Quante volte ho alzato lo sguardo e non t’ho visto,
non ho saputo toccarti,
neppure parlarti.
Quante volte a fianco di quel legno,
non ho trovato riparo,
neanche mi sono accorto della tua presenza.
Quante volte ho sbattuto ai tuoi piedi inchiodati,
senza farmene una ragione.
Tu non sei un’immagine ben disegnata.
Tu non sei una riga scritta meglio.
Tu non sei compagno di una partita truccata alla partenza.
Ti chiamo Gesù, e mi viene incontro il coraggio della paura,
per non esser capace ancora di offrirti una passione speciale,
meno importante della tua,
ma vera quanto questa preghiera.
Vince