Il nostro Paese produce 546 kg di rifiuti a persona all’anno. In Europa la percentuale di rifiuti riciclati è significativa e ammonta al 39%,ma cosa accade da noi in materia? Siamo tra i leader mondiali nel recupero della carta. Il 75% di giornali e riviste sfuggono alle discariche per diventare cartone. Ne ricicliamo 4 milioni di tonnellate l’anno per il resto però,come spesso accade all’Italia, siamo il fanalino di coda del vecchio continente per quanto riguarda i rifiuti. Malgrado la raccolta differenziata sia raddoppiata dal 2000 ad oggi,il Belpaese ne recupera solo il 27%,ben al di sotto del 40%, percentuale che tutti gli ultimi governi si erano posti come obiettivo da conseguire.
La geo-politica dei rifiuti italiani ha una mappa molto diversificata. A Salerno recentemente è stata lanciata una campagna per separare vetro,carta,metallo e plastica riuscendo in poco tempo a regalare una nuova vita al 70% dei rifiuti gettati nei cassonetti.
Milano da molti anni non getta nemmeno 1 kg di spazzatura nelle discariche:il 39% viene riciclato,una percentuale simile a quella di Vienna e Berlino,che sono le metropoli più virtuose d’Europa,mentre la parte restante finisce nel termovalorizzatore producendo energia per la città.
Al nord la raccolta differenziata è già arrivata al 42% con regioni come Trentino e Veneto che recuperano più della metà dei rifiuti che producono.
Nella Capitale,dove la cultura della discarica la fa ancora da padrona,la percentuale è ferma al 13%,mentre al sud scende all’11%.
Gli italiani riciclano solo 141 kg l’anno su 546 kg di rifiuti prodotti pro capite essendo in Europa uno dei Paesi in cui la raccolta differenziata è meno diffusa.
Prendiamo ad esempio la bottiglia che buttiamo nel secchio della spazzatura di casa nostra. In meno di 24 ore i suoi cocci si trasformano in bottiglie nuove.
La trasformazione ha pochi artefici:la ruspa che scarica la montagna di pezzi di vetro sui 200 metri di nastro di depurazione,le enormi elettrocalamite che dividono il metallo finito per sbaglio nel mucchio,una doppia selezione manuale per togliere carta e plastica,una scrematura sui setacci meccanici e infine il passaggio nelle macchine ottiche per eliminare ceramica e pirex.
In pochissimo tempo,meno di due minuti,un bocchettone scarica alla fine del nastro i frammenti di vetro puliti,pronti per ricompattarsi nei forni delle vetrerie.
Una bottiglia su due di quelle che troviamo in vendita sugli scaffali dei supermercati è di “seconda mano”.
Ma il vero oro delle pattumiere italiane è la carta;riutilizzarla è semplice:basta depurare a macchina quella che buttiamo da plastica e puntine di ferro,deinchiostrarla con i solventi e poi immergerla in enormi vasche d’acqua,dove lo spappolatore(due enormi pale rotanti)la riduce a una pasta di microfibre destinata ad andare nelle cartiere.
L’Oscar del risparmio ambientale sul versante del riciclo va però ad acciaio e alluminio. Come il vetro sono riutilizzabili praticamente in eterno e il 50% della produzione mondiale – il 60% nel nostro Paese – è garantito proprio da prodotto risorto dall’immondizia.
Il recupero ha pochi problemi tecnici:si separa il materiale con le elettrocalamite o le correnti indotte e si manda in forno.
La maglia nera della raccolta differenziata tocca invece a quello che sembra il prodotto più semplice da raccogliere:la plastica. Per poterla riutilizzare va sottoposta a trattamenti un po’ più costosi e solo il 30% di quella immessa sul mercato ogni anno riesce a sfuggire a discariche e termovalorizzatori. Molte delle sedie dei nostri uffici sono fatte per lo più di vecchi tappi di plastica. I pile,come molti indumenti sintetici,sono figli naturali di bottiglie d’acqua minerale. I flaconi di detersivo si trasformano in isolanti per l’edilizia.
Se la spazzatura è lo specchio dello stato di salute di un Paese,l’Italia ha davanti una lunga strada prima di entrare tra le superpotenze dei rifiuti.