Progetto ‘Salute in movimento’ a scuola per prevenzione bimbi
Al via il X congresso Artoi: 12 nazioni a confronto sull’oncologia integrate
Roma – Da domani e per tre giorni a Roma, l’Associazione ricerca terapie oncologiche integrate (Artoi) organizza il suo X congresso internazionale, al quale parteciperanno ben 12 nazioni, perseguendo l’obiettivo di accrescere l’impegno a fianco dei malati di tumore. L’evento si svolgerà in doppia modalità, online e in presenza ed è rivolto a medici, ricercatori, studenti e pazienti che abbiano interesse negli aspetti innovativi delle terapie oncologiche integrate.
Cosa significa oncologia integrata? Quanto è importante rivolgersi a centri ed esperti accreditati e soprattutto che ruolo gioca la prevenzione nel contrasto alla patologia oncologica? A rispondere ai quesiti dell’agenzia Dire è il professor Massimo Bonucci, oncologo e presidente di Artoi.
– Da domani e fino al 14 novembre torna presso la Sapienza di Roma il X congresso internazionale di ‘Oncologia Integrata’, organizzato da Artoi in collaborazione con Fiamo. Inizierei con il chiederle che significa in parole semplici ‘Oncologia Integrata’ e poi quali saranno le novità più rilevanti di quest’anno?
“Si parla di Oncologia Integrata quando vengono usate insieme, sotto il controllo di un esperto, tutta una serie di sostanze naturali e/o metodiche che supportano i tradizionali trattamenti per i tumori ovvero la chemioterapia, la radioterapia, l’immunoterapia e anche la chirurgia. Quest’anno interverranno al congresso internazionale Artoi, in presenza o in streaming, 12 nazioni. Colleghi oncologi che prevengono dall’Australia, dalla Columbia, dall’America e dall’Europa si confronteranno- fa sapere Bonucci- sui temi dell’oncologia integrata attorno ad una tavola rotonda. Un altro importante momento corrisponde alla ‘consensus conference’ che ha l’obiettivo di stabilire quali siano I trattamenti integrati migliori in ambito oncologico e quando è bene metterli in pratica”.
– All’interno di questo congresso si parlerà anche di come può costituire la medicina omeopatica una valida risorsa in aggiunta alle cure validate nella cura dei tumori? Ci sono protocolli innovativi in questo senso e come il paziente può orientarsi verso l’esperto accreditato nel settore?
“La medicina omeopatica è usata nella oncologia di integrazione. Si tratta di una ‘low dose therapy’, ovvero di una ‘terapia a basso dosaggio’. In pratica si ricorre a delle sostanze naturali che in qualche modo non vanno ad impattare dal punto di vista dell’interazione con i farmaci ma anzi vanno ad ‘aiutare’ e supportare le terapie più classiche. Spesso l’omeopatia viene usata nella riduzione degli effetti collaterali. A tal riguardo- aggiunge Bonucci- nel corso del convegno verranno presentati dai colleghi dell’ospedale di Lucca, dove c’è un ambulatorio di oncologia integrata, alcuni lavori che analizzano l”impatto’ e l’uso di sostanze naturali in ‘low dose therapy’ in pazienti oncologici. E’ bene che le persone sappiano che esiste questa possibilità. E’ necessario che questi protocolli vengano messi a punto da personale sanitario dedicato a questo, non ci si può organizzare. Noi organizziamo insieme alle università, e quest’anno lo faremo con la Sapienza, dei master in Oncologia Integrata con l’obiettivo di andare a formare i medici, i biologi e i farmacisti all’interno di quelle che sono le realtà dell’oncologia integrata. E’ necessario che il paziente venga seguito da medici che abbiano svolto tali esperienze e che siano capaci di poter supportare i colleghi oncologi”.
-La malattia oncologica purtroppo è un trend sempre in crescita. Vogliamo ricordare a chi ci sta seguendo l’importanza della prevenzione e quali sono gli atteggiamenti più giusti da seguire?
“La prevenzione è un punto fondamentale a cui teniamo molto. Il nostro slogan è ‘miglioriamo la qualità della vita dei pazienti’. Se io faccio prevenzione sia primaria, attraverso una corretta alimentazione ed una secondaria posso ridurre la recidiva della malattia. La prevenzione ci aiuta drasticamente a ridurre l’incidenza della malattia. Un’altra cosa necessaria è l’attività fisica costante. Come Artoi presenteremo un progetto ‘Salute in movimento’ proprio nelle scuole per spronare i bambini a svolgere più attività fisica. Il solo movimento riduce l’incidenza della malattia tumorale dal 15 al 25%. Ai nostri pazienti oncologici- conclude Bonucci- diciamo di fare movimento anche nei giorni in cui si è sottoposti a terapia perché questa pratica aiuta sia il corpo che la mente”.
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