Il rosario, i mantra, e la preghiera cristiana senza timor e senza tremor

Umberto Galimberti su D di Repubblica del 19 dicembre, pubblica la lettera di una signora che, giustamente indignata per la geniale trovata del rosario elettronico, ricorda poeticamente: “Le zie si sedevano intorno alla sala, con piccole sedie di vimini e legno, arrivavamo noi nipoti e altri bambini e recitavamo il rosario…Le nostre voci, meno solide e più fini delle loro, davano a quel canto un tono più vivo…Noi lo recitavamo per assicurarci un buon futuro, loro lo recitavano per il passato, per il perdono e per assicurarsi un prossimo paradiso…Il risultato era una melodia divina, un coro potente, una musica armonica”. Galimberti dà una bella lunga risposta. Scrive, tra l'altro: “Il rosario, simile a un mantra che ripete se stesso, dice l'incapacità dell'uomo di rivolgersi a Dio, se non ripetendo la stessa parola. E già proferirne una in nome di Dio è un atto che sfiora l'empietà. Per cui ci vuole quella mediazione che nel mondo cristiano si chiama Maria”. E poi: “Il rosario elettronico non capisce nulla di questa via ardua e rischiosa che, nel rivolgersi a Dio, evita all'intelletto la sua rigidità e al sentimento la sua deriva”.

Alla signora, vorrei dire che i miei ricordi di quando noi ragazzi recitavamo il rosario con la mamma, sono meno poetici. C'era la guerra, noi non sentivamo la vicinanza del sacro, ma solo la vicinanza del freddo, della paura, e alle volte della fame. Mamma credo pregasse nella speranza di poter mettere qualcosa sul fuoco l'indomani, oppure affinché il buon Dio non facesse cadere le bombe sulla nostra casa. E il Signore esaudì la sua preghiera. Le bombe caddero sulle case vicine ed uccisero adulti e bambini.

Al professore vorrei invece dire che le sue considerazioni sul sacro, mysterium tremendum et fascinans (Rudolf Otto), sono interessanti, però nel cristianesimo le cose stanno in maniera un po' diversa. Gesù insegnò agli apostoli a rivolgersi direttamente a Dio, chiamandolo confidenzialmente Padre. “Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli…” (Mt 6, 9ss). E il vero mediatore fra Dio e gli uomini, semmai, è Gesù stesso. Così afferma San Paolo: “Unico, infatti, è Dio, unico anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo” (1 Tim. 2,5). Il Concilio di Trento afferma che gli uomini sono stati salvati “per merito dell'unico mediatore N.S. Gesù Cristo” (D.B. 672). Maria partecipa largamente di questa mediazione, essendo Madre di Dio.

Riguardo al rosario elettronico, sono pienamente d'accordo con entrambi: è un'assurdità. Ma a me sembra un'assurdità anche il rosario non elettronico. Centocinquanta Ave Marie, divise in decine, intercalate dalla recita del Pater Noster e del Gloria, con meditazione, tra una decina e l'altra, dei Misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, ai quali Giovanni Paolo II ebbe la splendida idea di aggiungere i Misteri della Luce, portando così le Ave a ben duecento. Celiando un poco, oserei dire che l'interminabile “preghiera” sarà venuta a noia persino alla Madonna. Gesù aveva pur detto che bisogna pregare con insistenza (Lc 11, 5 – 10), ma pregare con insistenza non significa ripetere all'infinito gli stessi discorsi; non significa salutare Maria duecento volte di seguito, e dirle duecento volte che è piena di grazia, e duecento volte che il Signore è con lei. La preghiera cristiana ha poco da spartire con i mantra, che sono formule magiche. Il cristiano può rivolgersi a Dio anche senza pronunciare discorsi, ma se li pronuncia, può parlare a Dio con familiarità, come farebbe un figlio con un padre amorevole. Senza timor e senza tremor.

Renato Pierri

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