CON IL G8, PER TRE GIORNI L’AQUILA CAPITALE DEL MONDO

Nella città distrutta dal sisma i Capi di Stato adottano i monumenti simbolo da ricostruire

L’AQUILA – Quasi incredibile, ma per tre giorni è proprio L’Aquila la capitale del mondo, la città martoriata dal terremoto nelle sue splendide architetture comprese nell’antica cinta muraria. Diventata sede del G8 in vece della Maddalena, è stata attrezzata all’occorrenza in meno di tre mesi con un quarto della spesa prevista per l’isola sarda. Non che la città non avesse avuto nel corso degli otto secoli della sua storia eventi di respiro universale, anzi. Solo per darne qualche esempio, li ebbe sin dai prodromi della sua fondazione, con l’interesse che l’imperatore Federico II di Svevia dedicò al progetto della nuova città federata, ripreso poi nel decreto di Corrado IV, il figlio succeduto alla morte dello Stupor mundi, che dell’Aquila sancì la nascita. Come ancora nel 1294, in quello storico 29 agosto, con l’incoronazione a Collemaggio di Papa Celestino V, alla presenza di due sovrani – Carlo II d’Angiò e Carlo Martello – e di duecentomila pellegrini giunti da tutta Europa; e con il dono del Pontefice alla città della Perdonanza, il primo giubileo della cristianità. Come pure a cavallo tra il 1423 e l’anno successivo quando, nella guerra costata alla città un assedio durato tredici mesi, dove l’eterno conflitto tra Angioini ed Aragonesi avrebbe potuto mutare il corso della storia. Si risolse, invece, il 2 giugno 1424 nella piana di Bazzano, ad oriente della città, in un teatro che vide schierate sui due fronti le truppe dei migliori capitani di ventura, con una proditoria azione campale degli Aquilani condotti da Antonuccio Camponeschi che affrontarono l’esercito nemico al comando di Fortebraccio da Montone, ferito a morte, e lo sconfissero. Altri fatti seguirono nei secoli seguenti. Mai però in circostanze drammatiche per la città, come ora, quando L’Aquila è diventata agli occhi del mondo il simbolo stesso della catastrofe, per un sisma che della pregevole città d’arte ha distrutto o gravemente compromesso l’intero patrimonio, d’un capoluogo di regione dove tutte le sedi e i simboli della rappresentanza istituzionale e statuale sono feriti ed inagibili, dove i servizi soffrono una grave impraticabilità, dove ogni azione che segna la civiltà urbana è diventata di colpo complicata se non impossibile. E tuttavia, proprio perché tutto il mondo s’era commosso davanti alla dignità ed alla compostezza dei suoi abitanti, L’Aquila ferita dal sisma diventa scenario per il Vertice dei Grandi del mondo, al quale partecipano ben 29 capi di Stato.
Dall’8 al 10 luglio, dunque, i lavori del summit tra le grandi potenze. Già da giorni la città è blindata per garantire la sicurezza dei capi di Stato, delle loro delegazioni, di migliaia di osservatori internazionali e corrispondenti delle più importanti testate giornalistiche e televisive del pianeta. L’Aquila, città della Pace per eccellenza, erede del messaggio di riconciliazione universale di Papa Celestino V con la Bolla della Perdonanza, espone un’immagine stridente per la presenza d’un imponente schieramento di forze dell’ordine e truppe speciali in assetto di guerra, poste a presidio della cittadella murata della Guardia di Finanza, diventata una fortezza. Lì alloggiano i Grandi della Terra e si tengono i lavori sui temi più scottanti dell’umanità. Il cielo solitamente azzurro e terso della conca aquilana viene controllato dagli aerei radar Awacs, sorvegliato da ogni possibile insidia con aerei senza pilota Predator e con caccia sempre in volo, mentre in punti strategici delle alture batterie missilistiche terra-aria sono pronte ad intervenire contro ogni minaccia. Grandi elicotteri militari e possenti Ch47 da trasporto a doppia pala stazionano negli hangar dell’adiacente aeroporto di Preturo. Una zona rossa di tre chilometri di raggio circonda la cittadella, rigorosamente inavvicinabile da persone comuni, mezzi e finanche animali. Posti di blocco ovunque. Militari armati nell’area di rispetto intorno alla sede del Vertice, ogni angolo è sotto controllo, ogni anfratto viene ispezionato, persino le caditoie dei chiusini delle strade sono state saldate.
Nelle scorse settimane, senza un attimo di sosta, in quella che fino a poco tempo fa era solo una Scuola per Ispettori della Guardia di Finanza ora diventata un bunker, si è lavorato per approntare le residenze degli illustri ospiti e le sedi degli incontri, mentre in soli due mesi l’Aeroporto dei Parchi, finora base di volo sportivo, è stato potenziato nelle strutture di scalo e dotato d’ogni sistema di sicurezza strumentale per ricevere il traffico aereo, mentre una strada nuova di zecca lo collega direttamente alla sede del summit internazionale. La trentennale aspirazione della città di dotarsi d’un aeroporto turistico e commerciale, grazie al G8, è stata risolta nel giro di poche settimane, con risorse e progetti messi in cantiere dal Ministero dei Trasporti e dalla Protezione Civile, coordinati dal commissario Guido Bertolaso. Non dimostra all’apparenza alcun segno d’apprensione, il dr. Bertolaso. Uomo a prova d’ogni emergenza. E’ tranquillo, almeno così pare. Anche nella malaugurata eventualità d’una recrudescenza dello sciame sismico, che stenta ad attenuarsi anche al cospetto d’un evento epocale, davvero senza riguardo per personaggi nelle cui mani sono ampiamente riposti i destini del mondo. Tutto pronto per una rapida evacuazione. Nel caso qualche scossa di terremoto superi i 4 gradi della scala Richter – livelli, beninteso, ai quali tutti gli aquilani si sono purtroppo abituati – il Vertice si trasferirebbe in elicottero a Roma, in una struttura della Polizia, nel quartiere Flaminio. Gli Aquilani, in fondo, si aspetterebbero un’efficienza almeno pari nella ricostruzione della città. Ma su questo diremo fra poco.
Intanto Benedetto XVI, in vista del G8, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, felicitandosi per la scelta dell’Aquila quale sede del summit, a testimonianza della “generosa solidarietà del popolo italiano e di altre nazioni, di Organismi nazionali ed internazionali verso le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma”. Un messaggio d’augurio e di speranza nel quale il Papa richiama nella cooperazione internazionale la centralità del tema dell'accesso all'educazione. “L'educazione – ha scritto Benedetto XVI – è condizione indispensabile per il funzionamento della democrazia, per la lotta contro la corruzione, per l'esercizio dei diritti politici, economici e sociali e per la ripresa effettiva di tutti gli Stati, poveri e ricchi”. Ha quindi auspicato la creazione di posti di lavoro per tutti e la riforma della finanza mondiale affinché la ricchezza possa arrivare anche ai Paesi poveri. Nella sua lettera il Papa sottolinea che i provvedimenti contro la crisi economica avranno efficacia solo se fondati su una forte valenza etica e ricorda al presidente del Consiglio di dare ascolto alla voce dell'Africa e dei Paesi meno sviluppati, augurandosi che i Paesi più ricchi impieghino ogni energia per rispettare gli impegni assunti durante il vertice delle Nazioni Unite per l’eliminazione della povertà estrema entro il 2015. Secondo il Pontefice la mobilitazione solidale dimostrata nel condividere la scelta dell’Aquila come sede del vertice “potrebbe costituire un invito per i membri del G8, per i Governi e i Popoli del mondo ad affrontare uniti le attuali sfide che pongono improrogabilmente l’umanità di fronte a scelte decisive per il destino dell’uomo, intimamente connesso con quello del creato”. Dunque, dal Papa ancora segno di vicinanza e solidarietà verso le popolazioni colpite dal sisma, con un messaggio di speranza per l’intera umanità nella lotta contro la povertà, che anticipa i temi della sua enciclica sociale “Caritas in veritate”.
Difficile, però, di questi tempi coltivare la speranza all’Aquila. E non solo per il terremoto che non accenna a placarsi, con ripetuti colpi che altri danni aggiungono, insieme al maltempo, al patrimonio devastato dalle scosse del 6 aprile e seguenti. Hanno i nervi a fior di pelle gli Aquilani – “forti e gentili, ma fessi no”, si scrive sugli striscioni – a motivo dell’incertezza generale sul loro futuro, sulla mancanza di fondi per la ricostruzione, sull’ambiguità delle norme dopo la conversione in legge del decreto del Governo che, negata ogni modifica richiesta dai Sindaci, tante proteste ha sollevato. Si scontano, poi, pesanti ritardi nella messa in sicurezza dei centri storici dell’Aquila e dei borghi colpiti dal sisma, con conseguente rinvio sine die della ripresa della vita, almeno quella appena possibile, nel cuore della città. Se da un lato è soddisfacente il risultato delle misure sui monumenti, talvolta con soluzioni ardite e suggestive, si è invece in ritardo nella messa in sicurezza degli edifici privati, specie lungo le arterie principali della città. A parte quindi un breve tratto d’accesso a Piazza Duomo, l’unico riaperto, ripetutamente mostrato nelle immagini che ripassano sulle reti televisive, la maggior parte del vasto centro storico dell’Aquila resta interdetto ai suoi abitanti. A tre mesi esatti dalla tragedia, nella notte tra il 5 e 6 luglio, quasi quattromila aquilani hanno sfilato in silenzio dalla Fontana Luminosa a Piazza Duomo con le fiaccole in mano, in una città spettrale, per ricordare le 307 vittime. Un silenzio doloroso per i morti che, alle 3 e 32 della notte, è diventato quasi un grido, una richiesta forte pressante a riaprire il cuore della città agli Aquilani, una rimostranza rabbiosa alla lentezza, contro ogni apparenza, una denuncia netta delle promesse mancate dal Governo e dal Parlamento rispetto alla gravità del dramma, alla disparità del trattamento assicurato in altri casi, come il terremoto in Umbria e l’alluvione in Piemonte d’un decennio fa. Inquietanti, al riguardo, le disposizioni sul recupero integrale in 24 mesi delle esenzioni fiscali concesse, già a partire dal prossimo gennaio.
Dunque, neanche a parlare della ripresa di qualche brandello d’attività in centro, in queste condizioni. A rendere il clima ancora più teso si aggiungano le ambasce sulla scarsa entità delle risorse per la ricostruzione e sull’incerta copertura finanziaria. Né si vede vicina, per chi ha casa crollata o fortemente danneggiata, la possibilità di lasciare presto le tende o di rientrare dagli alberghi della costa nelle strutture antisismiche di temporanea accoglienza promesse per settembre. Agli italiani vengono mostrate le immagini dell’unico cantiere veramente in attività, a Bazzano, quello sul quale il presidente del Consiglio si reca, dichiarando poi soddisfatto che è in anticipo di tre giorni sulla tabella di marcia. Purtroppo resta, con soli altri due cantieri appena avviati, una minima realtà rispetto al programma d’interventi, ancora al palo sulle altre diciassette aree scelte per costruire 13.500 appartamenti per gli sfollati. Peraltro, le ultime previsioni hanno visto di molto crescere il fabbisogno stimato. Sicché sui media spesso appare una realtà virtuale e agli italiani sfugge l’enorme dimensione del dramma: un capoluogo di regione, città d’arte come poche altre, con un patrimonio monumentale pubblico e privato censito in 1900 pregevoli beni, un unicum architettonico urbano di grande valore, in gran parte devastato dal sisma. Senza paragonabili riscontri nei secoli precedenti, se non – come ha affermato Errico Centofanti con dovizia d’argomentazioni – con il terremoto di Lisbona del 1755. Per il solo patrimonio monumentale in Ministero per i Beni e le Attività Culturali stima in tremila miliardi di euro le esigenze finanziarie per il restauro. Opportunamente lo stesso Ministero, di fronte ad offerte d’aiuto di Paesi stranieri e di organizzazioni internazionali, nell’aprile scorso stilò una lista di 44 monumenti simbolo colpiti dal sisma (all’Aquila, per citare qualche caso, le basiliche di Collemaggio e San Bernardino, Cattedrale di San Massimo, Forte Spagnolo, le chiese di Santa Maria Paganica, Santa Maria del Suffragio, San Marco, San Pietro, San Marciano, San Silvestro, Monastero della Beata Antonia, , Palazzo Margherita d’Austria e Torre civica, Teatro Comunale e alcuni palazzi storici. Quindi Amiternum, Torre Medicea di Santo Stefano di Sessanio, Santa Giusta di Bazzano, Santa Maria ad Cryptas a Fossa, ed altre emergenze di grande valore artistico in città e nell’hinterland). Ad oggi sono ancora poche le adozioni dei monumenti da restaurare (Germania, Francia e Spagna hanno assunto già precisi impegni), mentre altre promesse sono in via di definizione. Si spera che la visita alla città martoriata dei leader delle maggiori potenze possa portare altri Paesi a sposare la causa della rinascita monumentale dell’Aquila, a recupero di gioielli architettonici ed artistici sempre più patrimonio dell’umanità, come l’intera città dovrebbe diventare alla fine della sua ricostruzione. Alcune opere d’arte del notevole scrigno aquilano, talvolta salvate indenni dalle macerie, del Museo Nazionale al Forte spagnolo e dall’Abruzzo, faranno parte dell’esposizione allestita all’interno della sede del Vertice per gli illustri ospiti e per le delegazioni internazionali. Tra esse spiccherà il Guerriero di Capestrano, statua lapidea risalente al VI secolo a.C. diventata un po’ il simbolo della regione. Nel corso del summit è annunciato l’arrivo anche di altre personalità per dimostrare solidarietà all’Aquila, tra le quali il Nobel per la Pace Michail Gorbaciov e l’attore George Clooney, nella sua veste di ambasciatore di pace nominato dall’Onu.
Riguardo i monumenti da salvare, va segnalata una preziosa iniziativa della rivista D’Abruzzo (www.dabruzzo.it), uscita con un numero speciale proprio sulle 44 emergenze elencate dal Ministero. Con testi in italiano e inglese, i monumenti vengono presentati nella loro bellezza, non feriti dal terremoto, con immagini stupende ed appropriate annotazioni. La monografia è stata presentata il 4 luglio scorso all’Aquila dal fondatore della rivista, Gaetano Basti, con gli interventi di Maria Concetta Nicolai, Franco Farinelli, Antonio Bini e Sergio Basti. Un’iniziativa davvero meritevole, un sussidio importante anche verso le delegazioni internazionali presenti al Vertice per accompagnare una scelta meditata nell’adozione dei monumenti da salvare e sulle loro più significative caratteristiche d’arte. Parlando del terremoto dell’Aquila, in un articolo di Michael Kimmelmann dell’11 aprile scorso, l’autorevole New York Times così titolava : “Dove la cultura è un’altra vittima”. E questo è stato l’incipit anche del testo approntato per la rivista da Antonio Bini, dirigente della Regione Abruzzo ed esperto in marketing per la comunicazione turistica, nel quale ha fatto un’accurata disamina del notevole interesse mostrato della stampa estera verso il patrimonio culturale ed artistico danneggiato dal sisma, in particolar modo dell’Aquila, annotando quanto talvolta l’Abruzzo riservi inimmaginabili scoperte per i turisti stranieri. Si cita, a conferma, un’annotazione comparsa sul quotidiano Tagesspiegel in un articolo a firma di Paul Kreiner, che tra l’altro si sofferma molto su Celestino V: “L’Abruzzo non è una regione dalle opere d’arte spettacolari come magari la Toscana. Ma nelle montagne ci sono borghi, monasteri, castelli mozzafiato e valli quasi inaccessibili: una terra romanica, dal basso medioevo terra dei frati benedettini”. Una terra scoperta nei secoli scorsi da illustri visitatori, scrittori artisti e poeti, tra i quali il pittore danese Kristian Zahrtmann che, nel 1883, aveva scoperto il borgo morsicano di Civita d’Antino e vi aveva fondato una scuola per artisti scandinavi., le cui opere sui paesaggi e gli ambienti abruzzesi impreziosiscono i principali musei d’Europa. Dell’avventura in Abruzzo degli artisti di quella scuola Antonio Bini è diventato uno dei massimi cultori ed esegeti, coltivandone degnamente la preziosa memoria.
gopalmer@hotmail.com

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: