I soloni della politica che predicano bene ma razzolano male

di Stefano Schiavi

Certo che la storia dell’umanità non cambia mai. Nonostante i millenni e i progressi l’uomo ha insito nel suo inconscio il concetto di colpire alle spalle.
Strano ma vero, poi, il gesto del colpire alle spalle arriva inevitabilmente, e puntualmente, sempre da chi è stato beneficiato ad ha usufruito dei favori dell’accoltellato di turno.
Abbiamo fior fiore di accoltellati. Ne citeremo uno solo: Giulio Cesare. Additato come un tiranno da chi lo aveva portato sull’altare del potere per scaraventarlo poi nella polvere quando capirono che, come si dice a Roma, “non c’era trippa per gatti”.
Inevitabili quindi le pugnalate fatali al grido di “morte al tiranno e morte al traditore”.
In fondo questo è quello che sta accadendo a Gianfranco Fini di cui, dopo averlo avversato per 30 anni anche in maniera feroce, mi trovo oggi a prendere le difese. Certo, non credo ne abbia bisogno. Ma se c’è una cosa che ho imparato in 30 anni di politica attiva e che non ci si gira dall’altra parte quando una persona è in difficoltà. Specie se a metterlo alla gogna sono quelle persone che hanno beneficiato del suo potere e che, soprattutto, lancia strali da dietro una poltrona senza mai essere stati in mezzo ad una strada a difendere quelle bandiere, che oggi dice ammainate da Fini.
Da che me ne ricordi, certe persone in strada – e di strade ne ho viste molte e non solo a Roma – non c’erano e non ci sono mai state.
Parlando di bandiere ammainate poi, dico sì, è vero, Fini le ha ammainate. E sono stato uno di quelli che non lo ha seguito supinamente nel trapasso dal Msi ad An. Ma sono anche uno di quelli, a differenza dei suoi detrattori di oggi, che non ha mai pietito un posto di lavoro, un briciolo di potere, una prebenda. Ho sempre navigato a vista e da solo, pagandone spesso le conseguenze. Proprio come quando ero nel Msi-Fdg o nei gruppi extraparlamentari. Proprio perché non ero d’accordo con l’eutanasia del Msi. Così come non ero d’accordo con la linea almirantiana e finiana pur essendo un militante del partito. Un dirigente giovanile e locale del partito.
Un partito che personalmente (ma lo stesso vale per moltissimi altri come me) non mi ha dato nulla se non colla e vernice su capelli e sui vestiti, notti insonni, bastonate in testa, bombe a casa e in sezione, denunce e condanne. Vorrei vedere quanti di questi soloni (e purtroppo colleghi) che oggi tuonano dalle colonne di certi quotidiani hanno un curriculum militante come il mio e come quello di migliaia di ex ragazzi degli anni 70 e 80. Un vanto? Per certi aspetti sì. Per altri una iattura. Per altri ancora credere in una idea è costata anche la morte. Ma eravamo tutti per strada mentre certi soloni…
Certi soloni sognavano la rivoluzione, scrivevano, scrivevano, scrivevano, teorizzavano….nel buoi di una stanza, al caldo nel tepore della famiglia.
Forse perché non volevano mischiarsi con la peggio gioventù? Possibile, probabile…. In fondo la paura è un sentimento umano e va compreso.
Così mentre noi speravamo nella rivoluzione ma eravamo parte attiva di un sogno, giusto o sbagliato non importa, loro muovevano i passi verso il futuro radioso e danaroso. Noi invece, svanito il sogno, rimanevamo là, fermi a leccarci le ferite, vere e non presunte.
Oggi quei giovani soloni hanno fatto carriera anche grazie a Gianfranco Fini. Quello stesso Fini che oggi, dopo aver sbagliato molto (a mio giudizio ovviamente, non rinnego nulla del mio passato), ha intrapreso una strada che in moltissimi di noi ex rautiani, o di destra sociale che dir si voglia, riconoscono come la propria. Così l’avversario di un tempo diviene la persona con cui fare la strada insieme. Verso un futuro migliore di quello che stiamo vivendo ora.
A questo punto mi domando chi è il vero traditore, colui che lo ha sempre attaccato perché aveva una visione diversa della politica e che oggi invece, finalmente, la possibilità di condividere un percorso, o quelli che da sempre al suo seguito invece lo condannano come novello Cesare accusandolo delle peggiori nefandezze politiche? Quando questi soloni che parlano di parricidio non si avvedono che stanno facendo lo stesso loro beh allora vuol dire che c’è malafede. Poi per carità non sono certo per il Fini santo subito. Perché Fini santo non è. Non lo è mai stato né mai lo sarà. Così come non lo siamo stati noi e né mai lo saremo. Ma ditemi chi in politica è Santo con la S maiuscola perché allora avremmo trovato il vero leader per l’Italia. Di tradimenti in 30 anni ne ho visti molti e di ben peggiori di quelli di cui viene accusato, a volte anche a ragione, Gianfranco Fini. Ma oggi credo anche che tutto questo fa parte del gioco della politica, fa parte dell’essere umano, delle sue vanità, delle sue voglie e speranza personali. Ma per favore fatela finita di ergervi a salvatori della patria, a duri e puri dell’ortodossia politica e ideale perché a ben guardare, qui, il più pulito c’ha la rogna.

Tag: Gianfranco Fini, Politica

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