Josè Antonio Abreu ideò, nel 1975, in un garage assieme a 11 giovani musicisti, il Sistema che porta il suo nome, un metodo pedagogico per aiutare i bambini dei quartieri poveri del Venezuela che ha come fine quello di integrare i giovani mediante l’insegnamento della musica gratuito e collettivo.
L’orchestra intesa come società ideale, come comunità che unisce i ragazzi provenienti dalle classi più disagiate, un metodo di insegnamento in cui la musica consente l’emancipazione culturale dei partecipanti al Sistema.
Abreu (Valera 1939 – Caracas 2018) fu un uomo politico, musicista e pedagogo venezuelano che dopo una formazione musicale si dedicò alla politica: fu dapprima eletto al Parlamento, per poi assumere la carica di Ministro della Cultura.
Fu in quest’ultima veste, che nel 1983, istituì la Fondazione di Stato per il sistema nazionale delle orchestre giovanili, poi divenuta famosa col nome di El Sistema, come mezzo per sottrarre i giovani alla povertà, alla criminalità e al degrado sociale attraverso il coinvolgimento di questi in un percorso di educazione musicale e di inserimento nell’attività orchestrale.
Per la sua attività, con cui ha dato vita a un concreto miglioramento nella società del suo Paese fu insignito di vari riconoscimenti internazionali e venne nominato ambasciatore dell’Unesco con il compito di diffondere nel mondo la sua rete di orchestre giovanili.
In ogni città un’orchestra, in cui ogni bambino impara a suonare uno strumento musicale.
Nel 2007 Gustavo Dudamel, uno dei partecipanti del Sistema, Direttore musicale della Los Angeles Philharmonic, diresse a New York l’orchestra sinfonica Simon Bolivar, composta da ragazzi tutti cresciuti con il progetto pedagogico di Abreu.
Il Sistema ha poi ispirato programmi educativi simili anche in altri Paesi.
In America sono stati sviluppati circa 80 progetti, mentre in Italia risultano operanti 65 gruppi in 15 Regioni con oltre 10.000 ragazzi.
Non sono mancati però i detrattori del Sistema.
La musica salva la vita o meglio tante vite umane sottraendo a un destino disagiato tantissimi ragazzi, e offrendo loro un’occasione di riscatto sociale e di emancipazione culturale.