PENSIERI IN LIBERTA’, PURTROPPO CONDIZIONATA…
Capita abbastanza spesso di fare delle considerazioni fra attempati molto in là con i dati anagrafici e, raramente, almeno da quanto mi risulta, ci si scosta dalle nuove pieghe che sta prendendo il mondo. Inevitabilmente, posto che ci sia un minimo di cultura di base, ma anche in mancanza di questa e con il supporto del buon senso, dette pieghe sembrano non nascondere una realtà che fa paura in quanto, anche la scienza sembra essersi appiattita ad un sistema fatto di mero interesse, di “stanchezza scientifica”, e soprattutto di scarso entusiasmo verso la ricerca, tanto da essere spesso attratta dal mondo massmediatico, dalla politica, dal giornalismo e quant’altro. Par anche di poter dire con una qualche sicurezza, se vuoi anche con una certa giustificazione, che la pandemia in atto abbia in qualche modo favorito un passaggio da un contesto all’altro per due motivi: l’incapacità a fronteggiare le patologie come in passato in quanto esse si presentano sempre più diverse ed agguerrite, nonché la troppa fatica e scoraggiamento per fronteggiare nuove situazioni che, almeno a mio avviso, alla complessità multiforme del moderno progresso, non contrappone ad esse il necessario antidoto con immediatezza, senza nulla togliere alla tempistica miracolosa (?) con la quale è stato preparato il vaccino anti-Covid. Realtà questa a cui andrebbe aggiunto, dopo aver fatto la prima e seconda dose di vaccino (come ha fatto anche lo scrivente), la necessità di una terza dose, evidenziando così come si continui a navigare sull’aleatorio, accettandolo sic et simpliciter come un rimedio che si basa sul principio “beato il monocolo nel regno dei ciechi”, oppure su quell’altro che recita: “bisogna fare di necessità virtù”, visto che, scientificamente, di collaudato pare non esserci ancora nulla…
Procrastinare sine die questo status, non soltanto a mio avviso, fa presumere che, nel breve-medio termine, altri famosi nodi vengano al pettine, a cominciare dai problemi climatici, la cui soluzione, anche se ieri, la stampa ha parlato di un qualche spiraglio positivo anche da parte Russia, Cina ed USA, personalmente conservo qualche serio dubbio: tutto infatti è estremamente correlato all’interesse politico, ancor prima di quello economico, ma soprattutto della salute. Tra l’altro, mi sia consentito di dire da uomo della strada, che una situazione climatico-patologica come quella a cui siamo arrivati di recente, non si risolve procrastinando di molti anni una già grave ed incerta soluzione, ma si deve affrontare il problema da subito, e cioè da DOMANI !!!, inteso come tempo strettissimo in termini di operatività, pena la catastrofe.
Già nel precedente summit del 2015, da parte dei grandi della terra, a Parigi, dicevo che si era trattato di un incontro che paragonavo ad un filo di lana con cui si pretendeva di trainare una nave, mentre considero quello di questi giorni un altro tentativo che, ove non vadano accorciati drasticamente i tempi, potrebbe avere quasi sicuramente gli effetti del primo.
“Il tempo è finito”, ha detto ieri anche il Papa che, se non altro per le sue origini, conosce la terra meglio di Mario Draghi e di Boris Johnson, personaggi che continuo a non capire: il primo perché, senza offesa, mi sembra una bella statuetta che sta bene in qualsiasi angolo la si metta, anche al di là del suo peso intrinseco ed estrinseco riconducibile sicuramente ad un alone pregresso di tutto rispetto, il secondo perché mi sembra una “marionetta” nell’osservare certi suoi modi di muoversi in aggiunta ad uno strano suo hair look…aspetti tutti che mi ricordano i pazienti del dott. Basaglia, lo psichiatra della legge 180…ma questa è un’impressione strettamente personale. Di certo, e ci metterei entrambe le mani, questi ultimi non sanno come si pianta un pomodoro e non hanno mai seguito l’iter della sua crescita…se non si sono ancora accorti che il clima, le emissioni, soprattutto quelle degli aerei e delle navi ancor più di tutto il parco macchine del pianeta ecc.ecc.., hanno già da tempo avvelenato la terra.
Il discorso sarebbe lungo e quindi non inseribile in un semplice articolo di giornale. Se poi si riflette sugli strascichi lasciati da quella schiera di politici che, sfruttando una democrazia ormai malata da molto tempo, si sono procurati una sorta di immobilismo “poltronale” a tutela anche degli interessi di chi inquina (ed in Italia, fra condannati, inquisiti ed incapaci ce ne sono tanti!), allora si fatica a vederci chiaro (Berlusconi in primis, docet!).
Ed infine, come faccio da diverso tempo, non risparmierei una riflessione anche sui giornalisti a cui pure io appartengo da molti anni con orgoglio e passione. Sarebbe infatti eticamente auspicabile che essi dessero meno spazio a virologi, immunologi, biologi ecc… ad evitare che le loro contraddizioni, le opinioni talvolta diametralmente diverse fra loro, ingenerino ulteriore confusione nei confronti di chi è a digiuno di nozioni scientifiche, spaventando la pubblica opinione, e ciò fino al punto di creare un clima psico-somatico che, alla fin fine, si traduce in vere e proprie malattie organiche! Ed oggi l’Italia è malata anche di questo! Lancerei pertanto uno strale anche verso questi ultimi, i quali, approfittando di un giornalismo più incentrato sulle beghe, sulle baruffe pubblico-televisive, sulle offese reciproche invece di fare seria informazione trasgredendo ogni principio deontologico, da un po’ di anni sembrano disertare i laboratori di ricerca scientifica a favore di troppe, e non sempre accettabili, presenze nelle emittenti televisive, con potenziali trasbordi nella politica.
Insomma, e chiudo, i giornalisti facciano il loro mestiere ed altrettanto facciano gli addetti alla salute. O cambino mestiere entrambi! Della politica, preferisco non parlare, in quanto essa appare maledettamente incomprensibile sia a destra che a sinistra a tutto danno dei cittadini.
Oggi necessita tranquillità sociale mentre, viceversa, con questo andazzo, stiamo acuendo ulteriormente le già compromesse condizioni di salute del pianeta, non sottacendo che sarebbe ora di porre attenzione alla natura, al mondo agricolo, ancor prima del mondo industriale in quanto, giunti a questo punto epocale in cui praticamente abbiamo tutto, è preferibile cibarsi con il…pomodoro (come detto dianzi estendendo ovviamente a tutti gli alimenti), anziché con…l’acciaio. Almeno fino a quando non ci sarà un certo equilibrio “fisiologico” fra agricoltura e industria, stante il fatto che quest’ultima, in assoluta mancanza di una politica seria e capace, sembra non essersi ancora accorta che la terra costituisce la prima ricchezza in assoluto.
Attenzione. Il tempo è già scaduto e non si può procrastinare !!!
Arnaldo De Porti
Belluno Feltre