Non interesserà a tutti questa mia storia vera. E’ per i medici, soprattutto urologi, e magari per coloro che credono ai miracoli. Un bel po’ di gente, in fondo. Dimenticavo: interesserà anche a coloro che hanno o hanno avuto un calcolo di 1 cm nell’uretere.
“Chiedo consiglio a lei, gentile dottore: aspetto ancora, nella speranza di espellere il calcolo, oppure prenoto visita per stabilire intervento? Consideri che abito a Roma e che ho ottantatré anni”. Questo scrivevo ad un noto, bravissimo (continuo a crederlo) urologo di Milano, nella primavera dell’anno passato. E il medico che già durante la visita mi aveva detto che cercava di evitare interventi alle persone di una certa età, mi rispose le testuali parole: “No, non ha speranza. Però se sta bene, può non operarsi”. Il calcolo ha lasciato che stessi bene per un anno e più, poi, arrivata l’estate, la stagione da me preferita, ha pensato di guastarmela, o forse semplicemente si è stancato (come dargli torto?) di stare sempre nella stessa posizione, e ha deciso di farsi un viaggetto. E sono cominciati i dolori. Non da strillare, ma da tenerti sveglio e farti passeggiare su è giù per la camera durante la notte. Lui viaggiava e io passeggiavo. Poi si è piazzato nel tratto finale dell’uretere, là dove si restringe un poco, all’imbocco della vescica. E quella notte l’ho trascorsa tutta intera senza chiudere occhio. Una nottataccia. C’era quasi da strillare.
Dal giorno successivo il calcolo ha deciso di lasciarmi in pace. Finito il viaggio? Adesso devo parlare di urina e di toilette. Magari se vi dà fastidio non andate oltre, lasciate la lettura ai soli medici. Erano giorni che non riuscivo quasi a trattenerla, la pipì, e dovevo correre in bagno. Una mattina mi trovo in un supermercato, sento urgente il bisogno, lascio il carrello da una parte e mi reco in fretta alla toilette. Di urina ne escono poche gocce e il flusso si blocca. E mo? Un attimo solo, poi si sblocca ed esce tutta d’un colpo. Dopo una ventina di giorni tranquilli, senza nessun disturbo, torno dall’urologo a Milano, il quale vede la Tac fatta qualche giorno prima della nottataccia, e mi comunica che il calcolo va tolto, anche perché il rene è in sofferenza. Figuratevi. Mia figlia che era con me e che mi vuole un bene dell’anima, era più preoccupata di me, quasi spaventata, considerata la situazione degli ospedali a causa della pandemia. Riferisco all’urologo l’episodio nel supermercato, e lui, non escludendo che possa essere accaduto un “miracolo”, mi consiglia di fare nuova Tac, per essere certi che il calcolo sia ancora lì. Torno a Roma. Che noia, che noia tutti questi raggi. Ma la faccio la Tac, e tre giorni dopo, assieme alla cara figlia, leggo il referto sul computer: “Non più apprezzabile la concentrazione litiasiaca… “. Il calcolo non c’è più. Altri due urologi mi avevano visitato a Roma, prospettandomi l’intervento.
Io ai miracoli non credo. Non ho pregato Gesù né Maria, e il calcolo è andato via. Avrei gridato al miracolo, se ci avessi creduto, se avessi pregato.
Renato Pierri