SECONDA COLD WAR?

SECONDA COLD WAR?

Se si riesce a convincere del danno che può derivare da una determinata situazione viene ingenerata la paura e quindi l’altro, che può essere anche il popolo, è portato a ritenere giuste determinate decisioni che altrimenti non accetterebbe.                                                                  Come si poteva, dopo il terrore della terribile seconda guerra mondiale, che aveva visto in opera anche la devastante bomba atomica, pensare a una nuova guerra frontale? Erano, però, già in opposizione Usa e Urss con la conseguente preoccupazione da parte degli Usa che l’altra potesse far entrare i popoli nella propria orbita. Bisognava pertanto aiutare chi era in difficoltà e, al tempo stesso, dare una giustificazione al popolo statunitense. “Nulla funziona meglio della paura”, suggerì il senatore Artur Vandenberg al presidente Truman, e costui seguì il consiglio.                    Il linguaggio della paura ingenera paura e la paura è da sempre dissuasiva di una ratio obiettiva. Il popolo statunitense accettò la decisione di un forte aiuto alla Grecia per non farla cadere sotto le grinfie dell’Urss, e intanto era già fatta la divisione del mondo tra democratici (i buoni) e comunisti (i cattivi).                                                                     Così nel 1947 inizia la Cold War, la prima Guerra Fredda, sarebbe durata sino alla caduta del Muro di Berlino (1989). Era il bipolarismo tra paesi occidentali e paesi orientali, fondamentalmente tra Usa e Urss, cui si sarebbe poi unita la Repubblica Popolare della Cina ideologicamente vicina all’Urss. Di certo nei 40 anni non mancarono tensioni, come a Cuba nel 1962, o guerre nel continente asiatico, in Corea (1950 – 1953) e in Vietnam (1955 – 1975), ma non sfociarono in una guerra mondiale che sarebbe stata disastrosa al massimo per il possesso della terrificante bomba atomica. La Guerra Fredda fu vivere in continua tensione, ma evitò il peggio.                                                                                                                                           In questi giorni sempre più insistente ritorna l’espressione Cold War coniata nel 1947 dal giornalista americano Walter Lippmann, e ad essere in primo piano nel nuovo bilateralismo è la Repubblica Popolare della Cina. Pugno di ferro dunque tra Usa e il Dragone, anche se nel recente discorso all’Assemblea Generale dell’Onu Xi Jinping,  Numero 1 della Repubblica Popolare Cinese, ha ammorbidito i toni parlando di multilateralismo della Cina, della necessità del dialogo e di una cooperazione basata sul reciproco rispetto (non esclusione quindi ma inclusione), aggiungendo che il mondo è abbastanza grande, può, pertanto, dare spazio allo sviluppo e al progresso di tutti i paesi, che si deve inoltre operare per la salvaguardia della Terra.                                                                                                                                    E anche Joe Biden, pur sottolineando che alleati e amici vanno difesi “contro i tentativi dei paesi più forti di dominare quelli più deboli attraverso la modifica del territorio con la forza, con la coercizione economica, lo sfruttamento tecnologico o la disinformazione”, ha ribadito che gli Usa non stanno cercando una nuova Cold War, “o un nuovo mondo diviso in blocchi rigidi”, che anch’essi vogliono salvaguardare il pianeta dagli eccessi che lo stanno degradando.                                                                                                                                 Da parte di entrambi quindi toni concilianti e un impegno soprattutto per il clima, quasi a voler allontanare il pensiero di una nuova Guerra Fredda.                                          Ma sappiamo bene che la politica tiene presente la lezione di Machiavelli.                                                                  E’ dello scorso 16 settembre la notizia che l’Australia ha stracciato il contratto per l’acquisto di 12 sottomarini dal francese Naval Group ed è passata all’acquisto di sottomarini nucleari di fabbricazione americana collaborando così con Stati Uniti e Regno Unito. E’ sorta quindi una specie di Nato del Pacifico, con suggello in videoconferenza dei tre componenti (Joe Biden, Boris Johonson e Scott Morrison, primo ministro australiano) e verrà chiamata Aukus, acronimo dei tre paesi.                                                                     Una pugnalata alla Francia dagli alleati australiani e americani all’insaputa della Ue, un accordo che fa molto infuriare la Cina in quanto è visto come contrasto alle sue mire nel Pacifico. Per Zhao Lijian, portavoce della diplomazia cinese “il rischio dell’obsoleto pensiero a somma zero della Guerra Fredda alla fine è quello di spararsi ai piedi”. Intanto la Cina ha fatto subito domanda di adesione al “Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership Agreement”, che è un accordo di libero scambio di 11 Paesi dell’area Asia – Pacifico, da cui si erano ritirati gli Usa, prima presenti.                                                                                                                                     E’ sempre l’apparato militare e industriale a provocare fratture, in questo tempo ancor di più perché quell’apparato produce grandissimo profitto con quanto la tecnica all’avanguardia realizza (hacker anche e altro) per aggredire e dominare, con mire anche spaziali.                                                                                                                            Siamo a una nuova Cold War? Prospettiva di vita non certo buona anche per quel virus ancora in atto, nonostante gli approdi della scienza medica, per altri virus che vengono preannunciati e con quanto profetizzano alcuni studiosi sulla evoluzione della stupidità umana, il che significa che gli esseri umani stanno procedendo verso una stupidità maggiore, e già Voltaire li definiva stupidi per l’arte della guerra, distruzione per ricominciare a costruire, stupidità senza fine.                                                 La Guerra Fredda è evoluzione della guerra frontale: come salvarsi?  Basterebbe, come per la guerra frontale, allontanare la brama di dominio. Ma chi si cimenta in quest’impresa? E occorrerebbe poi che si cimentassero tutti: il virus del dominio è più forte del Covid e di ogni altro virus, si propaga, non si lascia annientare e, prima o poi, tutti annienta. Meditate, o Potenti, nessuno vince e la Terra soffrendo può anch’essa dare sofferenza!

Antonietta Benagiano

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