Il Partito Democratico sarà un partito come gli altri. Da questo, prenderanno vita altri partiti. Poi, tra questi, qualcuno sceglierà quelli con percentuali maggiori e si ricreerà un nuovo partito. Manco a dirlo, democratico. Il PD, non è ancora una realtà e già mostra tutti i difetti della storia della politica italiana. Si prospetta, cioè, la creazione di un partito che di nuovo non ha proprio un bel niente. Senza contare la voglia, la volontà spudorata di candidati che si propongono, per le primarie alla segreteria, sforzandosi di dimostrare il loro disinteresse ma sperando che qualcuno li preghi a presentarsi. Tanti i bocciati per le primarie. Tanti e blasonati e tra questi il Tonino nazionale. Fu proprio quel Pannella a parlare nel nostro registratore nel maggio scorso, interrogato sul Partito Democratico ed affermare: «Ci può dare un parere spassionato su questa nuova formazione chiamata Partito Democratico? Spassinato. Solo perché come potrebbe appassionare? Dico semplicemente che questo è un ulteriore portato della decomposizione del tradizionale assetto dirigente. Non c’è nulla di nuovo. Consumano, continuano a consumare il possibile di ieri.
La politica è costruire il nuovo possibile. Certo, il nuovo possibile non è il nuovo Partito Democratico». Invece, il Marco nazionale si appassiona eccome dal modo con cui ha reagito alla sua esclusione. E del sempre verde De Mita che, alla richiesta di una intervista sul PD ci rispose: «Non ho ancora le idee chiare in merito»? Detto da lui, un giovanotto di ottanta anni che ha fatto tutto, ma proprio tutto, non c’è da stare allegri. Le idee ce l’ha chiare eccome: si candiderà per guidare il PD in Campania.
L’apoteosi della tragedia si avrebbe con la Rosi Bindi in veste di segretario del nuovo PD. L’apognosi, dicono i greci, della conclusione: oltre la disperazione, cioè.
Non convincono le dichiarazioni di novità e di ammodernamento che sono presenti solo nelle intenzioni e nelle chiacchiere. E’ troppa la paura ed anche mal celata, di perdere le antiche identità. Non c’è spazio al rischio e neanche alla novità. Il cordone ombelicale che tiene legati i DS e la Margherita ciascuno alle proprie idee, rende non solo complicato, ma per certi versi, incompatibile la loro convivenza ideologica e politica.
Ciò che più sconcerta, però, è l’atteggiamento dei giovani di cui si sente tanto bisogno per la costituzione della nuova compagine. Manca la loro insofferenza ai giochetti della politica di basso cabotaggio che sta segnando la preparazione prodroma alle primarie. Non si sente una qualificazione, sia pure solo dialettica, alla partecipazione. Sembra quasi che essi si siano già assuefatti, comprando a scatola chiusa, quanto viene propinato dall’uno e dall’altro notabile di partito. Il PD non è stato ancora assemblato e già si sente il bisogno di una rottura. Un fatto è certo, i protagonisti del PD, almeno per il momento, non hanno niente a che fare né con il rinnovamento, né con il ringiovanimento. Altro fatto altrettanto certo e sconcertante, la mancanza di voci nuove e giovani che pur perorando la nascita di questa nuova “intenzione”, ne critichino la fase costituente denunciandone il retaggio stantio e le presenze vetuste.