CREARE UNA COMUNITA’

Sabato scorso – in occasione della festa patronale di San Vittore – come sindaco della città ho preso la parola al termine della S.Messa concelebrata dai sacerdoti della città. Questo un sunto del mio intervento :

“ E’ uso che in questa cerimonia il sindaco prenda la parola e consegni alla basilica di san Vittore un’offerta a nome della città in segno di ringraziamento per l’attività svolta dalla comunità cristiana.

E’ per me questo un momento significativo ed importante e non vi nascondo l’emozione che sento dentro di me in questo momento perché credo che proprio questa sia l’occasione annuale più importante in cui chi è chiamato dal voto popolare a portare la responsabilità dell’amministrazione cittadina capisca fino in fondo il valore ma anche la delicatezza del proprio ruolo e soprattutto la necessità di saper interpretare TUTTA una comunità cittadina.

Oggi è infatti la festa della nostra comunità, ma per “far festa” bisogna sentirsi uniti, nella consapevolezza di voler crescere insieme ma anche nella responsabilità di assumerci, tutti e ciascuno, il senso di questa nostra, comune appartenenza. Quindi – prima di tutto – far festaè rilanciare un messaggio che corre nel tempo, da centinaia di anni, che attraversa le mura di questa basilica e quelle di tutte le chiese della nostra città che da circa 1700 anni, in questi luoghi, trasmettono una ininterrotta tradizione cristiana. E’ un segno per le nuove generazioni che ci succederanno, è il ricordo di tanti che non ci sono più, di una comunità cristiana fatta di oratori, comunità parrocchiali, gruppi scouts, volontariato, assistenza, accoglienza alle migliaia di persone che a Verbania sono giunti come stranieri e man mano diventano, con senso di responsabilità e tanti sacrifici, nuovi cittadini.

“Senso di appartenenza”, ma per dare senso a questa appartenenza comunitaria credo che questa festa debba allora anche assumere un significato concreto e quindi di anno in anno proporrò in questa occasione degli obbiettivi specifici da verificare nel loro compimento durante la festa dell’anno successivo. Per questo, a nome dei miei collaboratori assessori e consiglieri comunali che ho l’onore di dirigere, propongo alla comunità due obbiettivi concreti per questo anno 2010-2011.

Con la prima vogliamo rendere omaggio a tutti i verbanesi che nel mondo, lontano da Verbania, lavorano o hanno lavorato donando sé stessi al bene comune, ai poveri, alla diffusione della fede cristiana, alla solidarietà.

Molti di voi conoscono Suor Maria Luisa Spitti, missionaria salesiana in Mozambico. Là, sotto la sua responsabilità e con l’aiuto di tutti voi, vogliamo quest’anno costruire come tangibile segno comunitario un ostello per ragazze nei sobborghi della città di NACALA per assisterle quando devono andare a scuola, lontane dai loro villaggi. Questa scelta non è casuale, ma vuole anche adempiere ad un impegno. Molti di voi hanno conosciuto il cav. GIOVANNI BIANCHI, purtroppo mancato alcuni mesi fa. Giovanni Bianchi è stato per molti anni amministratore comunale e presidente del comitato del Gemellaggio e poco prima di morire mi chiese espressamente di realizzare un segno tangibile in suo ricordo in Africa con una iniziativa volta anche a sensibilizzare e curare la gente colpita dall’AIDS. Un’Africa dove suo fratello, padre ANTONIO BIANCHI, verbanese, è missionario in Kenya da oltre 50 anni, missionario della Consolata.

Intitoleremo quindi a ricordo di Giovanni Bianchi questa struttura che realizzeremo insieme anche alla Fondazione Comunitaria del VCO e che prevede un investimento di 62.000 euro: un pensionato, iniziative agricole, un centro sociale e medico in una regione dove purtroppo l’ AIDS è endemico e dove la gente va sensibilizzata ai rischi e a comportamenti responsabili.

La seconda iniziativa è invece una proposta tutta INTERNA alla nostra comunità. L’avevo già accennata in occasione della visita pastorale di mons. Vescovo a Verbania lo scorso 15 febbraio, e approfitto ora anche di questa occasione per fargli a nome di tutti auguri sinceri di pronta guarigione. Vi ricordo che Verbania è una città progressivamente sempre più anziana. Il 67% delle famiglie sono composte al massimo di due persone, il 39% famiglie di persone sole, quasi sempre anziane e per lo più donne rimaste sole. “Adottiamo un anziano” sarà quindi la nostra seconda iniziativa. Adottare significa impegnarsi con continuità a stare vicino ad una persona anziana non necessariamente parente o della propria famiglia. Stare vicino particolarmente ad un’amica, ad una vicino di casa, ad una persona ricoverata in uno dei nostri istituti. Condividere con lei una visita, un invito al ristorante, un po’ di calore umano, di tempo e di amicizia. In modo continuativo, serio, dedicando ciascuno di noi un po’ di sé stesso. Il Comune – siamo già d’accordo come giunta, assessorato all’assistenza, staff degli uffici – è pronto a dare concretamente una mano, a raccogliere segnalazioni, a finanziare micro-progetti specifici, a mettere a disposizione buoni-pasto, taxi a chiamata, assistenza di prossimità. Ma il dono vero di “Adottiamo un anziano” deve essere l’amore che ciascuno può dare specificatamente, individualmente, almeno ad un anziano, soprattutto se solo.

Queste due iniziative potremo portarle avanti durante questo anno e l’anno prossimo – se saremo ancora qui in questa chiesa – renderemo grazie al Signore se saremo stati capaci, tutti insieme, di realizzarle e sceglieremo insieme qualche altro obbiettivo specifico per dare spessore e valore alla nostra festa. Una festa che non sia solo una celebrazione, ma un momento di condivisione, di forte unità ed identità comunitaria, soprattutto di grande e sincera, reciproca amicizia.

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