Radicali, siglata all’unanimità  l’intesa col PD

di Paolo Dimalio

Sparisce il simbolo. Nove parlamentari e Bonino ministro. Castagnetti: “un boomerang” per il PD

Cala il sipario sulla querelle Veltroni-Bonino. Il 13 ed il 14 aprile i Radicali correranno nelle liste PD, senza il loro simbolo. La decisione è passata ieri all’unanimità, dopo una riunione di due giorni all’Hotel Ergife.
In cambio della rinuncia al simbolo, i radicali hanno ottenuto 9 parlamentari, Bonino ministro, parte del malloppo dei rimborsi elettorali, e un posto al sole nella campagna televisiva del Partito Democratico.
Ora arriva il difficile. Come mettere d’accordo teodem e “mangiapreti” radicali, abortisti e porporati? E subito le prime frizioni. “L’alleanza del Partito Democratico con i radicali sarà un boomerang, con effetti dirompenti non calcolati”, tuona Pierluigi Castagnetti (ex Margherita), paventando la fuga del voto cattolico. Rincara la dose Paola Binetti, già in trincea per la candidatura di Umberto Veronesi come capolista PD in Lombardia: “Noi cattolici ci coalizzeremo ancora di più per difendere i nostri valori dentro il partito”. La senatrice Teodem poi si scaglia contro il diavolo radicale, “portatore di una cultura totalmente opposta a quella dei cattolici”.
Pessimo segnale per Veltroni, fustigatore delle coalizioni “frullatore” e sostenitore dell’omogeneità programmatica. Re Walter rischia di mettersi a capo di un’armata brancaleone non poi così diversa dal “caravanserraglio” prodiano. Certo, non ci sono più i “rossi” a mettere i bastoni tra le ruote sull’Afghanistan. A tuonare per l’abolizione della legge 30 e per le promesse da marinaio sul precariato. Sull’economia e in politica estera, quindi, tutto dovrebbe filar liscio. I dolori arriveranno sui temi etici (aborto, eutanasia, coppie di fatto) e sulla questione televisiva.
Imbarcando la truppa dipetrista, infatti, per Veltroni sarà dura smarcarsi dal conflitto d’interessi e dalla riforma del piccolo schermo. L’ex Pm ha già lanciato il suo proclama: fuori Rete4 dentro Europa7, un canale a testa per il Biscione e per la Rai (senza reclame e solo canone). Al loft di Sant’Anastasia non ci pensano neppure. Il programma del PD, replicano seccati Veltroni e Follini (responsabile dell’informazione) , è il ddl Gentiloni. Che non cita mai Europa7 e non scalfisce il duopolio.
In compenso Veltroni ha tappato due pericolose falle. L’elettorato laico, timoroso di una deriva clericale, dorme tra due guanciali dopo l’ingresso della pattuglia radicale. Mentre Di Pietro aggancia al carro democratico il popolo dell’antipolitica. L’obiettivo è fare il pieno di consensi. Governare è tutt’altra cosa.(Agorà Magazine)

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