Battisti libero, Pietrella libera, Lollo libero, Marrazzo libero, Delbono libero … e Berlusconi in galera?

E' proprio un bel Paese l'Italia: Patria del Diritto, ma più spesso del Rovescio.

Capita infatti che in Italia la Giustizia funzioni a senso unico, cioè solo quando fa comodo alla Sinistra.
Capita che i “compagni che sbagliano” non vengano perseguiti o non scontino mai la pena, mentre contro gli avversari politici si scatenino tempeste giudiziarie, riscrivendo persino la Costituzione o dandone un'interpretazione aberrante, oltre a mettere in piedi processi-farsa con finalità sovversive.

Per rendersene conto basta vedere quello che è successo nelle ultime 2 settimane. A meno che ovviamente non si abbiano i prosciutti negli occhi.

Andiamo per ordine.

Dapprima il Brasile nega l'estradizione in Italia di un terrorista pluriomicida, Cesare Battisti, scappato in Francia ed ivi vissuto come uccel di bosco per 30 anni grazie alla cosiddetta “dottrina Mitterrand”, ovvero al “soccorso rosso” giudiziario transalpino. Reazioni da parte della Magistratura italiana? Spallucce.
Idem quando un paio di anni fa stessa fortunata sorte toccò alla brigatista Marina Pietrella, anche grazie all'attivo interessamento della Première Dame de France Carla Bruni (ma di questo parleremo a parte).

Due settimane dopo, la Corte Costituzionale boccia la legge sul legittimo impedimento, decretando di fatto la fine dello Stato di Diritto in Italia, stabilendosi definitivamente il principio per cui il Potere Giudiziario, che non è elettivo e quindi non risponde del suo operato di fronte al popolo sovrano, può arrogarsi la facoltà di riscrivere l'agenda politica del Primo Ministro in carica (e quindi del Paese) a seconda di come si sveglia l'ultimo PM ideologizzato o malato di protagonismo, in barba a quanto invece il popolo sovrano ha decretato nelle urne.
Questo è ciò che in Italia accade del resto da 17 anni, da quando cioè Berlusconi entrò in politica rompendo le uova nel paniere alla Sinistra, che tentò di risolvere il proprio fallimento politico (decretato dalla caduta del muro di Berlino) attraverso la scorciatoia giudiziaria.

Immediatamente dopo la bocciatura del legittimo impedimento, lo stesso Primo Ministro viene a tempo di record indagato per sfruttamento della prostituzione sulla base di intercettazioni telefoniche quanto meno discutibili, il cui contenuto viene guarda caso sbattuto in tempo reale sulle pagine dei giornali, in barba al principio di segretezza degli atti di indagine processuale, cardine del diritto processuale di ogni Paese civile.

Che bel Paese, e che belle facce toste quelle dei nostri compagni sinistri (non chiamateli comunisti pero, ché si offendono), i quali oggi accusano Berlusconi di essere un magnaccia, mentre ieri di fronte al Governatore della Regione Lazio Marrazzo, colto (è il caso di dirlo) in fallo mentre con l'auto blu pagata dai cittadini andava a trans anziché al lavoro, tacevano e addirittura giustificavano, dando di moralista a chi attaccava Marrazzo. Per non parlare del Sindaco di Bologna, già Vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Flavio Delbono e delle sue scappatelle amorose a spese della Regione stessa.
Di fronte a fatti, anzi a reati conclamati (l'auto blu utilizzata a fini personali, l'acquisto di stupefacenti, le missioni istituzionali anch'esse usate a fini personali) commessi da un esponente della Sinistra i compagni giornalisti e magistrati non hanno nulla da dire, mentre di fronte alle parole in libertà dette al telefono da questa o quella ballerina di night si odono già sentenze di condanna?
E che dire sul fatto che ben 3 trans implicati nel caso Marrazzo sono stati ammazzati dopo lo scoppio del caso? I compagni magistrati non hanno mai pensato di chiamare Marrazzo neppure a testimoniare, dato che quei poveretti erano gli stessi che egli frequentava?
E che dire ancora del fatto che lo stesso Marrazzo, autore di un palese e ripetuto reato contro la pubblica amministrazione (utilizzo privato e abituale dell'auto blu, usata inoltre per il trasporto e il consumo di stupefacenti), non solo non è stato radiato né sospeso dai pubblici uffici, ma verrà persino reintegrato in RAI e quindi stipendiato ancora una volta profumatamente coi soldi dei cittadini?

E ancora: i compagni tuonano da anni contro Berlusconi e Andreotti, i quali si sarebbero “salvati” da questa o quella condanna grazie alla prescrizione.
A questo proposito, niente da dire sul compagno Achille Lollo, autore della strage di Primavalle nel '73, che rientrato in Italia dopo aver atteso, ovviamente da uomo libero, la prescrizione della condanna pronunciata nei suoi confronti per quell'orrendo delitto, si permettte belbello di presentarsi dinanzi ai magistrati come se andasse al bar a prendere un Campari e tanto per far scarpetta si permette perfino di far scena muta?

Cari compagni, l'Italia può essere proprio un bel Paese, avete ragione. Basta avere in tasca la tessera del Partito: e se non basta quella anche una P38 o una tanica di benzina.

Ora però, a noi irriducibili reazionari, cui un Paese di questo tipo non piace affatto, pare sia necessaria una decisa inversione di tendenza.

Ogni ordinamento democratico che si rispetti contiene in sé gli anticorpi per evitare la propria soppressione o dissoluzione. Tali strumenti vanno usati e a nostro avviso il momento è arrivato.

Ci riferiamo non ai carri armati, strumenti che furono assai cari al nostro attuale Presidente della Repubblica e ai suoi compagni in tempi non sospetti, bensì agli articoli del codice penale numero 283, 287, 289, 294.

Nell'ordine:
Articolo 283, Attentato contro la Costituzione dello Stato
Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto a mutare la Costituzione dello Stato, o la forma del Governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni.
(I mezzi «non consentiti» sono innanzitutto i mezzi violenti, ma anche quelli caratterizzati da frode, falsità, arbitrio etc.)

http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-i/capo-ii/art283.html

Articolo 287, Usurpazione di potere politico o di comando militare
Chiunque usurpa un potere politico, ovvero persiste nell'esercitarlo indebitamente, è punito con la reclusione da sei a quindici anni.
Alla stessa pena soggiace chiunque indebitamente assume un alto comando militare.
Se il fatto è commesso in tempo di guerra [310], il colpevole è punito con l'ergastolo [313] ed è punito con l'ergastolo [la morte] se il fatto ha compromesso l'esito delle operazioni militari.
(È necessario che il potere, nel cui esercizio si persiste, sia esercitato effettivamente.)

http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-i/capo-ii/art287.html

Articolo 289. Attentato contro organi costituzionali e contro le Assemblee regionali
È punito con la reclusione da uno a cinque anni, qualora non si tratti di un più grave delitto, chiunque commette atti violenti diretti ad impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente:
1) al Presidente della Repubblica o al Governo l'esercizio delle attribuzioni o prerogative conferite dalla legge;
2) alle assemblee legislative o ad una di queste, o alla Corte costituzionale o alle assemblee regionali l'esercizio delle loro funzioni (3).

(Cfr. anche art. 5, c. 2, l. 29-5-1982, n. 304 – Misure per la difesa dell'ordinamento costituzionale)

http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-i/capo-ii/art289.html

Articolo 294. Attentati contro i diritti politici del cittadino
Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l'esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni [Cost. 48, 49] .

(È controverso se l'errore sulla natura politica del diritto sia rilevante o meno)

http://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-i/capo-iii/art294.html

Invitiamo perciò i legali del primo Ministro Silvio Berlusconi a rompere gli indugi e ad agire al più presto per ristabilire in Italia le regole dello Stato di Diritto violato, agendo contro quei settori del Potere Giudiziario che con i loro atti e le loro decisioni stanno portando un attentato grave e ripetuto al Potere Politico e con esso alla sovranità popolare, cardine di ogni democrazia moderna, con lo scopo evidente di sostituirsi ad essi nell'esercizio delle loro prerogative costituzionali.

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