7 fasi in cui usare un generatore d’azoto in cantina

7 fasi in cui usare un generatore d’azoto in cantina
Spesso, le aziende vitivinicole hanno bisogno di utilizzare azoto in cantina per prevenire l’ossidazione del vino. Ma quali sono le fasi che ne richiedono la presenza? Ecco 7 processi in cui un produttore non dovrebbe farne a meno
Tra i nemici giurati del vino c’è lui: l’ossigeno. Se questo gas, fondamentale per la vita sulla Terra entra in contatto con il prodotto, infatti, rischia di compromettere le caratteristiche organolettiche di un vino e causare alterazioni cromatiche. Per questo, sempre più aziende vitivinicole optano per generatori d’azoto in cantina: macchinari semplici e sicuri che, a differenza delle bombole, permettono un risparmio di tempo e – soprattutto – di costi.

 

Usare un generatore d’azoto in cantina: ecco perché
“Siete in una fase delicata della produzione e avete urgentemente bisogno di azoto, ma vi siete dimenticati di ordinare le nuove bombole. Non siete i soli: è un problema che affligge numerosi produttori di vino – ci dicono i tecnici di Pneumatech, azienda leader nella realizzazione di soluzioni per il trattamento di aria compressa e generazione di gas -. Per questo, abbiamo pensato di mettere i nostri generatori d’azoto a servizio delle cantine. Con un generatore di proprietà, la cantina può disporre di azoto ogni volta che serve, nella quantità in cui serve. Evitando, così, di dover dipendere dalle disponibilità del fornitore e dai tempi di consegna”.

 

Tra i vantaggi di possedere un generatore di azoto in cantina c’è sicuramente l’idea di un risparmio di tempo, ma anche economico. “I costi di un generatore d’azoto in loco dipendono soltanto dal prezzo dell’elettricità – continuano dall’azienda – E, solitamente, il ritorno della spesa è molto veloce. In genere, si aggira intorno ai 2 anni”.

 

Quando utilizzare un generatore d’azoto in cantina: le fasi di produzione di vino
Non solo il momento dell’imbottigliamento. Il contatto tra vino e ossigeno deve essere scongiurato anche in fasi precedenti della produzione, a partire dalla stessa pigiatura. Scopriamo insieme quali sono i 7 momenti in cui l’azoto può davvero salvare il lavoro di un’intera annata.

 

1. Pigiatura: è il momento in cui si effettua una delicata pressatura degli acini per la rottura delle bucce. Se l’ambiente è saturo al punto giusto d’azoto, la cantina è in grado di prevenire l’ossidazione ed evitare fermentazioni incontrollate.

 

2. Fermentazione. Sapevi che insufflare azoto dalla parte inferiore del tino favorisce un rimescolamento omogeneo per la separazione dei residui solidi?

 

3. Rimontaggio. Durante la vinificazione in rosso, le cantine tengono in immersione le vinacce evitando di frammentarle. Con flussi di azoto dal fondo, è possibile rimescolare il cappello senza utilizzare sistemi meccanici.

 

4. Saturazione dei serbatoi. Anche gli strumenti del mestiere hanno bisogno di essere utilizzati nella maniera più corretta. L’azoto garantisce l’assenza di ossigeno nei serbatoi di stoccaggio, così come in quelli di lavorazione. Fai un tentativo la prossima volta per favorire la conservazione!

 

5. Purificazione. Parola d’ordine: attenzione! Soprattutto quando si ha a che fare con un prodotto delicato come il vino. È possibile evitare la contaminazione microbiologica di tubazioni ed attrezzature utilizzando azoto in combinazione con una filtrazione sterile.

 

6. Strippaggio. Non tutto è perduto. A fine produzione è ancora possibile correggere la concentrazione di ossigeno di un vino residuo insufflando azoto in apposite canalizzazioni.

 

7. Imbottigliamento. Insieme alla saturazione dei serbatoi, è il processo dove tradizionalmente l’azoto è più utilizzato. In particolar modo, lo vediamo in azione in fase di riempimento – per ridurre il più possibile l’ossigeno in bottiglia – e di iniezione in tappatura. In questo caso, l’azoto in pressione aiuta a preservare le caratteristiche del vino per tutto il periodo di conservazione.

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