Iran: il governo di Raisi sottolinea la necessità di un’azione occidentale assertiva

Iran: il governo di Raisi sottolinea la necessità di un’azione occidentale assertiva

Da quando Ebrahim Raisi è diventato presidente dell’Iran, si è verificato un’impennata del terrorismo e delle violazioni dei diritti umani da parte del regime. Dopo una settimana dalla sua elezione, il 5 agosto, questa percezione è stata confermata dalle scelte dei dirigenti dei principali ministeri del governo. Il gabinetto di Raisi si è arricchito di criminali e violatori dei diritti umani, da cui ci si attende una maggiore repressione della popolazione interna ed un aumento dell’esportazione del terrorismo all’estero.
La comunità internazionale dovrebbe vedere tutto ciò “nell’elezione” di Raisi ed adottare delle politiche più assertive nel trattare con il regime iraniano.
La popolazione  ha boicottato le elezioni fasulle e solo circa un 10% si è recato alle urne, come ha riferito la Resistenza Iraniana, proprio perché tutti gli iraniani conoscono il passato nefasto di Raisi nel reprimere il dissenso.
Nel 2019 infatti, su volere del leader supremo, ha assunto la guida della magistratura, dopo una rivolta antigovernativa nazionale scoppiata alla fine del 2017.
Khamenei, temendo il ripetersi delle rivolte, ha dato mano libera a Raisi per arginare e sopprimere nel sangue il malcontento popolare. La scelta di Raisi non è stata certo casuale, dato che il suo nome era legato ai casi più criminali avvenuti in Iran.
Nell’ estate del1988 Raisi era una figura importante nella celeberrima “commissione della morte”, che ha supervisionato il massacro di 30.000 prigionieri politici.
Prima del suo insediamento, nel mese di luglio ci sono state 48 esecuzioni capitali e numerosi avvocati dei diritti umani sono stati arrestati, per ostacolare ulteriormente la libertà di espressione.
Questa tendenza di arresti ed esecuzioni politicamente motivati è continuata anche dopo il suo insediamento, così come la repressione delle manifestazioni pubbliche più o meno incessanti dalle elezioni ampiamente boicottate.
Tali proteste testimoniano l’enorme coraggio della popolazione iraniana nel ribellarsi a questo regime, nonostante abbiano poca fiducia nel sostegno internazionale contro il regime di Raisi.
Al suo insediamento ha partecipato, tra gli altri, Enrique Mora, vice direttore politico del Servizio Europeo di azione esterna.
Il tacito appoggio dell’UE alla presidenza di Raisi suggerisce la volontà di chiudere un occhio sul suo ruolo nel massacro del 1988 e su tutte le violazioni dei diritti umani, di cui è stato artefice da quel momento in poi.
Ma non è troppo tardi per l’UE e i suoi alleati per sostenere il popolo iraniano nella sua lotta per la libertà e condannare definitivamente Raisi anche alla luce della scelta del suo entourage.
Se la politica occidentale continuerà ad enfatizzare il sostegno amichevole all’amministrazione di Raisi, anche in seguito a quanto riferito , concederà effettivamente al regime l’impunità non solo in materia di responsabilità per le passate violazioni dei diritti umani, ma anche per quanto riguarda questioni di terrorismo internazionale, la diffusione dell’estremismo e il furto di risorse al popolo iraniano.
Questo per dire che i nominati da Raisi sono membri del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, che è il principale canale di repressione del dissenso ed anche la fonte di sostegno per i militanti del regime in tutta la regione e nel mondo intero.
Hossein Amir Abdollahian, scelto da Raisi per il ministero degli Esteri, è noto per essere stato vicino a Qassem Soleimani, il capo della Forza Quds, terroristi dell’IRGC, morto per mano di droni americani nel gennaio del 2020. Non vi è dubbio che porterà avanti la politica del defunto terrorista, approvato da tutti coloro che hanno sostenuto Soleimani, prima di fare parte del governo del presidente Raisi.
Ahmad Vahidi, capo del ministero dell’interno, è stato anch’egli un comandante della Forza Quds durante gli anni novanta ed è soggetto ad un mandato dell’Interpol per il suo coinvolgimento nell’attentato del 1994 all’edificio dell’Associazione Mutua Argentina- Israele, in cui trovarono la morte 85 persone.
Vahidi è stato anche coinvolto nel bombardamento delle torri Khobar in Arabia Saudita, due anni dopo. La sua inclinazione al terrorismo, sicuramente guiderà il suo servizio al nuovo presidente del regime.
Né l’Unione Europea, né gli Stati Uniti possono permettersi di stare a guardare e lasciare che simili uomini prendano il potere. Farlo metterebbe in pericolo i loro stessi Interessi, rafforzando il senso di impunità di Teheran.
Ignorare la natura dell’amministrazione di Raisi sarebbe un terribile tradimento della reputazione delle nazioni occidentali come difensori dei principi universali dei diritti umani.

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