Mentre con una mano il Governo italiano presenta a Bruxelles il Piano d’Azione Nazionale per ottemperare agli obblighi vincolanti comunitari della direttiva 2009/28/CE all’insegna della promozione delle fonti rinnovabili, con l’altra lo stesso Governo sembra contraddire tale spirito con la Manovra Finanziaria attualmente in esame, dove sembrano permanere sia l’art. 15 che impone agli impianti idroelettrici di grande derivazione un nuovo canone, che l’art. 45 che cancella l’obbligo da parte del GSE di ritirare i CV in esubero squilibrandone il mercato determinandone il crollo repentino delle quotazioni.
“Inoltre, l’emendamento all’art. 45 – dichiara Roberto Longo, presidente di APER – presentato nelle ultime ore dal Senatore Azzollini, relatore del provvedimento presso la Commissione Bilancio del Senato, introduce un pericoloso principio, quello di indebito trasferimento dalle bollette elettriche degli italiani al bilancio dello Stato di fondi (raccolti originariamente per mantenere in equilibrio il sistema elettrico nazionale) per dare copertura ad altre componenti della spesa pubblica, che con il sistema elettrico non hanno nulla a che vedere”.
La situazione sembra pertanto sempre più allarmante: non solo si rischia che vengano confermati dei provvedimenti che porteranno al blocco totale del settore delle fonti rinnovabili con conseguente fallimento delle iniziative imprenditoriali in corso, e impossibilità di sviluppo di quelle future, mettendo a rischio già oggi decine di migliaia di posti di lavoro e decine di miliardi di euro di investimenti, ma si concretizza all’orizzonte anche l’eventualità di utilizzare i proventi della bolletta elettrica per finalità esterne all’equilibrio del settore energetico, creando così un pericoloso precedente.