Il senatore Pollastri, Presidente dell’Assocamereestere. Una occasione in più di trasmettere l’Italia commerciale al resto del mondo
Lei è stato nominato Presidente dell’Assocamereestere, questa è una posizione molto importante in considerazione del fatto che è anche senatore della Repubblica eletto all’estero. Per l’economia dello scambio internazionale del nostro paese potrebbe rivelarsi preziosissimo.
Sì. Consideriamo che questa associazione di tutte le Camere di Commercio Italiane all’Estero che comprende ben 72 Camere che operano in 48 paesi, è una struttura un po’ unica che ha l’Italia dal punto di vista economico e commerciale.
Esse sono dei ponti per le piccole medie imprese che vogliono fare della internazionalizzazione. E’ una associazione di Camere senza fini di lucro come d’altronde lo sono tutte le Camere di Commercio all’estero che operano, non dimentichiamolo, in regime di bilateralità. Ciò significa che esse sono strutture nate in paesi differenti e con legislazioni differenti riconosciute dai governi locali. Poi ottengono un riconoscimento dal Ministero del commercio internazionale, dopo aver compiuto un iter ed aver atteso a certi parametri indicati dalla legge.
Il fatto di presiedere questa grande struttura e poter portare la voce, qui in Senato, di tutte queste Camere di Commercio, lo ritengo un fatto estremamente importante. Soprattutto per una opera di informazione perché, in verità, queste Camere di Commercio non sono così conosciute nel mondo economico italiano. Sono conosciute bene solo da quelle entità specializzate che, per ovvi motivi, sono collegate direttamente con loro.
Noi abbiamo come partners principali, l’Unione delle Camere: l’Union Camere quindi le 103 Camere di Commercio italiane.
Abbiamo creato, insieme con l’Union Camere, una struttura commerciale completa sia in Italia sia all’estero. Essa è anche il braccio estero di tutte le Camere di Commercio italiane. Mettiamo insieme una struttura che, collegata in modo informatico, ci dà la possibilità di svolgere un lavoro eccezionale.
Premetto che le Camere di Commercio sono costituite da consigli di amministrazione composti da professionisti, imprenditori grandi e medi radicati sul posto. Sono quelli che possiedono gli impulsi e le informazioni dedicate necessarie da dare alle nostre imprese che vogliono internazionalizzarsi.
Immagino lei saprà che a Roma si è costituito il Comitato per lo sviluppo del sud, sotto l’egida della Camera di Commercio Americana per favorire gli scambi commerciali tra Italia ed America, ma soprattutto incentivare gli investimenti stranieri al sud per farne ripartire l’economia. Il Comitato è composto da uomini di spicco: Ettore Artioli, vice Presidente di Confindustria con delega per il mezzogiorno; Francesco Caltagirone, Presidente gruppo Acqua marcia; Ferruccio Ferranti, amministratore Sviluppo Italia; Pietro Ciucci, amministratore delegato stretto di Messina; Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente Cassa di Risparmio di Roma; Riccardo Faini, docente di Politica Economica Università Tor Vergata; Giuseppe Marra, direttore Adn Kronos; Antonio Marzano, Presidente Cnel; Andrea Monorchio, Presidente infrastrutture s.p.a; Beniamino Quintieri, Presidente Fondazione M. Masi Osservatorio Nazionale Internazionalizzazione e Scambi; Santo Versace, Presidente “Gianni Versace”; Enzo La civita, rappresentante regioni Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata per l’Americam Chamber; Ercole Pellicanò, Vice Presidente ed amministratore delegato Maia caterpillar il quale è anche il presidente del Comitato.
Anche l’associacione Camere Estere si muoverà in questo senso, certo. Anzi, mi complimento vivamente per questa nuova iniziativa che concentra i propri sforzi al sud che potrebbe divenire il motore economico della ripresa industriale del nostro paese. Sono favorevolmente sorpreso da questa iniziativa anche in considerazione del calibro dei suoi componenti, tutti di primissimi piano con esperienze consolidate un po’ in tutti i settori strategici in grado sicuramente di realizzare progetti utili e proficui.
La possibilità di calamitare investimenti stranieri in Italia, deve diventare una realtà.
Purtroppo l’Italia lascia molto a desiderare sotto questo profilo. La carenza di investimenti stranieri in Italia è un argomento che viene discusso a lungo. Molte le concause: la burocrazia italiana, per esempio, rende insuperabili gli ostacoli e spaventano gli investitori i quali si rivolgono altrove. Si tratta di quello che è stato denominato. Rischio Italia.
Gli stranieri ci guardano e ci definiscono un rischio in senso generale, si pensi al problema della sicurezza, alle lungaggini ed alle difficoltà che si incontrano. Dobbiamo impegnarci tutti a far si che l’Italia diventi un Paese appetibile per gli investitori stranieri. Lo sforzo va fatto all’estero. L’Italia offre grandi opportunità e bisogna farla conoscere. Pubblicizzare le prospettive di investimento, pubblicizzare le agevolazioni che regione per regione possono essere concesse dagli Enti Locali. Con tutte le strutture in nostro possesso, sia in Italia sia all’estero, dovremmo operare in sinergia indicando proprio il sud come base di partenza fondamentale per l’economia italiana. In questo senso, faccio i miei complimenti al Comitato per lo sviluppo del sud che presenta un futuro interessante. Faccio un in bocca al lupo al Comitato ed auguro un buon lavoro.
Superata la prima fase con la realtà italiana e quindi anche con una certa stampa avversa, voi eletti all’estero, avete trovato la vostra strada?
Sa, è un fenomeno totalmente nuovo quello del voto degli italiani all’estero. Erano comprensibili le perplessità, i dubbi, un atteggiamento di diffidenza da parte dell’opinione pubblica, qualche volta addirittura di sospetto, nei nostri confronti.
Noi eletti all’estero ci siamo trovati ad affrontare enormi difficoltà che superiamo attraverso un atteggiamento di concretezza che ci siamo riproposti di trasmettere.
Principalmente siamo qui per collegare il mondo esterno con l’Italia anche in considerazione del lavoro degli italiani all’estero che sono una grande risorsa per l’Italia. Guardiamo alle nostre imprese nel mondo, siano esse italoamericane, italoargentine, italoaustraliane, italoeuropee ecc. tutto questo mondo, è una grande risorsa. Noi vogliamo essere un ponte tra queste risorse e l’Italia.
Non è soltanto una questione di emigrazione e, conseguentemente, dei diritti che hanno gli emigranti che non sono più cittadini si serie “A” ma sono diventati cittadini di serie “B”.
Il problema è di dare veramente un contributo a quello che può essere la globalizzazione che le piccole e medie imprese italiane devono assolutamente fare per poter recuperare la loro competitività.
La Commissione permanente dei 29 per gli italiani all’estero, è già operativa?
No, è ancora in formazione, non possiamo nemmeno parlarne, allo stato, è solo una richiesta che è stata fatta per poterla costituire. I nostri obiettivi non sono la ricerca di benefici, siamo lì cercando di collocare in ordine certi diritti che ci sembrano sacrosanti ma, per il resto, l’obiettivo è quello che si è riproposto anche il Comitato per lo sviluppo del sud cioè: contribuire a dare un aiuto all’espansione economica dell’Italia favorendo gli investimenti stranieri.
Non è che cercate solo soldi e calcio? Ha qualche novità da raccontarci in anteprima?
Ma sì, a me, tra l’altro, quella dei soldi, dal mio punto di vista personale, faccio molta fatica a pareggiare tra i miei costi e quello che ricevo. Il calcio? Sì, sono appassionato ma relativamente posso considerarmi un tifoso. Provengo da un paese, il Brasile, che è fanatico per il calcio.
Guardi, mi pare che noi svolgiamo una attività completamente diversa da quanti vogliono farla sembrare, una attività profonda dal punto di vista economico e sociale che va ben oltre queste che sono solo delle illazioni, delle etichette ma che mi lasciano totalmente indifferente.
Sento che ci stiamo incamminando verso lo studio e la soluzione delle problematiche che affliggono gli italiani all’estero, con decisione e concretezza.
C’è un disegno di rafforzamento dei rapporti con gli italiani all’estero. Siamo vicini alle soluzioni tanto attese, per esempio, la ristrutturazione dei Consolati per renderli più efficienti.
Personalmente, conduco questa battaglia nella Commissione Esteri della quale faccio parte dove, continuamente, metto in evidenza che l’Italia deve provvedere urgentemente al riordino ed al rafforzamento delle reti consolari che sono, poi, il nostro biglietto da visita all’estero. Non solo perché gli altri ci guardano, ma proprio per essere utili. Si pensi alle difficoltà di ottenere un certificato, il passaporto ecc. Tutto questo ha una lentezza ed un gigantismo eccessivo. Stiamo operando. Non abbiamo la bacchetta magica ma stiamo muovendo in sintonia con tutte le forze politiche e non solo quelle del centrosinistra.
L’italiano-brasiliano, ce lo descrive?
L’italiano-brasiliano è un fenomeno straordinario. Si consideri che in Brasile ci sono oltre 25 milioni di cittadini di origine italiana. Una grande fetta d’Italia in Brasile.
Tenga presente che, nel parlamento brasiliano esistono 150 parlamentari di origine italiana, uno spaccato di italianità veramente notevole.
Il messaggio che voglio dare ai connazionali in Brasile è un messaggio di prospettiva. Sono qua per rappresentare non solo quelli che mi hanno votato, ma tutti gli italiani presenti in Brasile ed anche gli italo-brasiliani. Sono questi che fanno da ancora per la cultura e per le tradizioni italiane in quella terre. Perciò è necessario coltivare maggiori rapporti a 360°, culturali e commerciali.
Ciampi, quando visitò il Brasile, disse una cosa che io condivido e sposo totalmente, lui disse: «Più Italia in Brasile, più Brasile in Italia». E questo è il mio compito.