Mondolfo è una propaggine a sud della Provincia di Pesaro e Urbino ed è riconosciuto come uno dei Borghi più belli d’Italia.
E’ un territorio costiero già conosciuto fin da epoca romana per la presenza della stazione di posta di Ad Pirum Filumeni.
Città fortificata affacciata sul mare, Mondolfo fu legata in origine alla dinastia degli Offo, da cui il nome Mondolfo per poi entrare nei possedimenti dei Della Rovere.
Oggi è diventato il quarto centro della provincia di Pesaro e Urbino.
Dalle antiche arti e dai mestieri del passato ha sviluppato un consistente polo artigianale continuando ad occuparsi di agricoltura su buona parte del territorio.
La sua fondazione è di data incerta, ma è sicuro che qui vi stazionarono i Galli prima, e i Romani poi.
Nel circondario del comune, vennero ritrovati numerosi utensili e armi dell’età della pietra (Amigdale), il che fa presumere l’esistenza di insediamenti abitativi, risalenti a tempi molto remoti.
Nel 1808 Mondolfo venne incluso al Regno d’Italia e nel 1848 aderì alla Repubblica Romana.
Tra le maggiori attrattive Mondolfo annovera la chiesa di Sant’Agostino del XIII secolo; il Palazzo Giraldi del 1542; la chiesa di San Sebastiano del 1479; il Santuario Madonna delle Grotte del 1682 ed il Complesso conventuale di S. Agostino.
L’Abbazia di San Gervasio di Bulgaria è stata proclamata, con legge dello Stato, monumento nazionale sin dagli anni venti.
Le sue origini risalgono al periodo paleocristiano. Custodisce nella cripta il più grande sarcofago di stile ravennate presente nelle Marche e risalente al VI secolo.
L’Abbazia, perla dell’architettura romanica è meta di centinaia di visitatori e sorge nella valle del fiume Cesano offrendo ai visitatori la possibilità di ammirare la riproduzione della Tabula Peutingeriana, esposta all’interno dei suoi locali, un’antica carta con la rete viaria dell’Impero Romano.
La Tabula deve il suo nome ad uno dei primi proprietari, l’umanista tedesco del Cinquecento Konrad Peutinger, antiquario cui venne donata nel 1508 da Konrad Celtes, umanista che la scoprì alla fine del XV secolo in una biblioteca di Worms.
E’ l’unica chiesa il cui nome ha un chiaro riferimento alla Bulgaria, denominazione risalente all’alto medioevo e all’insediamento di popolazioni barbariche.
La chiesa fu dedicata al martire milanese Gervasio il cui culto era stato diffuso da S. Ambrogio a partire dal 386.
La dedicazione è riservata alla sepoltura dei santi, e perciò, in questa chiesa, furono riposte molte reliquie e nella fattispecie quelle di Gervasio.
L’impianto basilicale è triabsidato, con nove campate che corrono verso il presbiterio sopraelevato sulla cripta.
Nel vano a sinistra della cripta, poggiante su un cippo in arenaria, si trova un catino di marmo bianco usato attualmente come acquasantiera.
L’iscrizione che corre lungo le quattro sponde, rafforzerebbe l’ipotesi che si tratti di un fonte battesimale ad aspersione attribuibile alla scultura romanica.
Nel XII secolo la chiesa ospitò una piccola comunità monastica, retta da un priore.