24.07.2021 CESIOMAGGIORE (BL) 23 edizione Premio PELMO D’ORO
Quest’anno, sovvertendo la consueta narrazione nel corso della quale, nelle precedenti edizioni, anche su questo giornale, elencavo tutti i nomi del premiati, caratterizzandone le loro grandi imprese in montagna, e ciò senza nulla togliere al prestigio ed al meritato riconoscimento ai premiati del 2021 anche perché fare una lunga descrizione richiederebbe tanto e tanto spazio correndo tra l’altro il rischio di incombere in qualche omissione, mi limito solo ad interpretare lo spirito di chi ama davvero la montagna, lasciando alle numerose foto che seguono, accompagnate dal sonoro, il commento.
Autorità civili, militari, politiche, religiose ed altro presenti al “Premio Pelmo d’Oro” hanno fatto, come sempre, da seria cornice al prestigioso evento che, ormai, ha una connotazione più che europea se si tien conto che l’alpinismo, gli arrampicatori ormai spaziano a livello mondiale, con imprese che mozzano il fiato per la loro audacia e coraggio, anche a costo di morire. Come è successo più volte, purtroppo.
Perché la montagna ha un così forte richiamo ?
Lessi qualche tempo un pensiero che mi è rimasto impresso: la montagna è sempre stata maestra di vita, un’insegnante spigolosa e austera. In montagna, come nella vita, l’immobilismo ci tiene all’apparente riparo delle nostre sicurezze ma non ci spingerà mai ad ammirare quel fiore solitario delle vette che sboccia irrigato dal sudore del nostro paziente cammino.
Questo pensiero bellissimo, anche se non ha bisogno di interpretazioni, suona da monito anche per tutti gli altri contesti di vita ove, il restare lì ad aspettare che arrivi la manna dal cielo, costituisce un’utopia anche per gli uomini di fede conclamata, i quali anzi aggiungono a riprova di ciò, come contraltare, il detto “aiutati che Dio ti aiuta”.
Insomma l’incontro di oggi, come tutti i precedenti, continuano ad insegnarci che immobilismo ed indifferenza verso il Creato, costituiscono un grave remora negativa in chiave esistenziale, realtà che dovrebbe, anzi deve, essere fronteggiata e sconfitta mutuando quello spirito di chi, arrampicandosi, affina detto spirito, in direzione della concordia sociale e della pace.
Io, alla mia veneranda età non mi arrampico più, ma ricordo come fosse in questo momento, che le poche mie scalate sulle montagne bellunesi, avessero il potere di rinfrancarmi lo spirito al punto di sentirmi migliore, anche verso coloro che, sfortuna loro, non capiscono.
Arnaldo De Porti
Belluno-Feltre