I cibi che creano dipendenza

Uno studio recentemente uscito in America afferma che anche i cibi creano dipendenza proprio come la droga o le sigarette.
Secondo gli autori alcune industrie alimentari aggiungerebbero ai loro prodotti un mix di zuccheri,sali e grassi creando assuefazione nelle persone che li mangiano.
I ricercatori,autori di questo interessante lavoro scientifico,hanno condotto su loro stessi un esperimento:per mettere alla prova la loro forza di volontà si sono comperati due biscotti al cioccolato,intenzionati a non mangiarli.
Nelle loro case si sono ritrovati a fissarli frequentemente quindi usciti di casa senza averli mangiati avidamente si sono sentiti vincenti.
Purtroppo però questi fugaci “vincitori del peccato di gola”appena hanno visto dei biscotti simili a quelli acquistati e non mangiati,nella vetrina di un bar si sono fermati li hanno acquistati e ne hanno mangiato con avidità subito uno a testa.
Gli studiosi si sono domandati perché questi biscotti avessero un simile potere su di loro. Ebbene la risposta che si sono dati a questa semplice domanda è stata duplice:è il cioccolato a renderli irresistibili o il pensiero del biscotto che aleggia nelle loro teste?
La risposta è contenuta nello studio protagonista di questo articolo. La ricerca ha riscontrato alcune affinità tra le strategie adottate dall’industria del tabacco e quelle del settore alimentare,che riesce a mettere in commercio cibi idonei a creare nel cervello un desiderio forte e pressoché irresistibile di consumarne di più.
Se si parla di semplice stimolazione cerebrale,fanno notare i ricercatori,di per sé i singoli ingredienti non sono particolarmente potenti,ma combinando grassi,zucchero e sale in innumerevoli modi,i produttori di generi alimentari hanno in un certo senso fatto breccia nel sistema cerebrale dell’auto-gratificazione,creando un circolo vizioso di feedback che stimola di continuo il nostro desiderio di mangiare,lasciandoci smaniosi di continuare a farlo,anche quando siamo sazi.
Gli autori dello studio non sono sicuri che le industrie alimentari comprendano pienamente i principi neuroscientifici delle forze che hanno prodotto,ma di certo conoscono bene il comportamento umano,le preferenze,i gusti e i desideri del palato.
Essi descrivono in che modo ristoratori e industrie alimentari impastino gli ingredienti di base fino a raggiungere quello che loro hanno denominato il punto di massimo piacere.
Vi sono catene di ristoranti,afferma lo studio,che offrono cibo estremamente appetibile,che richiede di essere masticato poco e che quindi va giù con grande facilità.
Nello studio è anche riportato il caso di un tipo di barrette di cioccolato prodotte con tecnica straordinaria;infatti quando le si mastica lo zucchero si scioglie,il grasso si fonde,il caramello avvolge le noccioline così che la confluenza di più aromi porti il palato a provare un’esperienza di autentico piacere.
Va detto che gli alimenti ricchi di zuccheri e grassi sono arrivati solo in tempi relativamente recenti nel panorama alimentare e che oggi gli alimenti sono qualcosa di più che una semplice combinazione di più ingredienti.
Vi sono creazioni molto complesse,farcite strato dopo strato di sapori stuzzicanti che danno vita a livello cerebrale a un’esperienza multisensoriale.
L’obiettivo dello studio è quello di spiegare al lettore quello che succede a livello cerebrale quando mangia un dato alimento,e spiegargli in che modo il suo cervello sia prigioniero di quell’alimento.
Il messaggio dei ricercatori,contenuto nello studio,è che mangiare troppo non è sintomo di mancanza di forza di volontà,quanto una sfida biologica resa ancora più difficile da una stimolazione eccessiva da parte dell’ambiente alimentare che ci circonda.

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