La minerale in casa

La minerale in casa

L’Italia è tra i Paesi con il più alto consumo di acqua minerale,ma qualcosa sta cambiando in questo settore merceologico;infatti molti sindaci,per invertire questa tendenza,stanno recentemente pubblicizzando l’acqua delle loro condutture comunali,come dimostra la pubblicità che ha per testimonial il primo cittadino di Venezia Massimo Cacciari.
E così sempre più italiani si producono la minerale in casa. E’ forse iniziata la rivincita dell’acqua del rubinetto? Sembrerebbe di sì;dopo una “ubriacatura” di minerale lunga quasi un ventennio che ha registrato una impennata dei consumi cresciuti da 65 a 192 litri pro capite,il Belpaese torna all’acqua del rubinetto.
A Venezia,ad esempio,la campagna pubblicitaria pro acqua del rubinetto ha fatto aumentare del 4% il numero dei cittadini che si dissetano con l’acqua pubblica.
L’acqua naturale,oltre che sulle tavole di sempre più numerosi cittadini del nostro Paese,è riapparsa anche dopo un decennio nelle mense scolastiche di molte città italiane e in tanti altri piccoli centri che hanno installato fontanelle pubbliche d’acqua per calmare la sete dei loro cittadini.
In Piemonte è partita la campagna tvb(ti voglio bere),slogan che ha portato in centinaia di asili ed elementari di questa regione borracce e opuscoli che hanno accompagnato il ritorno dell’acqua a pranzo,evitando in questo modo di riempire le discariche di 22.000 bottiglie di plastica al giorno.
Economia ed ecologia,in questo ritorno al passato della tavola nazionale,vanno insieme.
E’ da considerare che l’acqua del rubinetto costa 500 volte in meno della concorrente industriale, ma garantisce anche un enorme risparmio ambientale.
Il nostro Paese produce 12,4 miliardi di bottiglie l’anno consumando 655.000 tonnellate di petrolio,scaricando in aria 910.000 tonnellate di CO2 e in pattumiera 200.000 tonnellate di polietilene,il cui smaltimento è a carico di cittadini ed enti locali.
Va detto,per completezza di informazione,che 8 litri di minerale su 10 percorrono in camion centinaia di chilometri per arrivare dalla sorgente agli scaffali dei supermercati e sui tavoli dei ristoranti;camion che bruciano ettolitri di gasolio.
Per quanto riguarda la qualità,l’acqua del rubinetto non ha niente da invidiare a quella industriale;ogni pozzo che assicura da 100 a 10.000 litri -il fabbisogno di un piccolo capoluogo -è sottoposto a 70 controlli l’anno.
Nelle grandi città le verifiche sono addirittura decine di migliaia. E una recente sentenza del tribunale amministrativo regionale obbliga gli acquedotti pubblici alla trasparenza,pubblicando i risultati di tutti gli esami.
I limiti di legge sono rigidi e valgono per tutti. Oltre 1.500 ristoranti italiani hanno aderito alla campagna “imbrocchiamola” di Legambiente,offrendo in menù esplicitamente l’acqua del rubinetto o,come molti la chiamano,del sindaco.
A garantire le bollicine dell’acqua gassata sono oggi i nuovi gasificatori che stanno iniziando a conquistare a ritmi vertiginosi le cucine italiane.
L’industria della minerale (321 marchi,3,5 miliardi di giro d’affari e 8.000 addetti)ha accusato l’odierna ondata recessiva e il revival dell’acqua del rubinetto.
Secondo Mineracqua,organizzazione che raccoglie i produttori di acque minerali,le vendite sono calate nel 2008 dell’1,7% per la prima volta in dieci anni.
L’acqua del rubinetto e quella minerale sono due cose completamente diverse:quella minerale viene recuperata in giacimenti sotterranei profondi,protetti e incontaminati e imbottigliata alla fonte.
Quella delle municipalizzate(del rubinetto)ha le provenienze più disparate. Torino la prende in parte dal Po,Firenze dall’Arno,poi deve essere trattata,disinfettata e potabilizzata.
Un’ultima differenza :ogni bottiglia di minerale ha la sua certificazione,cosa che non sarà mai possibile per quella del rubinetto. Al consumatore la scelta.

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