E' uscito l'attesissimo libro della raffinata scrittrice fiorentina Giovanna Querci Favini. “Il Baratto”, ed. Marsilio, è un libro avvincente, solido nell'impianto morale, nel disegno narrativo, nella scelta di un linguaggio nitido e concreto, ricco di imprevedibili invenzioni, di sorprendenti pregnanze. Chi legge questo romanzo rimane rapito dal susseguirsi degli avvenimenti e dalla straordinaria vena narrativa che da sempre contraddistingue questa prodigiosa scrittrice, che è nata e vive a Firenze, dove per molti anni è stata docente universitaria. La protagonista è una donna che potrebbe essere il prototipo dei desideri di ogni donna della nostra epoca: la sua massima realizzazione è nel lavoro. È nata da una famiglia benestante e si è sposata con un ricco imprenditore, ha due figli, una bella casa, insomma tutto quello che una donna può desiderare, ma soprattutto il suo lavoro le riempie la vita molto più dell'amore per suo marito che è ormai diventato una tenera amicizia resa appena un po' diversa da qualche incontro sotto le lenzuola, con l'impressione di rubare del tempo al sonno di entrambi sottraendo energie ai rispettivi lavori. Ghita è una docente universitaria di psichiatria, aiuto del primario, e ha con lui una sorta di amicizia che a volte sembra voler essere molto di più. Le sue malate, e lei se ne rende conto, sono più importanti del marito, dei figli, del posto prestigioso che occupa nella società della buona borghesia a cui è sempre appartenuta. Ghita è convinta di non aver mai voluto o desiderato niente di diverso; in fondo, è certa di non aver mai amato. Ed è felice che sia così. Ma in un monotono pomeriggio di Pasqua qualcosa di assurdo, qualcosa di inverosimile, come inverosimili sono gli scherzi dell'inconscio, le cambierà la vita. Due sono le domande che Ghita e il lettore si pongono attraverso questa storia: da dove viene il Male? E si può vendere l'anima al diavolo per rivivere il momento più orribile del nostro passato?
“Per tutta la mia vita, dal liceo in poi, la filosofia ha esercitato su di me un fascino che non aveva niente d'istintivo, ma assolutamente razionale, più approfondivo i miei studi più mi pareva di vedere della realtà, delle persone, dei sentimenti un aspetto nuovo, quasi che, grazie alla filosofia, fossi in grado di vedere una dimensione del mondo a me sinora nascosta. Il mio è stato uno studio appassionato e fedele