Iran: a Stoccolma inizia il processo a Hamid Noury per il massacro del 1988

Iran: a Stoccolma inizia il processo a Hamid Noury per il massacro del 1988

Martedì 10 agosto nella capitale della Svezia Stoccolma si è aperto il processo a Hamid Noury, uno degli scagnozzi del massacro del 1988 di prigionieri politici.

Mentre il processo iniziava, centinaia di sostenitori del principale movimento di opposizione iraniano, l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK), hanno manifestato all’esterno della Corte Distrettuale di Stoccolma.

Il massacro di prigionieri politici del 1988

Nel luglio 1988, l’allora Guida Suprema del regime iraniano, Ruhollah Khomeini, emanò un decreto, che stabiliva che tutti i prigionieri politici che fossero rimasti saldi nel loro sostegno al movimento di opposizione iraniano, l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK) sarebbero dovuti essere giustiziati. Ulteriori fatti e dettagli hanno stabilito che il regime aveva pianificato un tale massacro molto prima che esso avesse effettivamente luogo.

Sulla base della fatwa di Khomeini, furono formate a Teheran e in tutto l’Iran delle “Commissioni della morte“. I prigionieri venivano portati davanti alla Commissione (composta di tre o quattro membri) e il loro destino veniva deciso in pochi minuti. I prigionieri politici che si rifiutarono di abbandonare le proprie idee furono giustiziati.

Nel giro di pochi mesi furono massacrati almeno 30.000 prigionieri politici, il 90 per cento dei quali sostenitori del MEK. Le vittime, molte delle quali avevano già trascorso diversi anni in carcere e avevano persino terminato di scontare la pena detentiva cui erano state condannate, ma non erano state rilasciate, furono sepolte in fosse comuni segrete.

Quasi tutti i dirigenti e gli alti funzionari del regime iraniano sono stati implicati nel massacro. Da allora i colpevoli hanno goduto dell’impunità totale

Chi è Hamid Noury?

Hamid Noury (noto anche come Hamid Abbasi) è stato uno degli scagnozzi coinvolti nel massacro come assistente del sostituto procuratore nella prigione di Gohardasht a Karaj (a ovest di Teheran). È stato il carnefice di un gran numero di prigionieri. Diversi anni fa, la Resistenza iraniana lo ha identificato come uno degli autori del massacro del 1988.

In precedenza, era stato un membro della Guardia rivoluzionaria (IRGC) e aveva lavorato per molti anni come interrogatore e torturatore nella famigerata prigione di Evin a Teheran. Nel 1988, Noury fu trasferito nella prigione di Gohardasht a Karaj, dove svolse un ruolo attivo nel massacro dei prigionieri politici su decreto dell’allora leader supremo Ruhollah Khomeini.

Noury era specificamente responsabile di condurre i prigionieri alla “Commissione della morte” e poi da lì a un luogo della prigione dove venivano giustiziati. Uccise personalmente diversi prigionieri. Molte testimonianze di sopravvissuti al massacro confermano che disse ai sostenitori dell’OMPI che tutti coloro che avrebbero continuato a sostenere l’OMPI sarebbero stati giustiziati. Per spezzare il morale dei prigionieri, a volte distribuiva pasticcini dopo che un gruppo di prigionieri era stato giustiziato.

L’arresto di Hamid Noury in Svezia

Nel novembre 2019, durante una sua visita in Svezia, è stato arrestato dalle autorità svedesi. Dopo 21 mesi di indagini, è stato incriminato il 27 luglio 2021. Il suo processo è iniziato il 10 agosto.

Nel corso delle indagini, membri e sostenitori del MEK che furono testimoni dei crimini di Noury hanno testimoniato davanti alle autorità svedesi e hanno fornito ampie prove e documenti. La maggior parte dei 35 querelanti nel caso di Noury sono membri e sostenitori del MEK. Molti di loro videro Noury nel corridoio della morte della prigione di Gohardasht, dove i prigionieri erano allineati per essere portati nella sala delle esecuzioni.

L’accusa

I procuratori della Corte Distrettuale di Stoccolma hanno formulato un’accusa contro Hamid Noury il 27 luglio 2021. L’indagine è stata supervisionata fin dall’inizio dal Procuratore Capo, Kristina Lindhoff Carleson. L’accusa fa riferimento alla fatwa (ordine religioso) dell’allora Guida Suprema del regime Ruhollah Khomeini che stabiliva che “tutti i detenuti nelle prigioni iraniane che appartenevano a / simpatizzavano con i Mojahedin e che restavano fedeli/leali nelle loro idee dovessero essere giustiziati. Poco tempo dopo, le esecuzioni di massa di sostenitori/simpatizzanti dei Mojahedin che erano detenuti nelle prigioni iraniane iniziarono”.

Secondo l’accusa, “Fra il 30 luglio 1988 e il 16 agosto 1988, Hamid Noury, come assistente procuratore o in altro simile ruolo, in collaborazione e in collusione con altri perpetratori nella prigione di Gohardasht a Karaj, Iran, giustiziò un grande numero di prigionieri che erano membri o simpatizzanti dei Mojahedin. La partecipazione di Hamid Noury alle esecuzioni consistette nel fatto che egli insieme e in accordo/consultazione con altri organizzò e prese parte alle esecuzioni, fra l’altro, selezionando quali prigionieri sarebbero stati condotti davanti a una commissione (comitato) simile a una corte che aveva il mandato sotto la fatwa/ordine di decidere quali prigionieri dovevano essere giustiziati. Noury conduceva questi prigionieri al cosiddetto corridoio della morte e li teneva lì, leggeva i nomi dei prigionieri da portare davanti al comitato, li portava al comitato, forniva al comitato informazioni scritte/orali sui prigionieri, leggeva i nomi dei prigionieri che dovevano essere condotti all’esecuzione, ordinava ai prigionieri di stare in fila per essere scortati al luogo dell’esecuzione e lì scortava lì, dopo di che i prigionieri venivano privati della vita per impiccagione. Hamid Noury inoltre ha egli stesso in alcune occasioni assistito e partecipato alle esecuzioni”.

Secondo l’accusa, Hamid Noury è anche imputato dell’uccisione di prigionieri affiliati ad altri gruppi politici. Alcuni dei loro familiari sono stati ammessi come querelanti in questo caso.

L’atto di accusa e il fascicolo contengono testi di interviste e documenti che decine di membri e simpatizzanti del MEK hanno presentato come testimoni o querelanti nelle interviste alla Procura. Le interviste con 16 membri del MEK ad Ashraf 3 in Albania sono state condotte tramite videoconferenza e altre interviste sono state condotte in Svezia di persona o in altri Paesi tramite videoconferenza. Questi individui sono dei sopravvissuti al massacro che assistettero ai crimini commessi da Hamid Noury nel corridoio della morte nella prigione di Gohardasht durante il massacro del 1988 o sono membri delle famiglie dei giustiziati.

Richiesta di un’indagine internazionale

Negli ultimi anni, mentre la campagna pubblica per la giustizia per le vittime, guidata dalla Resistenza iraniana, in particolare dal MEK all’interno dell’Iran, ha preso slancio, il regime iraniano ha fatto ricorso a una campagna sistematica per distruggere anche le fosse comuni segrete per nascondere qualsiasi prova del crimine, che alcuni eminenti giuristi hanno descritto come uno dei più eclatanti casi di crimine contro l’umanità dalla seconda guerra mondiale.

Il 3 settembre 2020, sette relatori speciali delle Nazioni Unite hanno scritto alle autorità iraniane affermando che le esecuzioni extragiudiziali del 1988 e le sparizioni forzate di migliaia di prigionieri politici “possono costituire crimini contro l’umanità”, aggiungendo che se il regime avesse continuato “a rifiutarsi di rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani”, avrebbero invitato “la comunità internazionale ad agire per indagare sui casi, anche attraverso l’istituzione di un’indagine internazionale”.

Il segretario generale di Amnesty International ha dichiarato in un comunicato il 19 giugno 2021: “Il fatto che Ebrahim Raisi sia salito alla presidenza invece di essere indagato per i crimini contro l’umanità è un cupo promemoria che l’impunità regna sovrana in Iran. Nel 2018, la nostra organizzazione ha documentato come Ebrahim Raisi era stato un membro della “commissione della morte” che nel 1988 fece scomparire e uccise con esecuzioni extragiudiziarie in segreto migliaia di dissidenti politici nelle carceri di Evin e Gohardasht presso Teheran. Le circostanze del destino delle vittime e il luogo in cui si trovano i loro corpi sono, fino ad oggi, sistematicamente nascosti dalle autorità iraniane, il che equivale a crimini contro l’umanità tuttora in corso”.

Javaid Rehman, il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica Islamica dell’Iran, ha dichiarato il 29 giugno 2021 che nel corso degli anni il suo ufficio ha raccolto testimonianze e prove delle esecuzioni ordinate dallo Stato di migliaia di prigionieri politici nel 1988. Egli ha affermato che il suo ufficio è pronto a condividerle se il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite o un altro organismo avvia un’indagine imparziale, aggiungendo: “È molto importante, ora che il signor Raisi è il presidente-eletto, che iniziamo a indagare su ciò che è accaduto nel 1988 e sul ruolo di individui”.

Nel maggio 2021, un gruppo di oltre 150 attivisti per i diritti, inclusi ex alti funzionari delle Nazioni Unite, premi Nobel ed ex capi di Stato o di governo, ha chiesto un’indagine internazionale sulle uccisioni del 1988.

 

Mahmoud Hakamian

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