un'azione coordinata a sostegno dei processi di sviluppo locale, che vedono il passaggio dalla centralità del lavoro industriale alla qualita' e l'eccellenza dei nuovi insediamenti produttivi .
Uno dei passaggi più importanti per la predisposizione di politiche comuni in questa importante porzione dell'area riguarda la predisposizione , di un Piano Strategico d'Area, il primo piano di natura intercomunale esistente in Italia.
Il Piano Strategico ha generato una serie di tavoli di lavoro su diverse tematiche ambientali ed energetiche per identificare gli obiettivi di sviluppo, di stabilire i criteri, le priorita' e modalità di azione locale Contestualmente alla predisposizione del piano si individueranno anche alcune concrete iniziative pilota
Il non riuscire a percepire l’importanza di tali iniziative, proprio in relazione alla esiguità delle forze disponibili, è la manifestazione tangibile di una dimensione da aurea mediocritas gestita da istituzioni decrepite che costituiscono per lo sviluppo un freno anziché un aiuto.
La miscela di incomunicabilità ed istituzioni gattopardo sono la vera palla al piede del Sud che dispone purtroppo di un apparato incapace di recitare un ruolo utile nei processi sempre più urgenti e competitivi della new economy, nelle cui dinamiche formative occorre coinvolgere contemporaneamente e nelle stesse aule, dipendenti pubblici ed imprenditori, perché stiano dalla stessa parte, impegnati quindi nella stessa battaglia in difesa del futuro del proprio territorio e della propria gente.
Strategie territoriali, ricerca ed alta formazione collettiva sono gli ingredienti fondamentali di uno sviluppo possibile, che dovranno avvenire in maniera trasversale, coinvolgendo tutti coloro che compartecipano ai cicli dell’economia, perché essa può modernizzarsi solo nella sua totalità.
La new economy infatti necessita di competenza integrale, trasversale e diffusa, dal tavolo di progettazione a quello della consegna della merce al cliente!
E’ finito quindi il tempo dell’associazione di categoria che si limita ad occuparsi strettamente dei problemi tecnici del proprio orticello ed occorre operare una transizione verso nuove forme di aggregazione e di collaborazione che tengano presente che l’orto non è fatto di monoculture, e che i prodotti oltre che produrli bisogna venderli se si vorrà captare la maggior parte del valore aggiunto.
Non solo produttori, quindi, ma anche commercianti!
Quella che dovrà avvenire è quindi una transizione dagli interessi di categoria agli interessi dell’economia, mettendo assieme, tanto per fare un esempio, produttori di olio, distributori commerciali, spedizionieri e pubblicisti in unica impresa, ovvero, in associazione dove ciascuno provveda al proprio segmento di competenza non più su scala individuale ma collettiva.
Questo modo di operare è quello che è stato definito dagli studiosi come intelligenza connettiva, dove l’unione non fa più la forza fisica o sindacale ma quella economica.
Il dialogo infra aziendale in un ambiente abbastanza chiuso e diffidente come quello della PMI meridionale è la prima conquista cui tendere, per arrivare poi al dialogo infra comunale ed infra regionale, ed in special modo fra aziende e pubblica amministrazione che oggi è diventata indispensabile nei processi di sviluppo dell’economia.
Darsi reciproca fiducia e sentirsi impegnati su una battaglia comune, vincere sui mercati, è questo il senso della modernizzazione anche culturale e della interazione fra le PMI che, ovviamente, dovranno poter contare su leggi lungimiranti, una pubblica amministrazione amica che offra un aiuto intelligente, che finanzi formazione direzionale anziché di base, per la quale occorrono generalmente pochi giorni di apprendistato.
Al di fuori di questi schemi abbastanza ovvii, le speranze di crescita dell’economia territoriale sono quasi allo zero e pertanto potremo scegliere solo due vie: avanzare o andare verso il declino.
Attenzione però! Quando oggi si parla di declino si parla di un evento pericoloso poiché la globalizzazione dei mercati è una dimensione dell’economia mondiale secondo la quale o si è fra i vincenti o si è fra i perdenti e chi vince, vince tutto, chi perde, perde tutto!
Gli effetti, nel secondo caso, sono devastanti e l’arretramento economico e sociale impressionante ed irreversibile poiché, chi arretra nei mercati difficilmente riconquista le posizioni perdute.
L’economia dei ciclopi, cioè delle mega concentrazioni schiaccia sotto i suoi piedi tutto ciò che è piccolo, e ciò sta contraendo i mercati mondiali, con forte aumento della povertà per effetto delle concentrazioni e dei consequenziali licenziamenti, che determina un sempre minore accesso della gente a livelli di reddito accettabili, e ciò sta portando il mondo al disastro.
Voci allarmate che parlano di un mondo avviato all’olocausto ecologico e sociale pervengono dagli stessi consiglieri della Casa Bianca, a tal fine leggasi, solo per fare un esempio: La dittatura del capitalismo di Edward Luttwak —Mondadori 1999.
Non è quindi questione di abiure, ma di impossibilità di lottare un nemico invisibile e trasversale per tutti i paesi, che migra ogni istante, che vive oramai nel cyberspazio, l’egoismo finanzista, che segue tutte le bandiere ed indossa tutte le casacche e determina gli effetti devastanti della globalizzazione, dalla quale o ci si difende o si resta schiacciati.
Non sono quindi l’America o la Germania o la Francia o l’Inghilterra di oggi in quanto nazioni e popoli ad essere i cattivi del mondo, ma quei cinquanta o cento finanzisti per parte che, impadronitisi dei gangli vitali del potere mondiale, muovono i fili della politica globale secondo i loro biechi interessi, mossi da una fede senza Dio e pretendendo di insegnare a tutti un nuovo vangelo, quello darwiniano.
Non a caso il primo vero terremoto ideologico antiglobalizzazione è nato in America, paese dove circolano i pacchetti azionari delle principali antinazionali del mondo, che posseggono a loro volta le più grandi ricchezze della terra, gestite dai migliori bucanieri della finanza.
Le nazioni no! Non possono essere messe sotto accusa! Ed ancor meno i popoli, fra i quali gli stessi americani, poiché, fatta eccezione per una minoranza di oligarchi e di lobbie più o meno segrete, è un popolo che soffre come altri.
Ciò ci fa sperare in un futuro prossimo che veda i governi del mondo non scannarsi per la supremazia totale in tutto e per tutto ma accomunati in una battaglia di reciproco progresso , che ponga fine a questo tipo di sviluppo da neo Far West che sta sconvolgendo il mondo e togliendo il piatto a tavola e la voglia di vivere al 95% della popolazione mondiale.
La Lega Sud Ausonia che segue attentamente l’evolversi del pensiero politico americano, arbiter del mondo, condivide pienamente le preoccupazioni espresse da Luttwak e da altri esperti di settore e chiarisce di non nutrire sentimenti anti americani, riconoscendo anzi con gratitudine, il generoso tributo di sangue dei suoi soldati, pagato per combattere le utopie assassine e totalitarie protagoniste della 2’ guerra mondiale.
In un mondo interconnesso come quello attuale, il meridione d’Italia può trarre solo grossi vantaggi coltivando migliori relazioni di amicizia con gli USA, anche in considerazione del fatto che a pilotare la globalizzazione nei suoi eccessi, non è il governo americano ma gli squali della finanza internazionale, presenti in tutti i continenti, come metastasi di quella deriva etica e morale di cui è affetta la biosfera.
Così nella nostra dimensione di lotta per rimanere ancorati al nostro territorio ed alla nostra cultura, noi viviamo, forse inconsapevolmente, una seconda militanza oltre quella politica, quella morale, come costruttori di pace, perché contrari a quella globalizzazione che significa, come afferma Karl Woityla, ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri.
In questo contesto geopolitico caotico, dopo la caduta delle ideologie ma non delle idee, la storia cambia dinamica e prospettive ed anche in pochi mesi ci costringe a rivedere, con senso di responsabilità le nostre posizioni, poiché la rilevanza geostrategica dell’Italia meridionale, ieri politica ed oggi commerciale, ci conferisce certo speciale importanza ma anche speciali responsabilità.
L’essere ponte fra le culture è sempre un’arma a doppio taglio, una posizione comoda o scomoda a seconda del vicino o dei vicini con i quali bisogna in ogni caso convivere ed è necessario quindi evitare le posizioni nette, viscerali e dogmatiche, pena l’avviarsi sui sentieri maledetti dei rancori ancestrali che non cessano poi di far scorrere sangue nemmeno dopo millenni.
A certi imprevidenti si ricorda che prevenire è meglio che curare!
La politica, non si scandalizzino proprio coloro che farebbero meglio a zittire, è come il navigare, bisogna adattarsi al mare, ma ciò non è un disonore per le persone oneste, perché quelli che contano sono i sentimenti fondamentali che animano l’azione, se in pratica si fanno gli interessi di una parte o di tutta la propria gente.
Gli scenari cambiano.
Quanto innanzi, però, non assume il significato di sconfessare quanto fino ad oggi scritto nei documenti di Lega Sud Ausonia, ma che dovranno essere riletti d’ora in poi in un ambito non ideologico ed in relazione allo scenario internazionale esistente al tempo in cui furono scritti e pubblicati.
Ciò che oggi si propone il nostro movimento è l’individuazione di una nuova frontiera politica che operi una transizione dai partiti dei ceti e delle ideologie ad un partito etnico – territoriale, da non intendersi in senso secessionista che non converrebbe a nessuno poiché ci farebbe perdere seggi e potere a Bruxelles, ma come strumento di cambiamento delle regole all’interno della Repubblica italiana, che poste ed imposte nel 1860, da allora non sono mai cambiate.
Anche noi vogliamo una nazione coesa nel difendere gli interessi nazionali, ma basata su un federalismo autonomista vero e libero, come negli U.S.A., dove i singoli stati, singole regioni nel nostro caso, sono liberi di avere ordinamenti diversi fino al punto di prevedere o meno, addirittura la pena di morte!
Si calmino pertanto gli allarmisti interessati perché quando parliamo di Ausonia libera la intendiamo libera dalle maglie e dalle catene di un potere bieco e misogino, atavico, oscuro e gattopardo sia a nord che a sud, libera cioè dalle mafie, dai gruppi di potere, dalla partitocrazia parassita e prona agli interessi inconfessabili del finanzismo imperante.
Non siamo noi meridionali oramai trapiantati per il 30% al Nord oramai da due o tre generazioni a voler spaccare l’Italia, ma vogliamo libertà di azione in tema di economia anche all’estero per poter trovare una proiezione nei mercati come Italia meridionale ed in una visione anche diversa rispetto a quella delle regioni settentrionali.
Lo stesso federalismo sbandierato a destra e manca con la primigemina legge n.142/90, riforma delle autonomie locali, prevede che i comuni siano i programmatori, i progettisti dello sviluppo del proprio territorio, tanto premesso, il poter realmente operare all’estero come entità territoriale e non solo come singole aziende ci appare indispensabile, anzi, vitale.
Proposte indecenti?
Se le regioni settentrionali, per motivi di logistica, di produzioni, di affinità culturale trovano utili i rapporti con la Carinzia, solo per fare un esempio, per noi Siciliani, o Calabresi o Pugliesi potrebbe tornare conveniente allacciare rapporti più stretti con il mondo arabo e fare ad esempio formazione in cambio di petrolio a metà prezzo rispetto alla gabella costituita dai prezzi delle sette sorelle americane e le tasse dello stato centrale.
Una simile ipotesi, ove attuata, comporterebbe un terremoto apocalittico nel sistema fiscale italiano che trae una congrua fetta delle sue entrate proprio dalle tasse sui carburanti per mantenere poi ancora in piedi una burocrazia inefficiente, in esubero almeno di un milione di unità, che costituisce il più tremendo, esplosivo bubbone sociale che il paese dovrà incidere con urgenza poiché oramai i nodi sono già arrivati al pettine.
Purtroppo, si sa, i cambiamenti fanno sempre male a qualcuno!
L’Italia è lunga, e al cambiar del paesaggio e delle coltivazioni cambiano anche gli interessi fra nord e sud che si devono integrare e non combattere e, pertanto, non possiamo più accettare che le macro decisioni che riguardano il meridione siano definite a Roma oppure a Milano o Torino.
Intenda chi vuol intendere!
Lega Sud Ausonia, si pone quindi come rappresentante, unitamente ad altri movimenti, dei territori meridionali, ma anche come punto di riferimento, di riflessione per la nascita un vero nuovo progetto meridionale che escluda in toto i meschini interessi di parte, dei piccoli potentati da notabilato e delle baronie terriere già girondine, ricche di lestofanti opportunisti della politica, privi di ideali di bandiera.
La nostra posizione
Fatte queste premesse, la nostra presenza nella Casa delle Libertà assume quindi il significato di una scelta di campo chiara e definitiva di elettorato di centrodestra, certi di condividere diversi valori con le altre componenti del polo, così come siamo certi di poter esprimere al suo interno anche la nostra dialettica ed i nostri punti di vista, finalizzati ovviamente, in primis, alla tutela degli interessi economici e sociali del meridione d’Italia.
I nostri interessi
Il nostro interesse è pertanto finalizzato alle destinazioni delle risorse finanziarie, le scelte strategiche infrastrutturali che riguardano il sud, che siano fatte con discernimento e lungimiranza, che mettano fine all’isolamento fisico di interi territori quali la Basilicata, il Salento pugliese o la Calabria che ha un’autostrada che è più una mulattiera che altro!.
Vogliamo mettere fine alle dimenticanze perfide e diaboliche di una programmazione nazionale che si è preoccupata, in un secolo e mezzo, di creare opportunità più per le tante mafie che per la società civile!
Centoquarantanni di sociologie più o meno dotte ed illuminate non hanno mai focalizzato le ragioni dell’apartheid culturale della nazione meridionale, che ha avuto sempre motivi per convincersi di essere solo una colonia governata, anziché l’altra parte della nazione.
Purtroppo, ancora oggi vive e vegeta un certo nordismo deteriore che crede sia suo diritto considerare il Sud terra di produzioni ed il Nord terra di trasformazioni e di commerci, captando così, a suo esclusivo vantaggio quel valore aggiunto che consente poi, l’accumulo ed il reinvestimento.
Questo tipo di rapporto, cara Italia del Nord, è finito! Quel Sud come voi lo intendete non esiste più! Smettetela di sentirvi su un’altra barca! E questo lo affermiamo nell’interesse del paese tutto!
I nostri figli, colti ed istruiti, a costo di immensi nostri sacrifici, devono rimanere a Sud per far crescere il Sud, se avete bisogno di forza lavoro per produrre di più, arricchirvi di più, inquinare di più, fatelo con gli extracomunitari!
I nostri figli servono a noi ed a loro stessi, e nelle vostre case popolari, nelle cucine dei ristoranti o degli ospedali del nord, vorremmo sentire anche accenti fiorentini, torinesi e veneziani anziché esclusivamente napoletani, baresi o palermitani, come adesso avviene, mentre ai piani superiori, in camice bianco, si odono accenti da……. dolce stil novo!
Lega Sud Ausonia di oggi, come movimento di rinascimento meridionalista, vuole agire in modo razionale e moderno, e i fatti accaduti e il sangue versato fra nord e sud centoquarant’anni fa restano consegnati alla storia.
Noi oggi siamo qui per scriverne un’altra di storia, vogliamo capire i numeri ed essere fra quelli che determinano scelte adeguate per avere nuovi collegamenti stradali, porti, aeroporti, centri intermodali, ed infine le mani libere per una programmazione multiregionale che operi secondo nuove esigenze derivanti dallo spontaneo nascere dei nuovi bacini economici.
Cambiare mentalità e spazzare via il parassitismo
Intanto, perverse logiche disfattiste, ancora interessate allo status quo, elaborate da quelle che Falcone definì raffinatissime menti, continuano imperterrite a seminare sfiducia nelle popolazioni meridionali, il cui messaggio nascosto è che……. niente cambierà!
Risanare il meridione dalla sfiducia, dal fatalismo e dall’incompetenza è invece il principale obiettivo di Lega Sud Ausonia, ragione fondamentale per la quale si batterà per bonificare le istituzioni dai miracolati dalle carriere facili, fatte spesso nelle camere sindacali e nelle segreterie dei partiti, altrimenti di sviluppo non se parla nemmeno, poiché la globalizzazione non deve arrivare, ma già imperversa e bisogna accettare la sfida a tutti i livelli poiché, come afferma Nelson Mandela: la globalizzazione è come l’inverno….. che arriva e ti devi mettere il cappotto!
Alcune ipotesi di progetto
Il nostro programma di proposte nuove, in via di elaborazione, comprende la creazione di comitati locali finalizzati alla divulgazione ed il sostegno di iniziative progettuali strategiche quali la realizzazione di diverse autostrade e superstrade di raggio, finanziabili con project financing,:
Otranto — Bari; Otranto —Taranto —Matera — Potenza — Salerno; Potenza — Foggia; Siracusa —Agrigento —Trapani —Palermo; Palermo – Caltanissetta — Licata; Pescara —Napoli; Foggia —Campobasso – Isernia – Roma;
il rifacimento della Salerno —Reggio Calabria;
Progetto Capitanata:
verte sul reimpiego del porto commerciale di Manfredonia, ridestinando l’area ex ANIC e il suo molo, lungo 3 Km. verso il mare aperto, a snodo intermodale merci, da connettere alla vicina ex base americana di Tortorella (FG) da trasformare in aeroporto internazionale, dove esiste già una pista sufficientemente lunga per l’atterraggio di aerei di grossa mole, il che consentirebbe l’afflusso di turisti anche da oltre Atlantico.
Se ciò avvenisse, nel raggio di pochi Km. avremmo forse la più grande concentrazione di potenzialità di sviluppo del meridione poiché si connetterebbe il trasporto aereo a quello marittimo ed a quello stradale in un territorio da mille anni al centro delle rotte commerciali e del turismo dello spirito, su cui esistono tre santuari di importanza mondiale: Grotta dell’Arcangelo , S. Giovanni Rotondo P.Pio, Santuario dell’Incoronata.
Le prospettive d’incremento turistico diventano poi veramente formidabili se si tiene conto del turismo balneare del Gargano e di un agriturismo che, in loco, si presenta con potenzialità veramente grandi, tenuto conto del clima e della qualità del patrimonio gastronomico.
Questo è solo un esempio di progettualità locale dalle mani, per ora, legate, perché realizzare un simile progetto significa intanto interconnettere amministrazioni di diversa estrazione politica e poi spostare l’ago dell’economia dal Nord a Sud, ledendo sicuramente interessi forti quanto nascosti.
Conclusioni
La nostra azione politica futura sarà meno ideologica ma più concreta, caratterizzata da proposte attuabili, nella convinzione che saranno gli stessi eccessi in atto, come afferma Luttwak, a determinare una inversione di tendenza ed a mitigare gli effetti devastanti del turbocapitalismo liberista ed anche perché la crescita delle regioni meridionali è più che mai è legata alla sua capacità di ragionare con la testa sulle spalle anziché all’agitarsi nella palude dello scontento senza proporre un reale progetto, e ciò rappresenterebbe solo un pericoloso salto nel buio, altamente irresponsabile, non condivisibile, ed improduttivo di risultati.
Noi opereremo pertanto secondo i brevi cenni di cui innanzi, dove abbiamo indicato una nostra svolta di rapporti, definendone i motivi e le opportunità in favore del Sud, che ci preme e ci sta a cuore perché è la nostra terra e quella dei nostri figli, perché sono oramai maturi i tempi del suo riscatto economico e sociale.
Lega Sud Ausonia si caratterizzerà d’ora in poi in base a proposte concrete, ed invita quanti hanno idee e competenze a partecipare ai possibili nuovi progetti evitando così di lasciare nelle mani di chierici spesso squalificati, i nostri destini futuri, unendoci in rapporto sempre più stretto di reciproca fiducia, un rapporto, appunto, fra cittadini delle regioni meridionali!