La dimensione politica del corpo di Sakineh

E' stata liberata Sakineh, insieme al figlio e all'avvocato, la notizia era giunta giovedi scorso dal presidente del Comitato internazionale contro le esecuzioni capitali con sede in Germania. Oggi la smentita, ma le notizie oscillano in un modo inquietante,il governo dittatoriale dei mullah, mostra ancora una volta il volto feroce dell'ideologia fondamentalista e clericale su cui si fonda.Ricordiamo che poco tempo fa, la lapidazione era stata sospesa nell'attesa di una rielaborazione della pena che, in base all'accusa di partecipazione all'omicidio del marito, sarebbe potuta diventare impiccagione.La strategia del regime dittatoriale iraniano, è chiara, scegliendo di impiccare la donna, anziché lapidarla, avrebbe dovuto attutire il chiasso mediatico che è stato fatto sul caso, e che ovviamente le ha salvato la vita, mettendo in crisi le mosse del regime stesso, che con la lapidazione si sarebbe esposto ad ulteriori pressioni internazionali.Ma Sakineh è una cittadina iraniana, che è stata arbitrariamente arrestata, come capita spessissimo e a moltissime donne in Iran, anche solo per non essere “ben velate”. Una donna che è divenuta suo malgrado, un corpo a disposizione del potere dei fondamentalisti che hanno ottenuto da lei confessioni pubbliche a volto coperto e in seguito a tortura; una questione privata, che ha assunto una dimensione politica.Il governo iraniano, aveva dichiarato, che il verdetto sarebbe stato certo solo a procedure legali concluse. Ma tutto questo non ha nulla a che vedere su una possibile mancanza di prove di colpevolezza che già aveva millantato, né tantomeno con un atto di clemenza, questa non è che la dimostrazione del guado in cui il regime si è cacciato, e del rischio di un ulteriore isolamento della Repubblica islamica, e allo stesso tempo un modo per ribadire la sua piena sovranità. In Iran, ci sono fortissimi scontri tra varie fazioni, che non sono affatto semplici competizioni politiche come noi potremmo immaginare, ma delle vere e proprie prove di forza che hanno lo scopo di ribadire e confermare assetti di potere. La fazione che fa riferimento a Khamenei, è molto attenta sull'aspetto dei costumi, soprattutto alla repressione sulle donne che osano sfidare la la shari'a, in particolare la morale dei fondamentalisti islamici, che si fonda sulla discriminazione e sulla soppressione fisica delle “mal velate” e delle “adultere” (anche solo sospettate). Questa è la fazione che ha sempre avuto un grande potere nella sfera giudiziaria grazie al suo braccio armato, anche quando era in corso la presidenza di Khatami, alla quale si opponeva ferocemente. La destra radicale invece, si oppone prevalentemente all'imperialismo, ed è meno interessata ai costumi, e si è potuto vedere nelle posizioni di Ahmadinejad, una certa tolleranza all'ingresso delle donne nello stadio, e in disaccordo con le frasi offensive del giornale degli ultraconservatori, Kayhan, nei confronti di Carla Bruni, perchè il suo interesse è quello di fare scelte funzionali al suo progetto in merito alla politica estera, per salvaguardare la questione del nucleare.E' evidente che per l'ala radicale, Sakineh rappresentava un “corpo da punire”, una sfida punitiva per l'occidente che tenta di ostacolare la sua corsa verso il nucleare. Ha infatti accusato l'occidente di usare “due pesi e due misure” sulla questione dei diritti umani quando fu eseguita la pena capitale in Usa su una donna accusata di omicidio e ritardata mentale: Teresa Lewis, la vita di Sakineh sembrava legata alla sua, un vero strumento nelle mani del regime iraniano, grazie al concetto di reciprocità. Il rischio che Sakineh venisse schiacciata da questo masso enorme che gravava sulla sua testa, era enorme. L'offesa di diritti umani in Iran, si inserisce in un contesto di forte e grave contrapposizione politica, militare e religiosa, e il fatto che il regime si senta sotto pressione non ha impedito l'esecuzione tramite impiccagione, la settimana scorsa, di Shahla Jahed, anche lei accusata dell'uccisione del marito, e come per Sakineh, la confessione è stata ottenuta sotto tortura.E' fondamentale quindi, non considerare l'eventuale, ma forse ora improbabile liberazione di Sakineh, come un atto di clemenza o peggio, un ripensamento da parte del regime circa i diritti fondamentali delle persone, ma solo e semplice opportunismo politico, perchè giustiziarla lo porrebbe in grave difficoltà rispetto alla priorità nucleare e le sanzioni economiche messe in atto dall'occidente, che certamente non sono sufficientemente adeguate, visto che giocano ancora a “braccio di ferro” con il dissenso internazionale. Questo nell'attesa di perfezionare l'aspetto militare, di essere in possesso della bomba atomica, cosa che gli consentirà di esercitare una vera egemonia. Tentare di rappresentare questo potere in due entità, riformatrice e conservatrice, sarebbe un errore gravissimo, soprattutto ricercare al suo interno una fazione moderata. Tutto ciò che il regime presenta sotto un'etichetta riformista, non è altro che una “ritirata tattica” messa in opera in conseguenza alla pressione esercitata dai media mondiali sul caso di Sakineh, mentre questa mossa è funzionale alla sopravvivenza del regime e della corsa al nucleare, nonché al mantenimento della misoginia e l'esportazione del terrorismo, la tormentata vicenda di Sakineh, non deve essere sottovalutata, e certamente molte altre donne iraniane verranno torturate e lapidate, non spegnamo i riflettori.Non dimentichiamo le politiche di Khatami, che millantava di essere fautore della tutela delle donne, la stampa occidentale aveva scritto allora, che “un mullah moderato era arrivato per cambiare il regime”, sostenendo che Khatami voleva cambiare le cose. Dopo sette anni dal suo mandato, non c'è stato altro che un peggioramento. Significativo il fatto che la donna sia stata portata nelle sua casa per girare un video che ricostruisce il presunto omicidio, un' ennesima dimostrazione della vischiosità di questo regime, che tenta di legittimare la barbarie nei confronti delle donne e del popolo iraniano.E' stato proprio Khatami a rifiutare la convenzione contro tutte le forme di discriminazione femminile. Ventisei condanne alla lapidazione sono state pronunciate nello stesso periodo. Leggi che sanciscono la discriminazione sessuale e non rispettano le donne, sono in vigore oggi più che mai, nonostante l'uso politico del corpo di Sakineh.

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