Da Calamandrei a Di Maio

di Francesco S. Amoroso

L’Assemblea Costituente incaricata della concezione e redazione della nostra Costituzione era composta da personaggi di altissimo spessore quali: Aldo Bozzi, Lelio Basso, Giorgio Amendola, Giulio Andreotti, Piero Calamandrei, Emilio Colombo, Benedetto Croce, Alcide De Gasperi, Giuseppe Di Vittorio, Giuseppe Dossetti, Luigi Einaudi, Amintore Fanfani, Nilde Iotti, Giorgio La Pira, Giovanni Leone, Aldo Moro, Costantino Mortati, Sandro Pertini, Attilio Piccioni, Meuccio Ruini, Mariano Rumor, Giuseppe Saragat, Oscar Luigi Scalfaro, Mario Scelba, Antonio Segni, Paolo Emilio Taviani, Palmiro Togliatti, Ezio Vanoni, Benigno Zaccagnini.

 Il Progetto fu approvato definitivamente il 22 dicembre 1947.

Gli esponenti politici che oggi vogliono modificare la nostra Carta  fondamentale appartengono al Movimento 5 stelle.

Fate voi lettori un confronto tra i costituenti di ieri e gli odierni innovatori.

Questa premessa ci introduce al tema di questo articolo, relativo al quesito referendario riguardante il taglio dei parlamentari su cui dovremo esprimerci il prossimo 20 settembre.

Alcune osservazioni sono di rigore.

I sostenitori del taglio affermano che il si al referendum ridurrebbe i costi della politica che gravano sui cittadini, ma questa modifica andrebbe inserita in un più articolato progetto di riforma costituzionale, cosa che nel caso in esame non è previsto.

I deputati passerebbero dagli attuali 630 a 400 i senatori da 315 a 200.

I risparmi che deriverebbero dalla riduzione dei parlamentari secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani di Carlo Cottarelli ammonterebbero a 57 milioni annui e 285 milioni a legislatura, una cifra notevolmente più bassa di quella propagandata dai sostenitori del taglio, 500 milioni a legislatura, pari allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana.

Il risparmio sarebbe dunque irrisorio: 1,35 euro a cittadino.

Va evidenziato poi come le Costituzioni diano vita a un sistema organico. Se cambia una sola parte, come nel caso di specie, senza regolare tutti gli effetti prodotti come ad esempio una nuova legge elettorale, il cambiamento dei regolamenti parlamentari, la modifica del quorum che dovrà eleggere il Presidente della Repubblica, è sicuro il danno che verrebbe a prodursi.

Senza contare, che questo referendum dall’innegabile connotazione populista, condurrebbe a un sistema parlamentare oligarchico, diminuendo la rappresentanza politica, uno dei cardini del nostro sistema parlamentare, con il conseguente effetto di mortificarla.

L’effetto principale di questa riforma sarà il forte potenziamento delle segreterie dei partiti nella scelta dei futuri parlamentari.

Resterebbe inoltre senza voce e quindi senza rappresentanza il 15 – 20 % del corpo elettorale.

Prima di esprimere perciò un si al quesito referendario riflettiamo attentamente alle conseguenze di questo possibile taglio, che non renderà il Parlamento maggiormente efficiente, come affermano i sostenitori del si.

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