Intervista all’onorevole Guglielmo Picchi (FI)

Guglielmo Picchi è stato eletto alla Camera dei Deputati nella Circoscrizione Estero – Europa alle elezioni politiche del 9-10 Aprile 2006 con 5362 voti di preferenza. Dal 3 giugno fa parte della III Commissione Affari Esteri e Comunitari ed é membro del direttivo del gruppo parlamentare di Forza Italia.

«Sono stanco di venire a lavorare in un Parlamento dove la maggioranza impedisce un rapido svolgimento dei lavori».

Dai comunicati stampa che sistematicamente lancia, traspare una certa sua impertinenza contro la maggioranza. E’ lo stile della sua politica oppure è dettato dal fatto che cerca visibilità?

Semplicemente determinato dai comportamenti della maggioranza che, non essendo d’accordo su niente, produce solo dichiarazioni, e provvedimenti di legge che sono la dimostrazione della mancanza assoluta di un programma comune.
Eppure, essi si sono presentati con un librone di 281 pagine ma quando si tratta di tradurre le parole in leggi ed atti parlamentari, emergono in tutta la loro evidenza le divisioni interne che, di fatto, rallentano l’attività legislativa penalizzando la metà del Paese.
Tutto questo in un momento in cui il Paese ha assoluta necessità di riforme. I miei attacchi sono semplicemente delle prese d’atto di situazioni paradossali ma dannose che si stanno verificando dentro e fuori il Parlamento.

E’ per la bicamerale, quindi la firmerà volentieri sapendo che c’è un certo favore anche da parte dell’opposizione.

Le problematiche degli italiani all’estero meritano una visibilità che, in questo momento, sono assenti in Parlamento.
Ci sono già degli strumenti parlamentari come il Comitato per gli italiani all’estero che devono essere attivati nelle Commissioni Esteri di entrambi i rami del Parlamento.
L’iniziativa dell’on. Tremaglia di costituire una Commissione Bicamerale, è sicuramente lodevole ma non può fermarsi a rimanere una sterile proposta. E’ necessario che essa si realizzi e ciò può verificarsi solo col consenso ed il favore di tutti con la volontà politica da parte della maggioranza che, attualmente, conduce i giochi.
Una firma su una proposta, resta una firma, un tentativo velleitario fine a sé stesso se poi non viene realizzata.
Credo che, prima di tutto sia necessario raggiungere l’accordo politico su quali debbano essere i compiti e le funzioni di questa Commissione Bicamerale. Un accordo tra maggioranza ed opposizione, nel quale anche il mio appoggio può essere determinante.

Però, per bocca dell’on. Bucchino, sembra che questo accordo sia possibile. Egli si è dichiarato disponibile a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi Bicamerale per porre fine al perenne “vagare” dei 18 eletti all’estero.

Anche se ho preso atto che le dichiarazioni dell’on. Bucchino, vanno in questa direzione, in questo momento, non mi risulta esserci un accordo nei gruppi di maggioranza sulla ipotesi Bicamerale.
Ho letto anche le dichiarazione dell’on. Bucchino in ordine all’operato del Vice Ministro Danieli. Dichiarazioni che confermano anche quanto detto in precedenza dal mio collega e compagno di partito on. Salvatore Ferrigno e cioè di non essere mai stato chiamato dal Vice Ministro Danieli.
Per quanto mi riguarda, ho sempre criticato la soppressione del Ministero per gli italiani nel mondo, ma parimenti, non ho nascosto di lamentare che la nomina di Vice Ministro con quella delega, doveva essere appannaggio di un eletto all’estero che, più di chiunque altro avrebbe potuto rivestire questo ruolo.
Vi sono autorevoli esponenti della maggioranza che avrebbero potuto ricoprire la carica di Vice Ministro, oltre che per la competenza specifica, anche in base al forte consenso elettorale conseguito.
Detto questo, devo ammettere che sono deluso dall’operato del Vice Ministro Danieli in questi nove mesi di legislatura per gli italiani all’estero. Dopo nove mesi ancora non abbiamo una straccio di progetto per l’organizzazione della presenza italiana all’estero. Tante parole e promesse ma pochi fatti. Lo abbiamo anche riscontrato dal rapporto semestrale presentato da Danieli.
Si parla di legge sulla cittadinanza, di Rai International ecc.
Prendo atto, per esempio che, in realtà, ad oggi, non sia stato fatto niente e l’esempio è la legge sulla cittadinanza. Era un provvedimento che poteva essere approvato rapidamente con l’accordo di tutti i gruppi. Bastava stralciarla da quello sulla cittadinanza sugli immigrati. Purtroppo, la volontà della maggioranza è stata quella di inserirla nel T.U. relativo anche alla cittadinanza per gli immigrati.
Ravviso un modus operandi teso a portare avanti iniziative spesso connotate da personalismi eccessivi non escluso quello del Vice Ministro Danieli come lamentava l’on Bucchino.
D’altronde, se un autorevole esponente dell’Unione eletto all’estero, si scaglia contro il proprio Vice Ministro, questo è segno di un malessere che, in questa coalizione, è presente sin dal giorno della sua nascita. Si pensi ai provvedimenti in approvazione alle missioni militari, ai Pacs, ai DICO, all’operato del governo sulle liberalizzazioni e tanti altri fatti.

Si occupa molto di politica interna svincolato dal cliché dell’italiano eletto all’estero.

E’ indubbio.
Sono stato cooptato nel direttivo del mio gruppo parlamentare e non solo per dare voce agli italiani all’estero ma per occuparmi anche di politica generale italiana in senso stretto.
D’altronde è un dovere da parte di noi eletti all’estero, portare avanti iniziative legislative che riguardano altri ambiti che vanno ad incidere sulla politica nazionale.
Un provvedimento che beneficia il sistema paese, beneficerà indirettamente anche gli italiani all’estero.

Stessa cosa vale per la politica estera, termometro importante per l’operato della maggioranza.

Oggi, in Commissione Esteri (8 febbraio) abbiamo la discussione sul finanziamento della missione in Afganistan.
Noi dell’opposizione, teoricamente, non dovremmo nemmeno prendere la parola perché sosteniamo il rifinanziamento della missione senza se e senza ma.
Assisteremo, però, al solito spettacolo indecoroso di una maggioranza che farà opposizione contro sé stessa. Francamente, questo è spiacevole. Sono stanco di venire a lavorare in un Parlamento dove la maggioranza impedisce un rapido svolgimento dei lavori parlamentari. E’ inaccettabile che la maggioranza si contraddistingua per incomprensioni interne, discussioni, prese di posizione e distinguo che sono, in fin dei conti, lesivi della dignità di chi è in Parlamento e vuole lavorare per il bene del Paese.
La nostra posizione è chiara, noi vogliamo il rifinanziamento della missione. Abbiamo, invece, qualche perplessità sul Libano perché ancora non capiamo cosa stiamo facendo lì oltre al ruolo importante di pace. Abbiamo qualche riserva soprattutto sul modo con cui siamo arrivati a questa missione e sul suo stesso svolgimento.
Non si è avuto riscontro alcuno di quei monitoraggi delle missioni militari all’estero che la maggioranza tenne programmare.
Le missioni umanitarie e militari dell’Italia all’estero, vengono continuamente minate da quelli che si dicono pacifisti ad ogni costo, prescindendo da una analisi specifica caso per caso.
Anch’io credo nella pace come valore, certo, ma sono altrettanto consapevole che il mezzo per realizzarla sia differente da quel “pacifismo” assoluto dettato dalla sinistra radicale.

Dalla situazione generale della politica italiana, cosa si aspetta nel breve periodo?

Mi aspetto che, prima o poi, questa esperienza di governo, termini.
Non è possibile andare avanti in questo modo. Anche ieri (7 febbraio) la maggioranza è andata sotto su provvedimenti che non erano nemmeno tanto caratterizzati politicamente. C’è una dinamica dialettica fortissima all’interno dei gruppi di maggioranza, questo può solo far presagire che, su qualche provvedimento, alla fine, questa esperienza governativa, terminerà.

Neanche la Cdl versa in buone acque però. Quali gli scenari allora?

Lo scenario futuro non è facile da prevedere. Per quanto riguarda la Cdl, la situazione è molto più semplice. Innanzitutto, non abbiamo tanti attori protagonisti. Attualmente, solo l’Udc tenta un distinguo forse soprattutto per la voglia di visibilità e di protagonismo di uno dei suoi leaders. Ma sin tanto che non si minaccia di passare dall’altra parte dichiarando di voler rispettare il mandato degli elettori, credo che i neocentristi siano palesemente schierati nel centrodestra.
Alla manifestazione di Roma erano presenti, per esempio, tantissimi elettori dell’Udc, ed aggiungerei anche qualche moglie di parlamentare dell’Udc, per cui, mentre nel centrodestra esiste un sentir comune, un insieme di valori che identificano una visione della politica e del mondo che unisce l’elettorato, a livello di partiti, abbiamo ancora dei distinguo. Sappiamo, però, che prima o poi, i partiti dovranno render conto ai propri elettori e certificare l’unità di fatto del centrodestra.
In Italia abbiamo l’unico caso in cui la sinistra massimalista è al governo. Non ricordo né nella Spagna di Zapatero, né in Francia, né in Germania, né in Gran Bretagna, che vi siano formazioni comuniste di nome e di fatto, al governo. Credo debba essere una esperienza che la sinistra italiana o il centro sinistra italiano debba superare in fretta per rimettere queste forze là dove è il loro posto, all’opposizione.
Alcuni atteggiamenti tenuti dentro e fuori l’aula da parte della sinistra, sono spesso lesive della dignità del Parlamento e non consona alla funzione che ricoprono.
Non si può essere al tempo stesso partito di lotta e di governo. Non si può andare nelle piazze a bruciare le bandiere israeliane, senza contare quelle americane.
Perché si brucia una bandiera israeliana? C’è forse, a sinistra, un tentativo antiebraico?
Ciò pone degli interrogativi che è bene che la sinistra di governo sia netta e chiara nel condannare.
Il problema è che, siccome la sinistra di governo, in questo momento, si appoggia su certi parlamentari facenti parte di quella frangia radicale, tende a minimizzare certi atteggiamenti piuttosto che a censurarli.

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