Dichiarazione di Donatella Poretti, senatrice Radicali-Pd, segretario Commissione Igiene e Sanita'
Sono trascorsi 750 giorni dalla richiesta della Exelgyn in base alla procedura europea del mutuo riconoscimento, 120 dall'approvazione della delibera Aifa per la commercializzazione della Ru486, 39 giorni dal mandato del Cda Aifa per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Nessuna contestazione formale, in base a violazioni di norme, e' stata eccepita. Eppure invece dei “soliti” 90 giorni che si impiegano siamo a 750! Perche'?
Invece che chiedere spiegazioni su questo, il dibattito che imperversa anche oggi e' sul ricovero ordinario, obbligato dalle forze dell'ordine o dalle camicie di forza da mettere alle donne. Sappiamo che il problema e' nel Governo e nella maggioranza degli zuavi che al Senato imperversano, ma certe ambiguita' anche dell'opposizione non aiutano a battersi per il rispetto della legge!
Bene quindi che Livia Turco stamani sia intervenuta per mettere una parola conclusiva su questa favola dell'obbligo di ricovero ordinario scritto nella legge 194 in caso di interruzione di gravidanza. L'articolo 8 prevede infatti il ricovero “se necessario”, senza specificare neppure se ordinario o di altro tipo.
Come avevo scritto nella relazione di minoranza “la definizione delle concrete modalita' di somministrazione dei farmaci costituisce invece un atto medico, che quindi rientra nelle competenze del Governo e delle Regioni, ma non nelle prerogative dell'Agenzia, come confermato dal direttore Guido Rasi, incaricato dal Cda dell'Aifa per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Determina relativa l'autorizzazione all'immissione in commercio del Farmaco Mifegyne (Mifepristone), prodotto dalla ditta Exelgyne. Sara' quindi compito della Conferenza Stato-Regioni stabilire le procedure e l'organizzazione sanitaria, garantendo le varie modalita' di ricovero e di assistenza come previsto dalla legge, garantendo altresi' la possibilita' di scelta al medico, del metodo e delle modalita' piu' idonee alle caratteristiche cliniche della donna.”
Ora sara' bene che per sfatare il mito del ricovero ordinario, l'ex ministro Turco chiarisca le idee anche ai senatori del gruppo Pd che nella loro relazione di minoranza chiedevano al ministro di emanare delle fantomatiche linee guida in cui si specificasse che “lo svolgimento della intera procedura abortiva, nelle due diverse fasi, in regime di ricovero ordinario, nella consapevolezza che essa ha specifiche implicazioni, sia legate al rischio clinico che di carattere psicologico, che vanno affrontate con strumenti adeguati, cos come previsto dalla legge n. 194 del 1978 e dal deliberato AIFA del 30 luglio 2009”.