La storia di un rapimento che ha dell’incredibile.

Quanti possono vantare una figlia che a dieci anni ostenta tanta sicurezza ed esperienza?

Una storia veramente particolare. Abbiamo capito veramente cosa è successo?

Dopo otto lunghi anni di prigionia, Natascha Kampusch si è liberata dal suo aguzzino, il signor Priklopil. Il mondo intero si è appassionato a questa storia che, per certi versi, ha dell’incredibile. E, per “certi versi”, vogliamo intendere quei “versi” inerenti la giovane età. Era poco più di una bambina Natascha nel 1998 quando questo losco individuo decise di rapirla. Senza riassumerne la storia nei particolari, alcuni aspetti della vicenda appaiono veramente sconcertanti. Nella intervista televisiva che ha rilasciato al mondo intero, la oramai diciottenne signorina, ha mostrato una spigliatezza ed una intelligenza veramente vivide per una ragazza che è vissuta segregata in una cantina per ben otto anni. Non solo, ma dal suo atteggiamento davanti alle telecamere, si poteva riscontrare chiaramente una inusitata dimestichezza alla conversazione, una spiccata propensione alla relazione, alla freddezza ed al distacco emotivo dal contesto e dal merito della vicenda. In altre parole, ella è sembrata non solo una donna vissuta, ma un interlocutore forte e per nulla piagnucoloso. Natascha ha cominciato col raccontare che già dal primo giorno in cui fu condotta in quella che sarebbe diventata la sua prigione, si rese conto che il suo carceriere era un debole e che il suo rapimento fosse indice di un deficit d’ordine caratteriale perché ha detto del suo aguzzino «gli mancava qualcosa perciò agiva in questo modo». Si rese conto subito, cioè, che sarebbe stata lei, vittima, a dover condurre i giochi del prossimo futuro anche per il suo rapitore. Certo che a dieci anni, avere una capacità di analisi e di sintesi tale da permettere di configurare immediatamente un quadro chiaro di una situazione e che situazione, gravissima ed unica, non è facilmente credibile. Quanti possono vantare una figlia che a dieci anni ostenta tanta sicurezza ed esperienza? In più, la ragionevolezza dell’eloquio, la misurata espressione del viso accompagnata solo dalla chiusura periodica delle palpebre come nell’atto di concentrarsi, le valutazioni di carattere strettamente psicologico elargite, spesso, a beneficio del suo stesso carnefice, ne hanno delineato un quadro ed una personalità addirittura sconcertante.
Premesso che, non è escluso che questa donna sia dotata di una intelligenza fuori dal comune, che sia stata baciata dalla fortuna per caratteristiche che non possono essere considerate certo frutto di maturazione e crescita considerando l’abitat di prigionia come una cantina senza finestre e la tazza del gabinetto ai piedi del letto, dobbiamo ammettere che la sua intervista non poteva che lasciare lo spettatore letteralmente annichilito.
Alla trasmissione televisiva cui la ragazza ha affidato la sua intervista, hanno preso parte, indovina indovinello, anche alcuni psicologi. Essi avrebbero dovuto dare delle risposte proprio alle perplessità venute fuori dalla straordinaria personalità mostrate da Natascha. Nel paragone, questi ultimi hanno fatto veramente un brutta figura, professionale prima ed umana poi. Uno di questi, si è scervellato a sviscerare la personalità del sequestratore oramai morto suicida e sepolto. Un altro, ha fatto una analisi elementare provando a descrivere come si poteva sentire una ragazzina di dieci anni chiusa in una cantina nelle mani di un uomo cattivo. Un’altra ancora, parafrasando il cartone animato di “La Bella e la Bestia”, ha provato a fantasticare la similitudine con la storia dell’intervistata per giustificare situazioni di odio-amore verificatesi tra sequestratore e sequestrata compreso il suicidio del carceriere a seguito della fuga della sua vittima. Ma lo ha fatto, citando la storia del cartone come riferimento bibliografico che, in letteratura apporta innovazioni e fa precedente. Insomma, ha preso ad esempio una storia inventata dalla fantasia di un creativo per dare delle risposte professionali su base psicologica. Nessuno di questi si è chiesto, ma neanche lontanamente gli sarà passato per l’anticamera del cervello, sul come avesse fatto Natascha ad avere tanta sicurezza di sé a dieci anni, dove avesse appreso a parlare in maniera tanto appropriata la lingua non avendo frequentato né scuola né coetanei, come mai stesse così bene in carne dal momento che ha patito la fame nera e perché non le fosse venuto mai in mente di urlare quando, insieme al suo aguzzino, frequentava qualche negozio del centro.
In altre parole, dobbiamo credere che le cose si siano svolte proprio in questo modo, ma non ce lo hanno spiegato. Lo spettatore medio, non si è saputo barcamenare in questa storia, ma soprattutto si è disarmato al cospetto di una ragazza che ha dello straordinario. Forse questi esperti sono abituati ad avere a che fare con personalità tanto spiccate, ma allo spettatore medio, quello che compra le bambole alle sue bambine di dieci anni, tutto ciò non è apparso facilmente comprensibile. D’altro canto, non sono proprio gli psicologi, gli psichiatri, che affollano le trasmissioni da “diporto”, i talk show televisivi più insipidi delle nostre televisioni? Non sono proprio loro che con i loro profili psicologici e caratteriali, i loro approfondimenti, le loro analisi intro ed extraispettive non hanno fatto altro che non aiutare mai nessuno, né tanto meno gli inquirenti a scoprire, che so, una bomber oppure il serial killer di turno?
Crediamo alla versione della signorina Natascha anche se molti aspetti di questa vicenda restano veramente molto ostici da digerire. Ma provare a fare qualche illazione, è una tentazione ed anche un dovere, se vogliamo. Poniamo allora che questa vicenda non sia proprio come ce l’hanno raccontata e che nasconda, invece, altre storie d’altro tipo e via discorrendo, d’altronde non sarebbe neanche la prima volta nella storia dell’umanità, che figura tapina hanno fatto gli “esperti” che non hanno saputo fare altro che proporre una semplice discussione da salotto affermando con convinzione e saccenza solo delle banalità?

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